“La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità” diceva Giovanni Falcone. Una frase celebre che sembra ritagliata per certi politici siciliani che, proprio dopo la morte di Falcone e Borsellino, hanno costruito la loro immagine pubblica interpretando la figura di “urlatori” dell’antimafia e del sospetto. Vedono ovunque mafiosi e infiltrazioni mafiose, guarda caso solo tra gli avversari politici.
Il governatore Siciliana Rosario Crocetta è solo l’ultimo di una lunga lista di personaggi caricaturali, della politica siciliana, che usano lo spauracchio della mafia. Crocetta non sta trascorrendo una piacevole estate. La sua variopinta maggioranza traballa, lavoratori e categorie illuse in campagna elettorale sono in rivolta. Gli spot non bastano più e Crocetta deve riaccendere le sirene dell’antimafia.
L’ultima sortita riguarda la questione del Muos di Niscemi. Crocetta, dopo essersi innalzato a paladino della lotta contro le istallazioni americane, ha improvvisamente cambiato idea rinunciando alla revoca dei lavori, forse impaurito dalla scontro con il Governo italiano e statunitense. Per rispondere alla naturali contestazioni dei comitati No Muos Crocetta è arrivato al punto di inventarsi la presenza di infiltrazioni mafiose nella protesta.
Come sempre Crocetta non fa nomi, non spiega perché la mafia dovrebbe opporsi alla costruzione del Muos. Non possiamo credere che il Governatore della Sicilia sia talmente ignorante da non sapere che i tafferugli scoppiati ieri siano opera dei centri sociali (per altro isolati dagli altri manifestanti) e non di qualche clan mafioso. Chi conosce la mafia siciliana (il maggiore alleato degli Usa nello sbarco in Sicilia del 1943) stenta a credere che questa si opponga agli interessi americani usando addirittura i ragazzotti di estrema sinistra. La mafia usa altri metodi quando vuole entrare in affari importanti come quello del Muos.
Il patetico cabaret di Crocetta riporta alla drammatica questione dell’inadeguatezza della classe politica siciliana e italiana, incapace di difendere e affermare i principi di sovranità e autodeterminazione. Oggi più che mai è necessario rilanciare un movimento popolare, identitario e comunitario, per evitare che la retorica pacifista oscuri il senso di una battaglia sovranista che Crocetta non sa rappresentare.