Intorno alla questione della “Terza Via”. Il titolo è quello che è. Sa di vecchio, ma è sempre utile ad attualizzare la questione gordiana oggi in scena. Di fronte alla trasformazione in senso organizzativo-totale della ideologia popperiana (liberalismo-paternalistico-patentistico) che vede la cornice sanitaria come semplice frame dell’accrescimento del potere Stato-Corporation, si sono alzate da queste parti pochissime voci, seppur di prestigiosa caratura intellettuale.
Da un lato il duo Cacciari-Agamben, che ha riportato a sinistra un minimo di barlume critico dopo decenni di pensiero debolissimo, restituendo al filone deleuziano-foucaultiano almeno la sua originale dignità di pensiero (sarebbe stato il colmo vederli morire di biopolitica e capitalismo del controllo).
Dall’altro la bella intervista di Andrea Venanzoni a Hans Herman Hoppe apparsa su Atlantico Quotidiano, capace di innescare nuovamente, a destra, un senso critico opposto al precedente, di tipo si libertario ma “paleo”, conservatore, per certi aspetti tradizionale nelle sue accezioni positive di individualismo eroico.
Per il resto nulla più. Il resto è Luiss e Bocconi. Anche perché, e qui sta il Nodo Gordiano, il ruolo del pensiero di fronte alla Tecnica, e quindi il ruolo dell’Intellettuale oggi, di fronte a Stato ed Economia, ha talmente poca efficacia da risultare squisito passatempo dopolavoristico.
Dubito che a sinistra la levata di scudi filosofica possa redimere quel feticismo per la Funzione, per l’Organizzazione, che ne ha reso le proprie fila l’asse portante della mondializzazione economica liberista; e per lo stesso motivo, per il feticismo verso la privatizzazione degli utili e lo scarico pubblico dei fallimenti, difficile che a destra il puro pensiero anarcocapitalista possa mai fare tanto breccia da riportare la Lega o altri, ai tempi rivoluzionari di Miglio e del filone austriaco.
Detta così, dunque, il liberismo-patentistico, il liberismo-organizzazione-funzione, sembrerebbe l’unica interpretazione della realtà tecnica, del mondo andato oltre la linea heideggeriana.
Ma la Terza Via? Esiste oggi una questione ideologica per la Terza Via? Io penso di si. E penso cioè che, qualora si possa uscire dal solco manierista di considerarsi erede di qualcuno, un pensiero tercerista abbia tutte le fondamenta non solo ideali ma persino tecniche per poter dire qualcosa e riaffermare il valore del lavoro intellettuale.
A patto, e qui sta la difficoltà, enorme difficoltà, che si esca dal consueto. Che si esca dal paradigma civilistico toutcourt: dai feticci nazionali, europei, spiritualisti, che si affronti il dato di fatto globalizzante con buona pace di Dante e di Petrarca.
Che si esca dal romanticismo da Prima Repubblica, del “tornare potenza industriale”. Che la si finisca con pretese rieducative in senso antropologico-militante fuori da ogni contesto reale.
La sparo grossa, che si esca anche dal formalismo antropologico di un tradizionalismo senz’anima e vigore capace di bloccare il ddl Zan senza offrire uno straccio di futuro ai propri giovani.
Un laboratorio può nascere se si comincia a studiare la MMT (modern money theory) non come la vendetta accademica del socialismo, ma come un passaggio verso la fine del monopolio delle banche centrali e l’inizio della costruzione di un mondo economico più giusto e partecipato, naturalmente in equilibrio per risorse e competenze, dentro al quale le cryptovalute avranno un ruolo fondamentale.
E’ un primo tassello ideologico per la costruzione di un funzionalismo opposto a quello liberista, se si vuole soreliano e proudhoniano, che già su queste pagine ebbi modo di abbozzare citando un famoso Testamento che qui mi verrebbe a nausea ricordare.
Sono solo pochi spunti, ma mi appaiono già pesanti. Sarebbe cosa buona e giusta approfondirli, smussarli, alleggerirne il dato polemico e darne ampio respiro. Solo una Sintesi può alleggerire questi tempi tanto chiusi ed angosciosi.