Non conosco lo spagnolo e sono troppo vecchio per aver voglia d’imparare una nuova lingua, anche se neolatina e (dicono) abbastanza facile. Altrimenti mi precipiterei a prenotare il prossimo romanzo di Arturo Pérez-Reverte, intitolato El Italiano. Non so quanto questo scrittore che è considerato il massimo autore spagnolo di romanzi storici sia noto al pubblico italiano. I grandi editori preferiscono servire al pubblico best seller anglosassoni e ormai da molti decenni va per la maggiore piuttosto quella sorta di lambada dello spirito che è buona parte della letteratura latino-americana. Certo, vari suoi romanzi sono usciti con Rizzoli, con Salani, con Solferino; non saprei pronunciarmi sulle tirature.
Classe 1952, reporter di guerra prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, Pérez-Reverte è uno degli ultimi cultori dei valori della hispanidad; è un contemporaneo del Cid e di Cervantes, ma anche di Cortés, e non indulge ai belati autocritici della cultura della cancellazione. “El problema de España son los hijos de puta vivos, non los muertos” gli scappò detto in una discussione su Twitter: non credo ci sia bisogno di traduzioni. “Giudicare il passato con gli occhi del presente è una barbarie” è un’altra delle sue massime. Quando sente parlare di genocidio dei popoli amerindi da parte di conquistatori si ribella, anzi non nasconde una virile ammirazione per quegli uomini disposti a tutto pur di andare a “valer más”. Ma insieme all’ammirazione per la hispanidad non nasconde il suo amore per la tradizione classica che costituisce il fondamento della cultura occidentale, è uno strenuo difensore della funzione dello studio del latino nel paradigma educativo, e in una recente intervista non ha celato la sua preoccupazione per il destino di un’Europa destinata a soccombere all’egemonia cinese e all’invasione dell’Africa, dopo aver smarrito i suoi valori fondanti. Non nasconde invece la sua ostilità nei confronti del mondo anglosassone, acuita dalla ferita di Gibilterra, ancora aperta per molti spagnoli, e forse anche da questa ostilità è nata la scelta di dedicare il suo ultimo romanzo alla vicenda degli incursori della Regia Marina che fra il 1942 e il 1943 riuscirono ad affondare o a danneggiare quattordici navi della Royal Navy a Gibilterra e nella baia di Algeciras. Una storia di guerra, d’amore e di spionaggio che è anche un omaggio ai combattenti della X Mas, definiti dall’autore senza mezzi termini “eroi”.
El Italiano uscirà in spagnolo il prossimo equinozio d’autunno. Troverà un editore pronto a tradurlo, a rischio di essere tacciato di nostalgico? C’è da sperare di sì, altrimenti dovremmo pensare parafrasando il suoi pensiero che anche il problema dell’Italia non sono i morti, ma…
Lo cercherò a Montevideo e tenterò di recensirlo.
Bella idea, grazie. Comunque credo che il libro sia già ordinabile su amazon, tanto per cambiare.