Liceo classico addio. I ragazzi preferiscono i tecnici. E’ questo quanto emerge dai dati forniti dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca in merito alle iscrizioni per l’anno scolastico 2015/2016 alle scuole superiori.
Lo studio del greco e del latino sembra ormai destinato a cedere il passo all’apprendimento di nozioni tecniche più utili alla ricerca di un lavoro in tempi in cui il lavoro scarseggia. Ma può un anno di magra mettere in discussione il futuro della cultura umanistici? Cerchiamo di approfondire la faccenda.
Panico percentuale Il 15 febbraio scorso, alla scadenza del termine ultimo per le iscrizioni alle medie superiori, si è stimato che il Classico si prende solo il 5% del totale degli iscritti, contro il 10% del linguistico e un buon il 25% per lo scientifico. Ancora abbastanza bene l’alberghiero, perché forma ad un settore dinamico e sempre in cerca di nuovi professionisti come quello turistico. In un emblematico articolo datato 17 febbraio, il Corsera parla di “de profundis del liceo Classico”. Ma siamo sicuri che i ginnasiali siano messi così male?
Gioco dei dati Stando a quanto riportato dal Corriere e da altri organi di informazione, la botta d’arresto subita dal Classico si attesta sullo 0,6%, rispetto al 6,1% del 2014 (dati MIUR). Considerando che l’anno scorso sono stati 530 mila gli iscritti al primo anno delle superiori, lo scarto percentuale non appare così grande da inficiare il futuro del Liceo.
Questione di scelte Studio umanistico o studio scientifico? Non chiedeteci quale sia meglio, non sta a noi dirlo. Il percorso scolastico è una mera questione di scelte dettate dalle competenze di ciascuno, dagli interessi, dal tipo di carriera che si desidera intraprendere una volta diplomati. Certo, il ritorno in auge di mestieri “manuali” (personale di cucina, tecnici), la richiesta del mercato del lavoro di artigiani e di personale specializzato (saldatori, tornitori), il fatto che un diploma dell’ITIS o dell’alberghiero non precluda l’accesso all’Università, ha sicuramente influenzato l’orientamento degli studenti usciti dalle medie.
Surplus Coperti i posti destinati agli operatori del turismo, assicurata continuità ad arti e mestieri che parevano dover scomparire, il ritorno agli studi liceali non sarà affatto scontato. Quando ci saremo lasciati alle spalle la crisi, avremo un surplus di diplomati tecnici, di chef, di meccanici e di elettricisti e, allora, dovremo domandarci cosa farne, come dare loro occupazione, come poter garantire loro un futuro. A quel punto, il ritorno d’interesse per gli studi umanistici se non scontato, sarà per lo meno dettato da una controtendenza della domanda.
Forza Dante! In un momento difficile e di scarse prospettive lavorative più di qualcuno si sarà chiesto: “che me ne faccio di Dante, se là fuori cercano operai e meccanici?”In un Paese che vanta una millenaria cultura artistica e letteraria, è impossibile che scuole che educano all’analisi e all’approfondimento delle opere di Omero, Virgilio, Dante, Petrarca, Boccaccio possano dire “auf wiedersen” da un giorno all’altro. Intellettuali, letterati, storici sono indispensabili per valorizzare e per tramandare la nostra identità e il nostro passato. Serve, eccome, Dante: sia perché la cultura è una ricchezza non della scuola ma della persona, sia perché ciò che pare inutile oggi domani potrebbe essere indispensabile, ricercato e perché no, molto remunerato.