Con la sfida Galles e Inghilterra prende il via, venerdì 6 febbraio, alla sera, il prestigioso torneo di Rugby delle Sei Nazioni. Sabato scenderanno in campo le altre quattro squadre e l’Italia sarò di scena all’Olimpico di Roma contro l’Irlanda.
Un tempo si parlava solo di Cinque Nazioni, ma quindici anni fa si aggiunse proprio la nostra Nazionale italiana.
I campioni uscenti dell’Irlanda (nel cavalleresco sporto della palla ovale non c’è alcuna divisione, nessun confine, la parola Ulster non la si conosce) partono ancora come i favoriti. Per quanto hanno dimostrato a novembre, per la solidità e maturità già acquisite ma affinate con la gestione Schmidt, e perché anche senza pedine importanti ha dimostrato di saper fare bene. Vero che anche adesso ci sono assenze (e non c’è più il divino Bod), ma la sensazione è che per confidenza, maturità tecnica e anche per come è stato stilato il calendario, i Tutti Verdi partano avvantaggiati.
Il Galles dopo la doppia vittoria nel Sei Nazioni, il blocco di fiducia di Gatland ha in parte subito un’involuzione, dovuta fisicamente alla stanchezza e tatticamente all’incapacità di saper sorprendere delle difese che hanno imparato ad opporsi al gioco che assicurò ai Dragoni due anni di dominio europeo. Ora c’è l’arma in più, quel Rhys Webb da cui è lecito aspettarsi grandi cose. Poi c’è la grande esperienza degli avanti e una linea veloce che può far paura a chiunque. Opinione della stampa specialistica: se la mediana gira sarà difficile per tutti.
Sarebbe stato azzardato mettere gli Highlanders, ovvero la Scozia, sopra la Francia? Forse, ma occhio che questa Nazionale gira bene. Va bene il blocco Glasgow, vanno bene quelli che giocano all’estero, e soprattutto a novembre la squadra ha dimostrato una certa consistenza. Mina vagante.
Nell’Inghilterra la profondità non manca di certo, ma le assenze dei vari Tuilagi, Farrell, Launchbury , Parling e Ben Morgan si farà sentire, soprattutto se a torneo in corso dovessero arrivare altre defezioni. La squadra di Lancaster deve acquisire una certa incisività, e dimostrare di saper essere più pericolosa nei momenti chiave, altrimenti sarà dura. In cabina di regia, almeno nel primo match, siederà Ford. Per lui può essere il torneo del definitivo salto di qualità, e Farrell potrebbe perdere il treno.
Ed eccoci alla Francia. Saint-André ha scelto Kockott e Lopez per la prima, con Parra pronto ad entrare. I cambiamenti sono stati molti nel corso della sua gestione, ma sulla carta la squadra ha ottime singolarità, a partire dalla coppia Fofana-Bastareaud e dal triangolo allargato con Huget, Speeding e Thomas, pronto a scatenarsi all’ala. Dovessero però restare le amnesie, la poca incisività e a tratti quel senso di scarsa identità, non sarà facile portare a casa risultati importanti.
Infine ecco l’Italrugby: il nostro Sei Nazioni deve ripartire da novembre, sia sotto l’aspetto del gioco che soprattutto dell’approccio e della forza di lottare. Ci aspettano cinque partite difficilissime, ma i colpacci non sono esclusi. Molto dipenderà dalla prima linea, e da quanto bene si comporteranno i vari Parisse e Zanni. Dagli Azzurri ci aspettiamo poi cinismo e capacità di sfruttare gli errori avversari. Almeno una vittoria significherebbe molto in chiave spogliatoio e Rugby World Cup, il Mondiale che si disputerà in Inghilterra.
La prossima Coppa del Mondo accresce infatti di molto il valore di questo Sei Nazioni, ed aumenta forse le responsabilità degli staff tecnici, che devono trovare il proprio quindici ideale entro metà settembre.
@barbadilloit
@MarioBocchio
A cura di Mario Bocchio