Rottamato, finito, ai giardinetti a guardare le ochette. Stritolato nella guerra civile di Milanello, meglio la pensione che restare ad assistere alla battaglia tra la figlia del Capo e il Braccio Destro dello stesso Capo. Così dicevano tutti, tra una maldicenza e l’altra. Sussurrano, i più, che sia persino interista. Ariedo Braida, l’uomo che ha costruito il Milan degli Invincibili, colui il quale ha portato a Milanello gente tipo Marco Van Basten e Andriy Shevchenko (mica Adel Taarabt e Fernando Torres) tacciato addirittura di intelligenza con il Nemico. Poco male, perchè adesso Braida la sua soddisfazione se la prende tutta con gli interessi. Tornerà in pista. Sarà l’occhio di falco del mercato internazionale del Barcellona.
L’indiscrezione è apparsa su tutti i media italiani nei giorni scorsi. L’ex diggì del Milan ha cercato in tutti i modi di smorzare gli entusiasmi e di calmare l’entusiasmo dei giornalisti a caccia di scoop. E, forse, è stata anche una buona dose di pudore a renderlo cauto e schivo. Non è bello appuntarsi la medaglia di un riconoscimento internazionale arrivato da una superpotenza del pallone come il Barça mentre al Diavolo, di diabolico, rimangono solo le corna. E un pugno di punti che lo dividono dal terzultimo posto cagionevole di retrocessione. Roba da matti.
Il Milan, a secco di vittorie, punti, soldi e progetti seri è all’anno zero. Da almeno due anni, però. La prima soddisfazione se l’è presa Max Allegri che da imbelle aziendalista a Milanello s’è trasformato nel Missionario tra i Cannibali juventini che proseguono a vincere, ovviamente. Adesso, Braida. La decadenza, il Crepuscolo del Diavolo rossonero, passa soprattutto da questo.