Quattro anni di lavoro materiale e psicologico per definire e difendere la professionalità e la dignità di un film storico sulla resistenza. Antonio Belluco, regista e produttore della pellicola “Il segreto di Italia” pur con 12 kg in meno è apparso sereno alla prima del film, che si è tenuta al cinema Adriano il 18 novembre e pronto a correre a Padova per la prima del 19. Con lui il cast, l’immancabile cagnolina e l’attrice di punta Romina Power.
Non è di certo il primo film sulla resistenza, periodo decantato come eroico dalla stragrande maggioranza degli storici ufficiali, ma è tra quelle testimonianze, che al pari dei libri di Pisanò o più recenti di Pansa, ripensano ai partigiani come assassini e non solo come eroi ,agenti in nome e per conto dell’idea. A Codevigo, piccolo e grazioso comune del Padovano, il sacrario trasuda il sangue delle 365 vittime uccise con processi sommari dai partigiani della 28esima brigata Garibaldi, perché fascisti o simpatizzanti fascisti o imparentati con i fascisti.
La trama
La storia è ricordata dalla delicatezza femminile di una fanciulla di 15 anni “Italia”, interpretata dalla bella Gloria Rizzato, poi donna matura ed espressiva con il volto di Romina Power, tormentata dai ricordi di quanto il tempo non è riuscito a cancellare né sanare. Lei ancora fanciulla folle di gelosia ha venduto a chi “non sembrava così malvagio” il suo primo amore “Farinacci Fontana”, figlio del vicecomandante della Brigata Nera, Silvio Fontana.
A guerra finita la paura della vendetta dei vincitori costringe una parte dei vinti a partire, altri a restare per fedeltà ad una idea nella quale in fondo hanno fermamente creduto o per timore di perdere i possedimenti terrieri, unico sostentamento per molti piccoli proprietari del paese, o per terrore dell’incognita del domani più di quanto se ne possa avere della morte.
Amore e morte, un binomio classico del cinema, del teatro e della letteratura sorpresi in un poetico amplesso nella cornice del fine guerra mondiale.
Deposte le armi, dismesse le divise c’è chi ha continuato ad odiare e ad uccidere civili non solo militari, disarmati non solo armati, donne e bambini non solo uomini alla pari. I metodi quelli conosciuti da chi rivendica la barbarie sulla civiltà. Le ragioni, umane, troppo umane. E allora è questo l’ostacolo, umanizzare il volto eroico del partigiano, del liberatore, dello straniero.
Eppure la forza della verità non può essere contrastata, riemerge dai ricordi, dal coraggio di storici e registi, di intellettuali, dai sacrari ricolmi di nomi senza volto, dai ruderi abbandonati ed emerge non per polemizzare tantomeno per riaccendere odi lontani, riemerge perché è giusto scoprire il vero se si vuol superare la divisione ad oggi esistente e vigorosamente strumentalizzante.
Il prossimo film di Belluco su Norma Cossetto
E dopo Codevigo la sfida di Belluco è ridipingere sullo schermo il volto innocente di Norma, un’altra donna, un’altra storia, un’altra scenografia: l’Istria; la stessa insensatezza. Non gli è bastata la lezione? Probabilmente è senso del dovere, sentito da chi ha il coraggio di non mercanteggiare l’identità per l’appartenenza.