Bernard-Henri Levy cacciato dalla Tunisia. Proprio così, ed è una notizia che stranamente non è arrivata sui media italiani. Il noto filosofo gauchiste (ma anche imprenditore milionario), amico di Sarkozy e nemico di Putin, sostenitore da anni dei diritti umani e delle “primavere” di mezzo mondo, è arrivato venerdì scorso all’aeroporto di Tunisi-Cartagine con un volo proveniente da Parigi, ma ad attenderlo nello scalo tunisino c’erano centinaia di passeggeri in transito che l’hanno accolto al grido di «BHL, vattene!». Ben presto ai contestatori si sono unite altre persone, fino a costringere le autorità tunisine a scortare Levy a un’uscita secondaria.
Secondo la testata online Tunisie-Secret.com, ad avvertire dell’arrivo di BHL (come viene chiamato in Francia) sono stati proprio alcuni tunisini che si trovavano sul suo stesso aereo, che hanno telefonato ad amici e parenti per organizzare la protesta. Durante i tumulti nell’aeroporto sono spuntate fuori anche parecchie bandiere palestinesi. L’intellettuale francese è stato criticato per via delle sue note posizioni filo-sioniste e antimusulmane. Quando si tratta di diritti civili e umani violati da Israele, secondo molti mass-media arabi, la soglia di tolleranza di BHL è infatti stranamente elevata. Ed è ormai notorio che ci sia stato il suo zampino dietro la strategia (e gli affari non troppo puliti) del governo Sarkozy in Libia.
Insomma, nei Paesi arabi del Nordafrica, a stragrande maggioranza islamica, la figura del discusso nouveau philosophe francese non è proprio molto amata. La sua visita segreta in Tunisia, organizzata non si sa bene da chi, avrebbe dovuto prevedere alcuni incontri di lavoro anche a Biserta, Nabeul e Sfax; ma il caos provocato dalla contestazione politica all’aeroporto ha costretto le nuove autorità tunisine a dichiarare BHL «persona non grata» e a chiedergli di reimbarcarsi sul primo aereo per Parigi.
Ma le polemiche non si sono placate: il capo del governo provvisorio di Tunisi, Mehdi Jomaa, non ha apprezzato questo viaggio segreto, organizzato da «oscure entità» – dicono i giornali tunisini – implicate in affari con la Libia. I sospetti si sono appuntati sul presidente provvisorio della repubblica tunisina, Moncef Marzouki, che tuttavia ha ufficialmente smentito sulla propria pagina Facebook di aver mai avuto contatti con BHL. Ora il Ministero degli Affari Esteri di Tunisi ha formato una commissione d’inchiesta che dovrà appurare chi abbia pagato il biglietto aereo e prenotato la camera per Levy nel lussuoso hotel The Residence, alla periferia nord della capitale. Camera che, prima della precipitosa fuga del filosofo, risultava prenotata fino a giovedì 6 novembre.
Dal canto suo Bernard Henri Levy minimizza l’accaduto. In un’intervista a Le Point ha liquidato la protesta come un’azione di «poche decine di islamisti» e «nostalgici della dittatura» e ha negato di essere stato “allontanato” dalle autorità tunisine. «Sono ripartito dopo aver incontrato degli amici libici con i quali avevo appuntamento», ha spiegato l’intellettuale transalpino. In Tunisia, però, raccontano tutta un’altra storia.
Qui il video della manifestazione: https://www.youtube.com/watch?v=TKWTS82KgK4