La Scozia ha scelto di restare insieme all’Inghilterra. Ha perso l’appuntamento con la storia, ma il 45% di voti per la libertà non sono pochi. Il successo degli unionisti era, in fondo, scontato. Troppi pensionati, in Scozia. Ed i pensionati si sono spaventati di fronte all’offensiva della City sostenuta dai media. Il futuro non era più sicuro ed allora meglio non abbandonare la via vecchia per la nuova.
Occorre esser giovani dentro, per sognare, sperare, pensare al futuro. I vecchi scozzesi han preferito pensare al presente, alle dentiere ed ai pannoloni. In cambio, però, la Scozia otterrà molto. Non solo in termini economici – come pensano i disfattisti storici pronti a criticare tutto e tutti – ma anche sotto l’aspetto politico. Un Parlamento ed un governo scozzese, con ampi poteri, non sono proprio risultati da poco. Si poteva avere di più, con l’indipendenza, ma piuttosto che niente è meglio piuttosto. Resteranno le basi militari imposte da Londra, il welfare non sarà come quello auspicato. Ma il terrore che ha pervaso Londra, i banchieri, gli speculatori, è evidente. Un primo passo è stato comunque compiuto. Verso la disgregazione di Stati che non hanno più ragione d’essere, fermi ad un modello napoleonico che è strasuperato.
La Scozia libera avrebbe rappresentato anche un colpo definitivo per la costruzione di questa Unione europea fasulla. Ma i percorsi si fanno anche con i primi passi. Che non sono neppure tanto piccoli, considerando il 45% dei voti per la libertà. Ma è inutile sognare un Ordine Nero inesistente, che porti un’idea imperiale su un Europa marcia e in disfacimento morale prima ancora che economico. L’Ordine Nero non c’è, ed i percorsi si affrontano con chi vuol camminare insieme. Anche se non è un Cavaliere dell’Ordine. Prendendo ciò che, di buono, ciascuno sa e può dare. Persino la Perfida Albione ha dimostrato qualche aspetto positivo. Perché non si è opposta al voto della Scozia per la libertà. Londra ha minacciato e blandito, ha promesso di tutto e di più. Ma ha accettato l’idea del voto. A differenza di quello che sta facendo Madrid con la Catalogna o Roma con il Veneto. Ma i Cavalieri dell’Ordine sono convinti che i diritti dei popoli vadano rispettati con geometrie variabili. E se l’inno di una squadra di calcio, intonato in un solo stadio, diventa un momento magico e pure “rivoluzionario, espressione di una volontà di un popolo”, l’inno di una nazione non riconosciuta, intonato dai tifosi di più squadre in vari stadi di calcio e di rugby, viene definito “solo fuffa”. Il disprezzo di tutti gli altri: il modo migliore per non ottenere risultati.
Si può sempre sognare qualcosa di perfetto, qualcosa di meglio. Ricordandosi, però, che il meglio è nemico del bene.