Non ci vuole nessun arte divinatoria per leggere e interpretare i risultati delle elezioni europee. Il Pd con Renzi ha ottenuto un risultato oltre ogni più rosea aspettativa: la percentuale del 40,81% segna una vetta mai raggiunta da una forza progressista in Italia. I democratici hanno ormai assorbito anche l’area ex montiana L’avanzata di Grillo e del M5S è stoppata dal sindaco di Firenze. Il 21,6 dei pentastellati evidenzia il limite della piattaforma protestaria, nonché la debolezza organizzativa di un movimento che esiste solo sul web e nelle piazze ci va solo per insultare o per celebrare (?) Berlinguer.
I numeri del centrodestra
Il voto di un blocco sociale non si è evaporato, al momento è condannato alla irrilevanza dalle divisioni interne e dalla scarsa chiarezza sui contenuti. La leadership di Berlusconi in questo tornata, stoppata dagli impedimenti giudiziari, non ha fatto registrare nessun effetto provvidenziale. Gli unici lampi sono di Raffaele Fitto, con un innegabile successo personale in Forza Italia nella circoscrizione Sud, e di Matteo Salvini con la Lega versione lepenista.
Il centrodestra che ignora Carl Schmitt
Il successo di Renzi è generato anche dalla confusione alimentata dalle classi dirigenti del centrodestra nel proprio elettorato: se Berlusconi scrive insieme al segretario del Pd le riforme e Alfano ci sta accanto nel governo, è difficile trasmettere un messaggio di alterità politica. Renzi non è stato percepito come nemico o come soggetto politico distante dal polo di centrodestra. Le categorie schmittiane offrono sempre una chiave di lettura illuminante.
Gli ottanta euro in busta paga hanno consolidato il voto degli statali e dei lavoratori dipendenti, sedotti dalla proposta dell’esecutivo. Di contro i temi del centrodestra, declinati da Alfano con il velluto o da Berlusconi con un occhio agli over 65, sono apparsi deboli e poco attraenti. In Europa poi è tutto da vedere come finiranno le partite interne al Ppe (scontro tra Merkel e destre eurocritiche come quelle di Orban e Forza Italia). Marine Le Pen e Salvini, invece, mercoledì inizieranno a riunirsi per dare forma ad un gruppo autonomo, alternativo a Pse e popolari.
La missione di Fitto e Salvini
Il centrodestra è a pezzi. Fitto e Salvini, legittimati dal voto popolare, hanno il compito di ricomporre il mosaico di una opposizione che possa in tempi stretti rappresentare una alternativa. Renzi è riuscito per la prima volta a saldare una conclamata egemonia culturale con un dato elettorale sorprendente: c’è il rischio di un orizzonte orwelliano da sventare.
Si riparta, per una vera opposizione, da idee e programmi, rinnovamento della classe dirigente e individuazione di una piattaforma culturale neopatriottica: sovranità, socialità, rivoluzione digitale e rilancio del sistema Italia.
Fdi sotto la soglia
Giorgia Meloni ha raddoppiato la percentuale di Fratelli d’Italia rispetto alle politiche. Ma non ha superato la soglia di sbarramento per l’Europa. Come abbiamo anticipato raccogliendo gli orientamenti di voto di tanti intellettuali di area, l’operazione Alleanza Nazionale 2014 non ha riscaldato i cuori e le urne hanno fotografato la freddezza dell’area postfascista rispetto ad un messaggio che rimandava a Fiuggi (1994) e alle occasioni mancate da Gianfranco Fini. Una stagione è davvero finita. Bisogna adesso girare pagina.