Si è conclusa la prima fase di documentazione del sito di Pointe de l’Abacou, presso Ile à Vache, Haiti. Isla Vaca, paradiso caraibico scelto da Morgan per nascondere i tesori razziati alle flotte spagnole in transito nelle acque del golfo, è oggi un’area di grande interesse storico-archeologico proprio grazie a quelle frenetiche e spericolate scorribande. Nasce così, tra storia e leggenda, il progetto d’avanguardia con cui il Governo hiatiano, in collaborazione con una task force di professionisti tutta italiana, intende realizzare il primo Musée de la Piraterié e promuovere il turismo. Valorizzando e conservando le mitica epopea piratesca, consegnata per secoli all’oblio dei mari.
“La topografia del sito – come ci spiega il professor Costantino Meucci, chimico conservatore e coordinatore del progetto – è stata realizzata sia con metodologie tradizionali che con Autocad, generando così un file rappresentativo di localizzazione, tipologia e forma reale dei grandi oggetti”. Tra i grandi oggetti individuati, distribuiti per una lunghezza di circa 35 metri e un’ampiezza valutabile a circa 20, compaiono “28 cannoni di diverse fogge e tre grandi ancore, di cui due localizzate nella zona di prua”. L’identità del relitto insabbiato nei fondali della baia è ancora sconosciuta, tuttavia, sulla base di alcuni indizi, tra i quali il numero di cannoni rivenuti, l’ipotesi più accreditata dai ricercatori è che si tratti di una fregata risalente proprio al XVII secolo e altamente compatibile con quella utilizzata da Morgan.
La seconda fase, già avviata, svilupperà il posizionamento topografico e la documentazione grafica e fotografica dei piccoli oggetti. Tra i piccoli oggetti, dalla cui osservazione sarà possibile risalire a molte informazioni circa abitudini e quotidianità della ciurma e forse svelare la misteriosa identità della nave, troviamo “palle di cannone, piccoli piombini, oggetti e frammenti appartenenti all’imbarcazione e al suo equipaggio come: spade, cucchiaini, piatti e porcellane” – come racconta Simone Mocchegiani Carpano, istruttore subacqueo incaricato della documentazione fotografica e membro del Centro di Coordinamento delle Prospezioni Archeologiche e Subacquee.
Ed i tesori che spinsero nei secoli gli avventurieri in cerca di fortuna ed avventura in quel lido? “Di quei tesori nessuna traccia – risponde Simone che precisa come – lo scopo di questa missione è squisitamente scientifico ed in ciò risiede il ‘valore’ di cui siamo alla ricerca”. “Insomma quel tesoro lo abbiamo visto oppure no?” – domanda Rasputin, curioso come noi, a Corto Maltese. “Abbiamo voluto vederlo anche se non c’era… ma… il tesoro c’è di sicuro. Nascosto da demoni dispettosi e introvabile nei labirinti delle nostre domande e risposte” – risponde Corto.