Potrebbero essere le ultime ore per la Comunità Giovanile Roma che – come abbiamo già raccontato – è sotto sfratto da parte del Comune. Il progetto sociale che va dalla prevenzione alla tossicodipendenza alla promozione della socialità, dell’arte e dello spirito comunitario – e che da oltre due anni offre servizi ai giovani ed alle famiglie del quartiere di Roma 70 – rischia infatti di rimanere senza sede. «La prima esperienza simile sul territorio romano, nonché il primo progetto riconosciuto a tutti gli effetti dalle istituzioni a livello nazionale» non ha ricevuto alcuna comunicazione sul suo futuro se non l’avviso di consegnare le chiavi: a spiegarcelo sono gli operatori del Comitato Comunità Giovanile attiva, da ormai due anni, all’interno del Casale di via di Grotta Perfetta 610.
La storia della Comunità inizia nel maggio 2012: l’Agenzia Capitolina per le Tossicodipendenze ha indetto un bando vinto, allora, da ASI Ciao e ACLI Roma. A quel punto, è iniziata l’attività della Comunità. In questi due anni, i servizi erogati sono stati diversi: «Abbiamo realizzato workshop, corsi, laboratori, nonché messo a disposizione il Casale anche per realtà del quartiere» – spiegano gli operatori e volontari.
Il 3 febbraio 2014, però, la convenzione scade. «Una settimana prima della scadenza, abbiamo inviato una lettera di chiarimento riguardo la possibilità della proroga di ulteriori 21 mesi prevista nel bando iniziale». «L’Assessorato – continuano – non ha mai risposto a questa lettera, e ad oggi ancora siamo in attesa. Però poi è arrivata l’intimazione a riconsegnare le chiavi. Era il 5 marzo 2014». Nel documento inviato dall’Assessorato, inoltre, «si specificava che la riconsegna dovesse avvenire entro e non oltre il 19 marzo». Le chiavi non sono state riconsegnate.
In tutto questo tempo, infatti, la posizione della Comunità è sempre stata chiara: «Noi non abbiamo voluto riconsegnare le chiavi perché inizialmente temevamo un abbandono totale della struttura. Successivamente, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di un affidamento diretto da parte del Comune, per un servizio, SOS Donna H24». Insomma: secondo la Comunità, il Comune di Roma, in vista della scadenza della convenzione avrebbe dovuto indire un tavolo di discussione, in cui avrebbe dovuto comunicare e condividere quali erano le reali intenzioni.
«Ancora di più, allora, siamo convinti di non voler riconsegnare le chiavi perché, uno sportello del genere (SOS Donna H24, ndr), nulla ha a che vedere con le reali esigenze e necessità del quartiere, che invece ha bisogno di una struttura adibita a punto di riferimento e punto di aggregazione, per giovani e famiglie, come è stata la Comunità in questi due anni» – continuano gli operatori, chiedendo che «i prossimi ad entrare dentro il Casale siano i vincitori di un bando pubblico».
Tutto questo, è sfociato in una protesta, questa mattina: un operatore della Comunità, a nome di tutti, si è incatenato sotto la sede dell’Assessorato alla Famiglia, di cui Alessandra Cattoi è responsabile. Tra i due è avvenuto un colloquio, e di fatto la situazione non è cambiata: domani verranno a riprendersi le chiavi e, qualora queste non saranno riconsegnate, potrebbe avvenire uno sgombero coatto con l’ausilio delle Forze dell’Ordine. Secondo la Cattoi, peraltro, la protesta è stata pretestuosa. «Chiedere rispetto non è pretestuoso», rispondono e concludono gli operatori.