Mancano meno di 70 giorni all’inizio della competizione, ed il Brasile ha quasi già perso i mondiali. Non dal punto di vista agonistico, sia chiaro, visto che la Seleção, seppur più “umana” rispetto alle scorse edizioni, resta tra le grandi favorite ad alzare la Coppa del Mondo. Sta perdendo la sfida dei mondiali sotto il profilo organizzativo, visto che, a due mesi dall’inizio del torneo, sono stati consegnati solo 8 stadi su 12. Basterebbe questo, e invece bisogna aggiungere anche le defezioni negli stadi già pronti, gli incidenti sul lavoro, la corruzione, le restanti infrastrutture ed i collegamenti, e soprattutto quell’enorme enigma che è rappresentato dalla gestione dell’ordine pubblico. Nubi nere sul Brasile, insomma, che lasciano insonni le notti dei dirigenti Fifa, rassegnati al fatto che non tutto sarà pronto per l’inizio del Mondiale.
I 4 stadi mancanti
L’Arena da Baixada di Curitiba e l’Arena Pantanal di Cuiabà hanno avuto un travaglio molto simile. Nello scorso ottobre, due grandi incendi hanno messo in ginocchio entrambi i cantieri, costringendo la Fifa a prorogare il termine ultimo per la consegna. Ad oggi, se il primo impianto è pressoché pronto ad eccezione di pochi dettagli, per il secondo il calvario non è ancora finito. Qualche giorno fa, infatti, poco prima della partita inaugurale, la capitale del Mato Grosso è stata investita da forti piogge, che hanno allagato l’esterno dello stadio. C’è da capire, quindi, come intervenire sull’impianto di drenaggio, e il rischio che lo stadio possa venire escluso dal torneo non è così remoto. Sempre a Cuiabà, inoltre, bisogna aggiungere anche i problemi (grossi) ai collegamenti. La ferrovia che andrebbe ad unire l’aeroporto con il centro città non riuscirà ad essere pronta per l’inizio del Mondiale, creando seri problemi per gli spettatori. A Porto Alegre invece, il Beira-Rio è pronto ma non è ancora agibile. Ciò che manca sono le strutture per la stampa, gli impianti di sicurezza,quelli per le telecomunicazioni, mentre sono in fase di completamento le strade e i marciapiedi nei pressi dello stadio. Due settimane fa il sindaco aveva paventato la possibilità che l’impianto potesse essere escluso se non fossero riusciti a reperire altri fondi per le strutture provvisorie. Grazie ad un disegno di legge dell’assemblea legislativa dello Stato di Rio Grande do Sul, però, sono stati reperiti 25 milioni di reais (circa 8 milioni di euro) per le opere complementari. Ora è da sistemare l’ultima tegola, quella sollevata dall’Agenzia nazionale sull’energia elettrica sulle possibilità di black-out.
Nubi su San Paolo
Il caso più emblematico, però, è quello dell’Itaquerão. La futura casa del Corinthians, costata finora 820 milioni di reais (250 milioni di euro circa), è nell’occhio del ciclone da tempo e per diversi motivi. E’ di qualche giorno fa la notizia della morte di un giovane operaio – l’ottava vittima nei cantieri dall’inizio dei lavori negli stadi – caduto durante l’installazione di un settore provvisorio, che fa seguito alla tragedia dello scorso novembre, quando il crollo di una gru su una parte della copertura , a causa del terreno troppo friabile, causò la morte di altri due operai e la distruzione di una parte della tribuna, costringendo anche in questo caso la Fifa a prorogare la consegna dell’impianto di alcuni mesi. Il quotidiano locale “Folha de São Paulo”, nel frattempo, ha alzato uno scandalo sulle irregolarità della Odebrecht, il colosso che ha avuto in appalto i lavori, nel progetto stesso dell’impianto. Lo stadio non sarebbe in regola, poiché sembrerebbe che il progetto sia diverso da quello approvato dal comune paulista. Lo dimostra, ad esempio, l’abbassamento del tetto massimo di spettatori, da 51.000 a 46.000, o il ridimensionamento drastico del parcheggio, ovviamente senza autorizzazione. Il Ministero del Lavoro ha deciso di indagare. In ogni caso, l’impianto dovrebbe essere consegnato per la metà di maggio, a venti giorni dall’inizio del torneo iridato. Senza, forse, nemmeno il tempo per i collaudi del caso. Il Ministro dello sport brasiliano, Aldo Rebelo – che mesi fa aveva minimizzato il ritardo dei lavori paragonandolo a quello di una sposa che, comunque, poi sarà lì sull’altare (si, l’ha detto per davvero) – parla di un Itaquerão pronto, tranne che per alcune rifiniture. Di opposto avviso il numero due della Fifa, Jerome Valcke, amaro nelle sue constatazioni. “Probabilmente molte cose non saranno pronte per tempo. I tempi stringono e non c’è più alcuna possibilità di revocare l’apertura della Coppa allo stadio di San Paolo”.
Gli altri impianti
Ma non ci sono solo gli stadi incompleti a destare preoccupazione. Anche quelli già pronti contribuiscono non poco a tenere sulle spine l’organizzazione. Per esempio il Mineirão di Belo Horizonte, storico stadio rimesso a nuovo per l’occasione, ha subìto il crollo di alcune placche della copertura sul terreno di gioco – già pieno di pozzanghere – a pochi minuti dall’inizio di una partita del Cruzeiro, a causa di forti piogge (affatto anormali nello Stato di Minas Gerais). L’inaugurazione dell’Arena Castelao di Fortaleza, un anno fa, è stato teatro di un duplice omicidio di due tifosi a colpi di pistola, sollevando così enormi interrogativi sulla sicurezza. L’Arena Amazonia di Manaus, la cattedrale nel deserto costata 240 milioni di dollari, e che potrebbe essere trasformata in una prigione dopo la competizione iridata (ospiterà anche una partita dell’Italia), è un altro degli stadi a rischio black-out. Nell’occhio del ciclone ci sono anche quegli impianti che non saranno del mondiale, ma che rientrano comunque nel processo di rinnovo degli stadi, ormai obsoleti e fatiscenti. Anche loro stanno riscontrando gli stessi problemi (e vittime) di quelli impiegati per la kermesse iridata. La Palestra Italia di San Paolo, casa del Palmeiras e finanziata anche dal colosso assicurativo Allianz (come per gli stadi di Monaco e Nizza), ha registrato la perdita di un operaio a seguito del crollo di una parte di tribuna. Nell’Arena do Gremio, l’altro grande e bellissimo impianto di Porto Alegre, un’esultanza smodata dopo un gol ha portato al crollo di una ringhiera del primo anello, fortunatamente senza lasciare vittime. Lo Estadio Olimpico Engenhão di Rio de Janeiro, l’impianto che ospiterà le gare d’atletica nelle Olimpiadi di Rio del 2016, costruito nel 2007 e dedicato a João Havelange, è stato chiuso perché la sua copertura avveniristica rischia di crollare. Già al momento della sua inaugurazione era considerato un vero monumento alla corruzione, poiché costruito con fondi pubblici e costato 6 volte più di quanto stanziato al momento dell’approvazione del progetto.
I pochi sorrisi arrivano dal leggendario Maracanà di Rio, da Recife, Salvador e Natal, pronti e funzionali quasi tutti già dalla Confederation Cup.
E pensare che, nel 2007, l’allora presidente della Federazione calcistica aveva dichiarato che gli stadi sarebbero stati finanziati interamente da privati. Ad oggi invece, il 98% dei fondi – moltissimi in più di quanto preventivati – sono pubblici. E di tutti i milioni stanziati, solo il 7% di questi sono stati destinati alla sicurezza. Sarà impossibile prevedere il livello di tensione della gente, arrabbiata per l’enormità di soldi pubblici sperperati con una leggerezza imbarazzante in opere secondarie, anziché essere investiti nella sanità o nell’istruzione, e che attraverso i movimenti sociali grida sempre più forte “Não vai a ter a copa” (Il mondiale non si farà). Durante la Confederation Cup se n’è avuto un assaggio, e la sensazione che si vivranno due Mondiali ben distinti, uno sfavillante negli stadi e uno violento nelle strade, è fortissima. La ‘presidenta’ Dilma Rousseff ha già dichiarato che potrebbe essere assente alla cerimonia di apertura per evitare contestazioni. Forse il Brasile ha fatto il passo più lungo della gamba. Possiamo già dire che ha già perso una sfida importante.