Francesco chiude il dibattito sulla validità della rinuncia di Benedetto XVI e la convivenza pacifica di due papi all’interno delle mura leonine: «È il primo papa emerito e forse ce ne saranno altri. Oggi è un’istituzione». Parole riferite a Ferruccio de Bortoli e pubblicate ieri sul Corriere della Sera. Con l’intervista concessa al quotidiano di via Solferino, Francesco completa la terna di interventi rilasciati alle tre maggiori testate italiane.
I toni del colloquio sono cordiali. La prima confidenza riguarda appunto il ruolo di Ratzinger nella nuovissima configurazione della curia romana.Nelle parole di Bergoglio, il Papa emerito, più che un improbabile comprimario, è un vero è proprio consigliere personale: «Non è una statua in un museo. La sua saggezza è un dono di Dio. Lui è discreto, umile, non vuole disturbare. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme che sarebbe stato molto meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa. Qualcuno – ha aggiunto il Papa – avrebbe voluto che si ritirasse in una abbazia benedettina fuori dal Vaticano. Io ho pensato ai nonni che con la loro sapienza, i loro consigli danno forza alla famiglia e non meritano di finire in una casa di riposo».
Incalzato sull’appello pubblicato dal Foglio di Giuliano Ferrara in favore di una “c”rociata contro il laicismo”, Francesco ha rilanciato su quanto fatto dalla Chiesa nel contrasto alla pedofilia: «Benedetto XVI è stato molto coraggioso e ha aperto una strada. La Chiesa ha fatto tanto. Le statistiche sul fenomeno della violenza dei bambini sono impressionanti, ma mostrano anche con chiarezza che la grande maggioranza degli abusi avviene in ambienti familiari e di vicinato. La Chiesa è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure – ha sottolineato Bergoglio – è l’unica ad essere attaccata».
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