“No all’euro, ve lo dico io”. Lui è Alberto Arrighi, ex parlamentare lecchese di Alleanza Nazionale, con un passato trascorso nei meandri della destra giovanile italiana, sponda sociale. Nei primi anni Novanta, quando a Milano le toghe spazzavano via la Prima Repubblica, era uno dei componenti della direzione nazionale del Fronte della Gioventù e segretario provinciale del movimento a Lecco. Era uno dell’ala movimentista ed è rimasto legato alla tradizione della fiamma fino all’ultimo, fino a quando nel 2007 non ha lasciato An per accasarsi con Francesco Storace. La destra, ancora oggi, la conosce bene. Per questo, insieme a Luca Lorenzi, chiede a tutti uno sforzo: aderire al progetto “Basta Euro” di Matteo Salvini per continuare a combattere contro “la marmellata indiscriminata del mondialismo”.
Che significa chiedere l’immediata uscita dall’Euro?
La battaglia “no euro” è la cosa principale da fare oggi; solo dopo si potranno fare altri mille pensieri su come riassettare lo Stato. In questo momento, se non si mette uno stop radicale alla moneta unica, non c’è possibilità di salvezza per l’Italia, che è destinata a diventare un luogo di mano d’opera a basso costo.
Ma perché è così determinante lasciare la moneta unica e ritornare indietro?
Perché una propria politica monetaria serve a recuperare competitività e favorire le esportazione dei nostri prodotti. Adesso, con le politiche comunitarie imposte dalla BCE, gli Stati sono stati privati della possibilità di battere moneta. Privilegio che avevano fin dal medioevo. Fare questa battaglia significa tentare di riaffermare le proprie identità contro la marmellata indiscriminata del mondialismo.
“Basta Euro” è un progetto di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord.
La Lega ha fatto un coraggioso tentativo per caratterizzare in termini identitari la battaglia contro l’Euro. Credo sia necessario accettare questa sfida lanciata da Salvini per ricostruire una piattaforma comune. Alcune cose potranno essere costruite dopo, ma adesso bisogna ragionare su quelle che devono essere le dinamiche europee.
Cioè?
Dobbiamo ritornare a pensare l’Europa come “Europa dei popoli, Europa delle patrie”. È qui che si gioca la partita dell’appartenenza: l’essere un buon lombardo, un buon toscano, un buon piemontese, non mi impedisce di essere un buon europeo. Ma quello che accade oggi impedisce tutto questo perché l’euro si è rivelato il nemico principale dell’unione politica dei popoli e delle patrie europee.
Proprio per questo in Europa crescono le forze anti-europeiste. È probabile che riescano ad ottenere il 30% alle prossime elezioni europee.
Noi vogliamo trasformare questo incubo in realtà politica. L’obiettivo che vogliamo raggiungere è uscita dall’Euro e revisione dei trattati europei. Non mi interessano i nomi, voglio nuove e diverse monete perché gli Stati devono essere nella condizione di attuare le proprie politiche monetarie, non quelle delegate dalla BCE. È fondamentale fare il primo passo: portare nel parlamento continentale questa voce.
La destra italiana, però, non è tutta concorde. In Fratelli d’Italia, ad esempio, ci sono posizioni contrastanti, hanno dovuto fare le primarie per scegliere.
A me non interessa discutere del passato della destra italiana: è un capitolo chiuso. Se oggi si riesumano simboli, cambia poco: Fratelli d’Italia è un partito liberale ed è giusto che al suo interno ci siano posizioni in favore dell’Euro.
E allora che fare?
Bisogna creare un soggetto “No euro” credibile a livello europeo. Oggi la Lega di Salvini dice tante cose che negli anni ho letto e studiato nei testi di Alain de Benoist. La sua alleanza con Marine Le Pen, poi, dimostra che è la strada giusta per costruire un fronte comune.