La Premier League oggi è il campionato più bello e seguito del mondo, benchmark inarrivabile per la Serie A. Eppure, se la nazionale inglese puntualmente stenta ad arrivare in fondo a Mondiali ed Europei, lo deve anche all’altissima percentuale di stranieri presenti proprio nel suo torneo nazionale. Ultimamente, a farla da padroni sono gli spagnoli, sbarcati con Rafa Benitez a Liverpool e, da allora, protagonisti di una rivoluzione tecnica che ha portato il football “palla lunga e pedalare” a esaltare le giocate palla a terra e le combinazioni nello stretto. Non ci sono, ovviamente, solo loro, ma anche francesi (guardare l’Arsenal di Wenger per credere), africani, e ultimamente anche brasiliani. Il rapporto tra Premier e italiani, invece, ha sempre vissuto di alti (pochi) e bassi, dovuti anche alla qualità raramente eccelsa dei nostri emigranti. Da Vialli a Borriello e Nocerino, passando per Di Michele e Viviano, in Inghilterra quasi italians do it better.
Quando nel 1997 Alessandro Pistone lasciò l’Italia per l’Inghilterra, a nessuno dei tifosi dell’Inter passò per l’anticamera del cervello che quel ragazzo con i capelli al vento, di lì a qualche anno, lo avrebbero rimpianto. Terzino sinistro portato in dote da Massimo Moratti, aveva avuto la colpa di essere preferito a Roberto Carlos e, esattamente con un anno di ritardo rispetto al brasiliano, decise di emigrare in Premier, a Newcastle. Ci sarebbe rimasto una vita calcistica in Inghilterra, lasciando il St James’s Park per l’Everton, dove avrebbe passato i sette anni migliori della sua carriera da carneade del pallone, prima di chiudere malinconicamente in Belgio, al Mons. Con tutt’altre credenziali nel 2011 è arrivato a vestire la maglia dei Magpies Davide Santon, il bambino che all’Inter avrebbe dovuto ripercorrere le orme di Facchetti e di Javier Zanetti (Mourinho dixit). Nato esterno di centrocampo nella primavera nerazzurra di Mario Balotelli, Santon aveva rapito tutti quando, al cospetto del futuro Pallone d’Oro Cristiano Ronaldo, non si era scomposto, immobile davanti alla danza del portoghese con piedi da ballerino e fisico da boxeur..
Fabrizio Ravanelli è transitato dall’Inghilterra in due momenti diversi: da campione d’Europa con la Juve ha giocato una grande stagione al Middlesbrough, poi, dopo un passaggio in Francia, non ha demeritato al Derby County. Carlo Cudicini al Chelsea ha trascorso dieci anni, al Tottenham tre e mezzo. Oggi è ai Los Angeles Galaxy, nella Mls, dove, dopo averlo fatto per anni in Premier, si diverte a sbarrare la strada a Thierry Henry. Con i Blues hanno vissuto annate gloriose Gianluca Vialli e lo svizzero d’Italia Roberto Di Matteo, anche e soprattutto da allenatori, non Christian Panucci, che a Stamford Bridge è stato una meteora. Fabio Borini in blu ci è cresciuto, dopo aver segnato caterve di gol nel settore giovanile del Bologna. Lo hanno lasciato andare dopo sei mesi da sballo allo Swansea, gol e promozione in Premier con Brendan Rodgers in panchina, il manager che l’ha voluto anche a Liverpool, dopo una stagione passata a esultare col coltello tra i denti alla Roma. Ma, visto che con i Reds trovare spazio, tra Sturridge e Suarez, è una mission impossible, Borini ha deciso di raggiungere al Sunderland Vito Mannone, Andrea Dossena ed Emanuele Giaccherini. Il primo, in porta, ha trascinato i Black Cats in finale di Coppa di Lega, parando due rigori nella semifinale di ritorno contro il Manchester United.
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Paolo Di Canio al Sunderland ci era andato da allenatore: parentesi non brillantissima, a differenza della sua epopea ad Upton Park. Al West Ham, l’attaccante romano ha vissuto gli anni migliori della sua carriera, rifiutando la chiamata del Man Utd e vincendo addirittura un premio fair play. E’ nel cuore dei tifosi Hammers, dove un giorno sogna di tornare. Difficile che ci finiscano, nel loro cuore, Antonio Nocerino e Marco Borriello, che si sono trasferiti ad Upton Park il mese scorso: per ora, per loro pochi minuti e nessun acuto.
Se non è mica facile che qualcuno eguagli Di Canio, figuriamoci se qualcuno potrà riuscire nell’impresa anche solo di avvicinare Magic Box, Gianfranco Zola, baronetto ed eletto miglior calciatore della storia del Chelsea nel 2003. Con tutto il rispetto per Santon, Mannone e Borini, davvero un’altra storia.