Il giorno dopo la “vittoria” di Manif pour tous in Francia – dove è stata rimandata la riforma del diritto di famiglia a seguito delle imponenti manifestazioni contro il governo – dall’Europa arriva un altro campanello d’allarme per il movimento di opinione che difende l’impianto e la funzione della famiglia tradizionale. Il Parlamento europeo ha approvato questa mattina con 394 voti a favore, 176 contrari e 72 astensioni, il rapporto Lunacek, una tabella di marcia firmata dalla parlamentare dei Verdi Ulrike Lunacek e intitolata «contro l’omofobia e la discriminazione, legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere». Con questa risoluzione, in realtà, si invitano gli Stati membri, che restano liberi di non adottarla, a promuovere con ogni mezzo l’agenda di diritti di persone LGBT – lesbiche, gay, bisessuali, transgender – che comprende, tra l’altro, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il libero accesso all’adozione, alla riproduzione assistita e alla maternità surrogata per queste coppie. «Non tutela di diritti umani, ma un’imposizione da parte di una lobby», aveva commentato Luca Volontè, già presidente del partito Popolare Europeo.
Dopo la bocciatura in Parlamento del rapporto Estrela (su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”) avvenuta qualche settimana fa, ritorna sotto le stesse spoglie un altro documento che potrebbe manifestarsi come l’ennesimo tentativo invasivo rispetto alle politiche sulla famiglia degli Stati membri dell’Unione. Diversi oppositori del rapporto Lunaceck hanno poi sottolineato come – dietro la battaglia all’omofobia e alle discriminazioni – in realtà il rapporto intenda approvare i “Principi Yogyakarta” dove viene affermato il fatto che «i diritti speciali per i gay sono compresi nei diritti umani universali e che tutti i 120 diritti speciali per la comunità gay devono essere imposti al fine di soddisfare a livello internazionale i requisiti di diritti umani riconosciuti».
Nel testo, tra le altre cose, si chiede alla Commissione di presentare proposte finalizzate al riconoscimento giuridico delle unioni tra omosessuali, a pene più severe (e ciò potrebbe alimentare ciò che sta avvenendo in Italia con il ddl-bavaglio Scalfarotto) e a incentivare «la teoria del gender» nelle scuole. Di fatto, anche se non vincolante, un documento del genere sancirebbe la “linea” dell’Ue sul tema. Anche per questo motivo Manif pour tous Italia – denunciando l’accaduto sulla pagina Facebook – ha attaccato questa risoluzione che «come al solito presentata come un atto “contro l’omofobia” rappresenta un duro colpo contro la cellula fondamentale della nostra società, la famiglia fondata sull’unione tra un uomo e la donna, e i suoi diritti (in primis quelli educativi), e un duro colpo contro i rapporti naturali di filiazione (a favore della procreazione artificiale e dell’adozione per coppie omosessuali». Non solo. Tutto ciò dimostra «quanto importanti possono risultare le prossime elezioni europee».