La Uefa ha punito: il Celtic sarà costretto a pagare 50mila euro di multa per aver “permesso” ai suoi tifosi di esporre i volti di William Wallace e Bobby Sands durante la partita di Champions League contro il Milan. La coreografia, mostrata con orgoglio poco prima del fischio di inizio, voleva richiamare alla memoria dell’Europa le vicende del popolo scozzese, sulla strada dell’indipendenza, e dei loro fratelli irlandesi, ribelli considerati dai più “guerriglieri”. “Il terrorista o il sognatore, il selvaggio o il coraggioso, dipende che voto stai cercando di conquistare o che volto stai cercando di salvare”, si sono chiesti i ragazzi della Green Brigade e alla benpensante Uefa tutto questo non è piaciuto.
Il governo europeo del calcio ha ritenuto il Celtic “colpevole” perché quegli stendardi sono considerati, a Nyon, “illeciti“. La Uefa si è appellata al regolamento ed ha ricordato come sia vietato mostrare simboli di natura politica e ideologica sugli spalti di uno stadio anche se la coreografia non offende nessuno né, tanto meno, ha un vago tono razzista. Eppure il Celtic si è visto recapitare il suo bel “bollettino” da pagare e adesso non potrà far altro che sborsare la “modica” cifra. Il club, però, non l’ha presa per niente bene ed ha bacchettato i suoi tifosi: “Queste azioni – ha detto con un comunicato – devono finire ora, prima che a pagarne le conseguenze siano tutti quei tifosi che seguono la squadra in giro per l’Europa”.
Questa, infatti, è la quarta volta che il Celtic viene punito con una multa dalla Uefa che continua nella sua incessante (e insensata) lotta contro i simboli d’appartenenza negli stadi. Perché quello era, non spicciola politica: l’effige di Sands e Wallace, cioè di due eroi della libertà, per i cattolici di Glasgow vale molto di più di una qualsiasi bandiera politica-partitica. L’appartenenza e l’amore non hanno eguali e c’è da scommettere che i ragazzi della Green Brigade, nonostante i bisticci con i dirigenti del club, non si lasceranno intimorire dai burocrati del football: ricordare i propri idoli, infatti, val bene una bacchettata della maestra di turno.