Ottantamila fischi tutti per lui, Mario Gotze, il traditore atteso al varco dai tifosi del Dortmund sabato scorso in occasione dellla super sfida tra il Borussia in cui è cresciuto ed il suo Bayern. Li ha ascoltati senza subirne l’influenza, quando al 65′, dieci minuti dopo essere entrato in campo al posto di uno spento Mandzukic, ha infilato il suo vecchio compagno Weidenfeller e, senza esultare, ha zittito e spento la bolgia giallonera del Signal Iduna Park. Doveva essere la sua partita, e come da copione lo è stata. Ma è stato anche l’ennesimo capolavoro tattico della carriera da allenatore di Pep Guardiola. Schierato all’inizio con un 4-1-4-1 con capitan Lahm davanti alla difesa ed il croato Mandzukic punta fissa, il suo Bayern pungeva poco dando punti di riferimento all’attenta difesa di Jurgen Klopp, elogiato nel prepartita dallo stesso catalano, che gli ha attribuito l’invenzione del “miglior contropiede del mondo”. L’ingresso di Goetze prima e di Thiago Alcantara dopo (un minuto prima del gol dello 0-1) ha modificato l’assetto tattico dei bavaresi, passati improvvisamente a coprire il campo con un 4-2-3-1 con Goetze falso nueve, Lahm tornato in difesa, la fantasia di Thiago, Robben e Muller sulla trequarti e la diga Kroos-Martinez in mediana. Il risultato è stato un Bayern scoppiettante ed eclettico, che ha saputo colpire e si è saputo difendere anche e soprattutto grazie agli interventi salvifici di Neuer, portiere che si conferma essere uno dei migliori in circolazione. Il Dortmund, colpito nel finale dai gol di Robben e Muller che hanno fissato il risultato sullo 0-3, è adesso precipitato a sette punti dalla vetta, dopo una partita che ha accentuato ancora una volta la differenza tra una superpotenza calcistica ed economica ed un miracolo sportivo sì senza precedenti, ma comunque sempre in difficoltà quando c’è da fare il passo decisivo per diventare una grande realtà internazionale. E così, come nell’ultima finale di Champions, il Borussia rischia ancora una volta di uscire ridimensionato da un confronto suggestivo ma impari. Starà ora soprattutto a Reus e Lewandowski trascinare i compagni all’ennesima rinascita per sorprendere ancora la Germania e l’Europa e ritagliarsi uno spazio nella storia del calcio.