Solo una zampata velenosa partita dal piede fatato di un ex (inconfessabilmente) arrabbiato è stata in grado di fermare la folle corsa della famelica lupa di Rudi Garcia. Alessio Cerci esorcizza la carica dei capitolini. In fondo, il vecchio cuore granata non può non esaltare i suoi interpreti quando, sul campo, si gioca la partita della vita.
Tutto nasce dal lancio di Alessandro Gazzi che pesca Riccardo Meggiorini. Cross basso ed Alessio Cerci trova la rete che pareggia il gol di Strootman. Il Torino di Ventura trova l’ispirazione e ferma la Roma, inchiodandola al pari. Ma dietro l’impresa dei granata c’è la storia di un talento che rischiava di annaspare nelle serie minori, sui palcoscenici meno nobili di una Serie A sempre più ‘povera’. Di uomini e di idee.
Da erede conclamato del ‘Pupone’ Totti a talentino di scorta da utilizzare nel turn-over di Europa League, la figlia spuria e illegittima di quella che fu la gloriosa (e prestigiosa) Coppa Uefa. Da Fabio Capello, che a sedici anni e mezzo lo butta nella mischia a Claudio Ranieri che lo considera un ottimo elemento. Sì, ma di scorta. L’avventura del centrocampista-attaccante cresciuto calcisticamente nella ‘cantera’ giallorossa sembra essere già scritta. Come quella di un altro fenomeno che adesso stabula tra serie B e massimo campionato, il puntero Stefano Okaka.
La parentesi a Firenze, con la maglia viola, è un altro mezzo incubo. Dalla voglia di riscatto alle incomprensioni con la tifoseria. L’ultima chiamata arriva dal Torino. Quasi insperata, accanto ad un altro campionissimo che la solita e supponente critica ha già bollato come mezzo bidone: Ciro Immobile. E Cerci, con la maglia del Toro, non ne sta sbagliando una. Capita, certo, il rigore che va fuori. Ma quello che conta, in campo (e con la casacca del Toro), è dare tutto. E chissenefrega se giochi contro la squadra per la quale fai il tifo da bambino (ipse dixit). La zampata di Cerci è un graffio che colpisce la corazzata di Garcia.
Certo, un pareggio è meglio di una sconfitta, per i capitolini. E dopo dieci vittorie è pure normale tirare il freno. Ma il fatto che la porta di De Sanctis sia stata violata proprio dall’ex (inconfessabilmente) avvelenato Cerci la dice lunga sul fascino del calcio…
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