La partita dei sottosegretari è ancora aperta. Mentre il Pd è alle prese con i problemi legati alla rappresentanza di genere, s’impone una questione allo stato irrisolta. Se il gruppo dei ministri nominati dal governo pare sbilanciato sull’area Nord, il disequilibrio va colmato con la nomina di viceministri che riaffermino un’armonia nazionale.
La partita dei sottosegretari non è soltanto un Risiko di nomine. Se lo scopo del governo di Mario Draghi è quello dell’unità nazionale, questa va effettivamente perseguita. Non solo sul piano della politica ma, soprattutto, su quello della coesione sociale, necessaria soprattutto nel Meridione falcidiato dalla crisi.
Dallo squilibrio discendono reazioni e conseguenze che rischiano di essere potenzialmente distruttive per quel poco che rimane del sentimento nazionale. Il Sud continuerà a imputare al Nord di guidare un gioco di depredazione al massacro, il Settentrione proseguirà a zittire ogni voce proveniente dal Meridione come assistenzialista e inficiata da vizi deprecabili. Un gioco antico che è quello che da sempre tiene sotto scacco l’Italia, dividendola e impedendole di diventare ciò che potrebbe essere.
La sfida culturale e politica di Draghi, dunque, è di quelle che risalgono ai tempi antichi dell’Unità nazionale. Se non si ha contezza e orgoglio di essere italiani oggi, come si potrà mai accettare di poter essere europei domani?