Il cippo e l’ulivo
(a Paolo Colli, ecologista identitario, 1961-2005)
È quasi un rito,
un’antica usanza di primavera,
quella che si rinnova stasera.
Andiamo a passi lenti
sul ciglio della strada a frotte,
strette le sciarpe al collo,
incuranti delle auto
che passano e strombazzano.
Lieti motteggi, parole sommesse
(sul fare, l’esserci), un esile filo
di fumo e rade luci,
le costellazioni: Orione! L’Aquila!
E poi sostiamo ed ascoltiamo il silenzio,
davanti al cippo che ti ricorda,
davanti al virgulto d’ulivo
appena piantato,
che tenue stormisce e verde riverbera.
Sandro Marano