Una domanda e cinque risposte possibili. “Perché siamo così ipocriti sulla guerra?” (edito da Chiarelettere, 84 pagine, prezzo 7 euro), è l’ultimo lavoro di Fabio Mini, generale della Nato e saggista di origini foggiane.
Menzogna, affari, arte dell’ipocrisia, gusto della guerra e ipocrisia della normalità sono le 5 risposte che spazzano via i luoghi comuni e lasciano intravedere ciò che forse è meglio non sapere. Un lavoro che solo un tecnico avrebbe potuto concepire, perché solo se hai vissuto la guerra con indosso un’uniforme sai che la percezione dei popoli sulle motivazioni della stessa sono spesso pilotate.
Dalla guerra di Troia (Achille era tutto tranne che un eroe) alla Terza Guerra Mondiale, quella che ipocritamente è stata chiamata “Guerra Fredda”. Una bugia per giustificare le bombe su Hiroshima e Nagasaki, quando invece si trattava di una scusa per avviare una nuova battaglia con un’altra popolazione. L’America su tutti, maledettamente falsa, con il Governo a stretto contatto con i finti nemici, perché “se politica e strategia si fondono nella menzogna, la guerra diventa ipocrisia”. Le teorie belliche del Paese militarmente più forte al mondo vengono a cadere come un castello di carta, ma tranquilli, ce n’è anche per l’Italia. Perché se per gli statunitensi si parla di ipocrisia dei potenti, per la nostra Nazione si tratta di becera ipocrisia dei mediocri. È questa infatti “un’arte povera, ridondante, abusata nelle cose importanti e in quelle stupide […]. L’ipocrisia italiana nei confronti della guerra è l’esempio da manuale di una capacità ‘artistica’ abusata e banalizzata: siamo maestri dell’inganno e della truffa (The Italian Job) e ci siamo specializzati nella meschinità, nell’ingannare noi stessi e gli alleati sino al tradimento”. Esattamente come quando abbiamo firmato il famoso ‘armistizio’ e ci siamo ritrovati a combattere due guerre: quella con la Germania da un lato, la guerra civile dall’altro… con la presunzione di dichiararci vincitori.
Occhio, perché le ‘missioni di pace’ e le ‘operazioni umanitarie’ non esistono. “L’etichetta umanitaria è servita a dare una patina di ulteriore ipocrisia alla pratica dei conflitti armati e ad aggiungere al diritto una connotazione discriminatoria dal punto di vista ideologico”. In sostanza non sono comprese e tollerate a questo mondo consuetudini di culture diverse da quella occidentale.
Approfittare della buona fede altrui per coprire i vizi personali. La guerra non è ipocrisia, sono le motivazioni a far si che determinate decisioni siano impregnate di menzogna. Non celiamoci dietro al fatto che “è normale che sia così”; sprechiamo almeno due ore scarse per entrare nell’ottica di chi sa per certo che continuiamo ad essere in guerra da oltre vent’anni.