E chi la può contenere mai l’anima grande di Paolo Isotta, sublime artista – storico della musica – raffinato scrittore e fascistissimo, ebbene sì, ed estraneo a questo tempo (e a questo mondo)? Non l’Italia ufficiale, non quella del ciripiripì acculturato e neppure la memoria delle Accademie. Troppo poco può fare il suo fazzoletto d’amici ma uno solo, soltanto uno – ebbene sì – può accoglierlo a sé e farne vita ed evviva: San Gennaro suo.