A causa del derby (a destra) tra Meloni e Salvini si sta correndo il rischio di sprecare un’occasione e ritrovarsi un Conte-ter mascherato, sostenuto da una “maggioranza Ursula”. In ogni caso con l’asse PD-M5S-LEU (e Conte) salvo, saldo e competitivo.
E’ evidente, infatti, che l’operazione Draghi ha senso solo se va oltre lo schema ormai consunto dei governi “tecnici”: sin da subito è stato chiaro che il tentativo fosse quello di un governo politico, di alto livello. Draghi, del resto, è per storia, indole e formazione culturale, molto diverso da Monti: non è un rigorista astratto delle politiche di bilancio né affezionato alla leva fiscale, concepisce la politica economica essenzialmente come incentivo allo sviluppo. Ed è evidente come abbia accettato per legare il suo nome alla possibile rinascita del Paese grazie al corretto utilizzo dei fondi del Recovery Plan.
A tanto si aggiunga che nel 2011 il problema era abbassare lo spread, la soluzione un’austerità che riconquistasse la fiducia dei mercati finanziari. Nel 2021 il problema è portare a casa i soldi del Recovery Fund.
Le differenze con il governo Monti
Quando Giorgio Napolitano nominò Mario Monti senatore a vita, lo spread aveva raggiunto 528: quando Sergio Mattarella affida l’incarico a Draghi lo spread era appena sopra 100 . Allora in Germania c’era Wolfgang Schaeuble e la virtù di bilancio era la Schwarze Null, il disavanzo a zero. Col Covid, il patto di stabilità e stato sospeso, e quindi anche il famigerato 3%. Noi continuavamo a proporre l’emissione di eurobond, gli cambiavamo nome, ma l’Europa li respingeva uno dopo l’altro; adesso il bilancio dell’Unione finanzia i 1800 miliardi della Recovery and Resilience Facility.
La redazione, l’esecuzione, la rendicontazione del Recovery Plan sono un compito arduo e specifico: altri paesi l’hanno affidato ad un ministero creato ex novo. Sotto questo profilo l’esperienza di Mario Draghi (una risorsa che anche Paesi senza i nostri problemi sognerebbero di avere) potrebbe tornare utile all’Italia che ha avuto assegnate le somme più elevate, che ha il debito pubblico di gran lunga maggiore, che da molti anni registra il record negativo di crescita, che ha la presidenza pro-tempore del G20.
L’opzione di unità nazionale
Vi era, dunque, tutto lo spazio per un governo di patriottica unità nazionale.
Esso avrebbe consentito al centrodestra di partecipare, con le sue idee (e pari ripartizione di costi e dividendi elettorali), alla ricostruzione del Paese, di “toccare palla”, anche circa l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, colmare un gap enorme di credibilità sul piano comunitario, internazionale e finanziario, strutturare una classe dirigente più attrezzata, per provare poi a governare un Paese in salute.
Inoltre, dichiarandosi disponibile a un governo di patriottica unità nazionale, il centrodestra avrebbe mandato in frantumi la coalizione M5S-PD-LEU: LEU si sarebbe sfilato, M5S ulteriormente diviso, il PD in grossa difficoltà, vedendo messo seriamente a rischio il progetto di coalizione al quale ha lavorato per un anno e mezzo (ed al quale forse guarda con qualche interesse anche Conte).
In questo quadro il ritiro sull’Aventino dei social network, annunciato con intransigenza da FDI e con il rischio che anche la Lega vi si ritiri affetta dalla sindrome del “nessun nemico a destra”, ha determinato e sta determinando una situazione per il quale il possibile governo Draghi potrebbe essere sostenuto dalla medesima maggioranza del Conte-bis (e magari anche vedere qualche conferma nella compagine) allargata a Calenda e Radicali, e una parte del centrodestra che ne sarebbe, però, in tal modo costituency ampiamente minoritaria. La c.d. “maggioranza Ursula”.
L’annunciato irremovibile ritiro sull’aventino di FDI – con conseguente intuibile spaccatura della coalizione – ha determinato nelle ultime 24 ore il ricompattamento della maggioranza uscente e dei partiti che la compongono (nonché alla mossa di Conte): al momento ha, insomma, ricompattato il fronte avversario e frantumato il proprio, rischiando di far diventare il possibile Draghi una riedizione del Conte-bis, rafforzata da una parte del cdx (Cambiamo+FI).
Insomma, anche al netto delle considerazioni su Draghi (e sulla opportunità per il Paese di avere Maradona per la partita difficile e imperdibile del Recovery e della ricostruzione) un autogol clamoroso, un suicidio politico.
Tanto senza considerare che l’idea di FDI e di una parte del centrodestra (e del corpo sociale), riassumibile nel “andiamo al voto, vinciamo le elezioni, eleggiamo il presidente della Repubblica e governiamo”, è tutta da verificare. L’asse PD-LEU-MSS (magari con Conte e i satelliti) al voto sarebbe estremamente competitivo. Con l’attuale sistema elettorale, il c.d. Rosatellum, alle elezioni del 2018 al centro Sud il solo M5S ha fatto cappotto di collegi: è verosimile che con lo stesso sistema elettorale un asse che tiene insieme oltre al M5S anche PD, LEU e satelliti farebbe altrettanto cappotto di collegi (considerato pure il calo della Lega al Sud medio tempore intervenuto).
Il Governo Draghi nascerà.
E’ evidente che, per convinzione o per convenienza tutto il centrodestra avrebbe dovuto farne parte, e farlo a pezzi è la prospettiva peggiore. Ma, considerata la posizione di centristi, Cambiamo e FI, se nemmeno la Lega entrasse in un governo che con essa sarebbe almeno di “quasi unità nazionale” sarebbe un disastro totale.
Avremmo una “maggioranza Ursula”, molto larga e trasversale quanto basta per restare sbilanciata a sinistra, con la guida più forte al mondo. Destinata a eleggere il capo dello Stato, durare fino al 2023. E anche oltre.
Per me la Meloni sbaglia. Così si condanna al fallimento l’ipotesi Draghi – o gli si concede un mero governo elettorale – così i vaffanculisti si possono rifare una mini verginità e si possono presentare all’elettorato becero ed ignorante che li vota con ancora più farneticanti proposte demagogiche…
A destra siamo specialisti a farci del male…
Quando ci sono i veti vuol dire che siamo nel giusto.
Quando i mercati brindano, noi piangiamo
La Meloni continua ad avere fiuto politico e senso della realtà.Finora non si sa nulla delle intenzioni del tantissimo incensato a priori(all’Italiana) Draghi.Aspettiamo che governo vorrà formare e poi ne parleremo..Non sarà facile, neanche per lui.
Era giustissimo ad andare al VOTO…
Se fossimo anche capaci, governeremmo da 75 anni, visto che i 2/3 degli italiani non sono di sinistra…
La maggioranza in parlamento e quella del governo Conte il centro destra è ininfluente anche se dovesse entrare in blocco nel governo Draghi , tutto il resto sono chiacchiere da salotto, quando Draghi dovrà prendere decisioni in materia economica a chi credete che darà maggio peso ? Purtroppo siamo al terzo atto di una legislatura da tragedia e se avessimo avuto un Presidente della Repubblica autenticamente super partes avrebbe interrotto al primo atto.
Se siamo stati emarginati internazionalmente lo dobbiamo solo a Capitan Fracassa Salvini, uno più letale della peste bubbonica…