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Questa riflessione, forse polemica, forse no, nasce da un post di Antonio Socci. Intellettuale da ritenersi per altro degno di stima per la sua decennale profondità di pensiero. Socci, la settimana scorsa, ha ripreso sui suoi profili un’intervista apparsa su La Stampa dello scrittore spagnolo Vargas Llosa; lo ha fatto senza particolari accenni, limitandosi a sottolineare il nucleo centrale del commento del premio nobel per la letteratura su Papa Francesco: “Bergoglio è un Papa peronista, un Papa che favorisce l’estrema sinistra”. E ancora, virgoletta il quotidiano di Torino “dovrebbe andarsene”.
Ora, queste dichiarazioni non dovrebbero stupire più di tanto nella logica superficiale del grande derby globale che vede ricollocare ogni cosa nei campi della destra e della sinistra. A dirla tutta, proprio il pontificato di Bergoglio è stato in questi anni un asse portante per il mantenimento di questa classica divisione, laddove l’escalation “protestante” del Vicario argentino sui temi eticamente sensibili ha permesso la facile identificazione della destra sacra con il sovranismo, con i rosari esposti in piazza, di contro al coccolato e corretto “cultural marxism”.
Dalle nostre parti la categoria della destra sacra ha cosi ripreso forza e spazi, dopo i tormentosi anni TeoCon ed il clamoroso gesto di Papa Ratzinger. Tuttavia, i vari Socci, Meluzzi, il sen. Pillon, l’eurodeputato Rinaldi, e tanti altri, pur scrivendo ed urlando con successo verità incontestabili su famiglia, società, e valori non negoziabili, una volta terminata la lectio, per non dire il sermone, sembrano restare lontani anni luce dal pantano terreno delle cose reali, quelle ossose, e carnali della gente comune. La destra sacra, per quanto ricolma di Fede (amen) e Ragione, appare così impotente difronte alla realtà che galoppa veloce, portando sul suo dorso la rabbia furente del Mammona globale.
Se poi all’impotenza si aggiunge un poco di accidia, l’inutile potrebbe divenire dannoso. Non è un caso che lo storico quotidiano di Fca abbia attaccato così duramente sua Santità proprio nella settimana del grande incontro Vaticano (online) sull’economia globale intitolato “Economy of Francesco”; il giusto tentativo da parte di Bergoglio di rispolverare la vecchia Dottrina Sociale e di riadattarla ai tempi della globalizzazione coinvolgendo i migliori giovani economisti dell’intero pianeta.
La sensazione è quella del pizzino: fino a quando Papa Francesco sarà allineato con l’agenda dei diritti civili egli risulterà intoccabile; ma il solo pensiero di una ripulitura del Tempio, di un bilanciamento sociale, di una civiltà globale più giusta perché nuovamente e socialmente cattolica, rischia di pesare enormemente sul futuro della Chiesa.
Che la destra sacra, dunque, utilizzi la categoria di “peronismo” come anatema e scomunica nei confronti di Francesco è un fatto importante, che lascia intravedere schemi politici, ideali e spirituali assai più complessi della semplice narrazione giornalistica.
Non è casuale la stessa biografia intellettuale del Vargas Llosa: giovane ed accanito marxista- leninista, un tempo, pacato ma durissimo liberista e conservatore oggi.
Terminiamo la leggera polemica, così: affascinati all’eresia e al sincretismo universale da sempre, auspichiamo che l’analisi francescana e peronista che in questi giorni spira da San Pietro non sia destinata a sopirsi troppo facilmente.
Scrivere “Destra sacra”, intendendo i cattolici tradizionalisti, connota un pensiero a senso unico ed è fuorviante.
Il sacro non è monopolio del cattolicesimo e né i cattolici tradizionalisti hanno il monopolio della Tradizione.
Papa Francesco I dovrebbe ripassarsi la dottrina sociale della Chiesa; e quelli che lo accusano di Peronismo, dovrebbero cercare le affinità fra quest’ultima e il Justicialismo.
Analisi francescana e peronista? Credo che Socci abbia ragione…
Ma se fu la Chiesa, più delle Forze Armate, a far cadere Perón nel 1955!