Mettiamo da parte le vicende biografiche e la narrazione dell’esistenza scapigliata, le sofferenze mentali e l’autolesionismo drammatico, gli sguardi persi in una stanza d’ospedale psichiatrico e il vortice di un secolo che prometteva tutto mentre stava per esplodere tutto. Mettiamo da parte il troppo umano e lasciamo invece cadere lo sguardo sulle tele o sulle finestre del cielo. Ecco arrivata, dal 10 ottobre 2020 al 11 aprile 2021, l’esposizione ‘Van Gogh. I colori della vita’, una mostra padovana che tiene insieme 83 opere dell’immenso olandese con 45 lavori di Gauguin, Seurat, Signac; e per corrispondenza di sentimenti artistici sono anche raccolti i disegni di Utagawa Hiroshige, ossia quei sublimi sguardi su un mondo giapponese illimitato e dolcissimo.
Ancora una volta la società ‘Linea d’Ombra’ genera un evento eccitante in un periodo di difficile per ogni iniziativa culturale. C’è grande coraggio in questa proposta espositiva che terrà conto di ingressi controllati nel centro ‘San Gaetano’ di Padova, nel cuore della città, in nove sale che offrono capolavori come ‘Madame Ginoux’ (1888), cioè la maschera umana della proprietaria del Cafè de la Gare, col suo abito scuro e l’ombrellino rosso; come ‘Armand Roulin’ (1888) e la sua giovinezza raccontata in tonalità azzurre; come il ‘Postino Roulin’(1888), divisa e berretta, con la storta espressione attorniata dall’assolutezza del giallo. E sono queste espressioni di provincia, di un mondo semplice, insieme popolare e borghese, a cui il genio olandese dedicò tutto se stesso.
Poi ecco ‘Il seminatore’ (1888) che, con il suo puntinato celeste ed ocra, mette al centro il passo sacro e operoso di un contadino. Con questa simbolica tela si apre il libro di Vincent dell’amore per la natura, per l’incanto di luce e calore, per le case perdute tra i campi dorati. Il cielo candido del ‘Paesaggio a Saint Rèmy’ (1889) e gli orti abbracciati da staccionate, ‘Montmartre dietro il Moulin de la Galette (1887), ci accompagnano dentro un senso di pace. Un senso che rappresenta “il rapporto tra l’esterno della natura, e talvolta delle città, e l’interno dell’uomo e del pittore”, come dichiara Marco Goldin. Il quale, curatore della mostra, è l’autore del testo “Van Gogh. L’autobiografia mai scritta”, prossima pubblicazione de La Nave di Teseo. In questi giorni autunnali, il tutto assume un nuovo contenuto grazie alla sorprendente scoperta del dipinto ‘Le restaurant de La Sirène a Sans’, che, dopo accertamenti scientifici, è stato attribuito a Van Gogh; opera in mostra a Illegio (Udine) in un’Italia che oggi avvalora il non voler arrendersi, il non voler smettere di fare cultura.