Il dialogo “è un dovere con chi si candida a guidare la Cdu, il Ppe e l’Europa. Se io dico non me ne frega niente di questo direi una cretinata”. Giancarlo Giorgetti, il “Tatarella della Lega”, riposiziona il Carroccio in Italia e in Europa, slegandolo dall’isolamento in cui si trova con le altre forze lepeniste a Bruxelles. Intervenendo nella kermesse “Gli italiani scelgono la libertà”, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio puntualizza: “Non faccio matrimoni con nessuno. Ma posso andare in discoteca a conoscere un po’ di gente? Sì. Io non ho detto mica che voglio fidanzarmi subito. Ma vado a conoscere un po’ di gente e poi magari mi fidanzo. Prima bisogna conoscerci”.
Il posizionamento in Europa
“I matrimoni si fanno in due: noi non abbiamo mai chiesto di entrare, loro magari ci dicono ‘chi siete voi?’. Sono tutti discorsi prematuri. Parliamo con tutti, ci facciamo conoscere per quello che siamo. Salvini? Non può non essere d’accordo. Io non ho mai detto di entrare nel Ppe”.
Il sovranismo light
“Per come lo intendo io è che la sovranità appartiene al popolo, e in questa accezione esiste ed esisterà sempre. Ci piaccia o no, l’Europa esiste e va dove va il Partito popolare europeo, che a sua volta va dove va la Cdu tedesca”.
I distinguo del capogruppo a Bruxelles Zanni
Marco Zanni, capogruppo del Carroccio a Bruxelles: “Le discussioni le facciamo sempre e sicuramente le facciamo per una cooperazione più stretta con il Ppe. Se il Ppe vuole già da domani collaborare su una certa idea di Europa, che pone al centro gli Stati e non omologazione forzata, siamo sicuramente aperti a una cooperazione più stretta. Sono loro però che devono recuperare le loro origini, non noi a modificare le nostre posizioni”.
L’analisi
Giorgetti, come Giorgia Meloni con i conservatori, hanno ben compreso che non avere un dialogo con il Ppe può chiudere ogni strada per la guida dell’Italia: il futuro governo delle destre passa da una ridefinizione del rapporto con l’Europa, con l’Euro-moneta, e da un approfondimento dei trattati. Su Barbadillo ne scriviamo da anni: non si può contestare l’Ue e l’euroburocrazia con slogan tuonanti senza poi avere contezza della legislazione che lega l’Italia al sovrastato. Questa è la grande sfida del ceto politico identitario che a Bruxelles ha la possibilità di reinnestare il filone politico culturale patriottico nei luoghi in cui si governa l’Unione. Superando un isolamento che limita anche le possibilità di movimento della stessa Italia.