La bordata di Alessandro Di Battista al Movimento 5 stelle è tremenda. “Diventerà una specie di Udeur”. Magari “buona”. L’unica concessione che fa ai suoi (ex?) colleghi. È una scomunica vera, che colpisce al cuore l’immaginario stesso alla base del populismo pentastellato. Clemente Mastella, con il suo ondivago procedere politico e il suo curioso primato di essere stato ministro tanto col centrodestra che col centrosinistra e che tale zigzagare ha recentemente rivendicato sotto il nome di “etica del viandante” in un’intervista, è stata una figurina interpretata in chiave negativa dalla contestazione che, sul finire della Seconda repubblica, ha donato al M5s un autentico tsunami elettorale.
Per Di Battista quella montagna di consenso alla sigla del dissenso non partorirà che qualche carriera topolinesca, di questo o quell’esponente pentastellato. Evocare l’attuale sindaco di Benevento è come una maledizione per loro, un contrappasso o, più prosaicamente, uno smascheramento che rischia di azzoppare, una volta e per tutte, un Movimento che, nato rivoluzionario, s’è presto accomodato presto tra i banchi della conservazione dell’esistente politico. Fallendo la prova del nove per ogni forza politica: quella del governo.
Clemente Mastella non l’ha presa bene. In un breve video comparso sulla sua pagina di Fb, l’ex Guardasigilli ha tuonato “vaffa” a Di Battista bollandolo prima come “Robespierre dei miei stivali” e, infine, quale “leader mondiale dell’idiozia politica”. Il sindaco di Benevento, che da poco ha lasciato le spalle a Forza Italia per accasarsi con De Luca, ha rivendicato la serietà del progetto Udeur e ha reso pan per focaccia al “movimentista” 5 Stelle: “Ora mi diverto io”.