Da Matteo Salvini arriva un mea culpa che sa tanto di resa dei conti verso gli alleati del centrodestra. In particolare, pare un siluro diretto a Giorgia Meloni, l’unica che ha festeggiato – nonostante tutto – il risultato elettorale. Lanciando, a sua volta, un’Opa sulla leadership della coalizione.
In un’intervista al Corriere della Sera, il leader della Lega ha commentato la sconfitta del centrodestra al Sud promettendo un cambio di passo sulle candidature, ammettendo gli errori sulla scelta dei nomi proposti agli elettori. “Società civile e professioni”, ha tuonato Salvini e titolato il quotidiano di via Solferino. A voler essere maliziosi e perfidi, sarebbe la stessa identica strategia utilizzata per la composizione delle liste al Mezzogiorno che, dato innegabile, non hanno sfondato.
“Offerta non all’altezza”
Salvini, intervistato da Marco Cremonesi, ha fornito la sua lettura del flop alle Regionali nel Mezzogiorno e ha spiegato:
Al Sud, in Puglia e in Campania, è stata l’offerta del centrodestra in generale a non essere all’altezza. Noi, certo, dovremo ragionarci. Oggi riunisco i coordinatori regionali e, dati alla mano, faremo un esame di dove e come abbiamo sbagliato. Però, in Puglia e Campania partivamo da zero. Ora, abbiamo sei consiglieri regionali. Cresciamo. Tranquillamente, senza affanni, senza smanie
Incalzato sul successo elettorale rivendicato da Fratelli d’Italia, Matteo Salvini non ci è andato giù per il sottile. E, anzi, ha rivolto parole abbastanza dure – quasi inedite – sulla compagine di Meloni:
Finché c’è una crescita interna alla coalizione, è un fatto positivo per tutti. Per me, va bene. Se una squadra vince, vince la squadra. Se perde, perde con scelte che sono di tutti. E comunque non commento gli errori degli altri, men che meno degli alleati
Un nome e un cognome, per Salvini, basta a spiegare la situazione e ad arroventare il clima interno a una coalizione che nonostante i proclami e le rassicurazioni è, da mesi, sull’orlo di una crisi di nervi: Raffaele Fitto. La dichiarazione del capo della Lega, in vista delle amministrative è un urlo di guerra: basta politici, sì alla società civile. Gli alleati si adeguino.
Posso dire che in Puglia e in Campania non abbiamo intercettato la richiesta di cambiamento che veniva dai cittadini. E adesso dobbiamo guardare al futuro. Nel 2021 vanno al voto tutte le più grandi città italiane, tutte a guida Pd o 5 stelle. Io proporrò alla coalizione di scegliere gente che viene dall’impresa e dalle professioni. Anche senza tessere di partito in tasca. L’alleanza si deve allargare
Scontro (rovente) per la leadership
La genesi delle candidature alle regionali per Campania e Puglia era stata difficoltosa. La Lega aveva puntato, a Bari, su Nuccio Altieri mentre a Napoli avrebbe voluto evitare di sostenere Caldoro, non fosse altro che per togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo che, cinque anni prima, l’ex governatore aveva sbattuto la porta in faccia al progetto di Noi con Salvini. Sugli errori al Sud si gioca anche la bagarre per la leadership del centrodestra. Salvini non intende mollare e Meloni, che rivendica la crescita dei consensi in tutte le Regioni. finisce nel mirino. Ci sarebbe tempo per ragionare e rassodare la coalizione, ripartendo dai temi. Ma sembra che non ci sia spazio per pensieri lunghi al tempo della politica che viaggia sui social.
In Campania è stato sicuramente un errore presentare nuovamente Caldoro come candidato a governatore regionale, che come era prevedibile, è stato sconfitto dall’uscente De Luca che ha preso quasi il 70%, il quale secondo me dovrebbe ringraziare Crozza con la sua imitazione, che lo ha reso un personaggio non solo molto popolare e ma anche simpatico all’opinione pubblica. C’è anche da dire che De Luca è un soggetto molto autonomo e che non sempre si è allineato al suo partito, il PD. Infatti anche dopo la nascita del governo con il M5S, non ha mai smesso di lanciare invettive contro i pentagrulletti, e contro Di Maio in particolare. Cinque anni fa De Luca con il 41,1%, sconfisse Caldoro per soli tre punti, visto che quest’ultimo prese il 38,3%. Il PD in regione è il primo con il 16,9%, ma la lista De Luca Presidente è secondo con il 13,3%. Le liste civiche sono una furbata fatta per ottenere voti trasversali e farli confluire nel partito a cui si è collegati, nella fattispecie il PD.
Malissimo il centrodestra, la sconfitta è stata nettissima, e il partito della coalizione è stato Fratelli d’Italia con il 6%. Ma il partito della Meloni è il vero vincitore di queste elezioni regionali del 2020, perché è stato l’unico partito nazionale ad aver registrato un aumento sostanziale dei consensi. Nelle Marche, regione storicamente rossa, non solo ha eletto il governatore, ma ha pure ottenuto il 17%, una percentuale che il vecchio MSI da quelle parti si sognava. A mio avviso deve preoccupare Salvini il 46% ottenuto dalla lista Zaia Presidente in Veneto: è evidente che la maggior parte dei leghisti veneti non approva la svolta nazionale del Carroccio fatta da lui. Vuole che rimanga un partito nordista.
Salvini da tempo non ne imbrocca una. Altro che 7-0!
Prima Salvini molla l’aspirazione (perdente) ad una leadership per la quale è chiaramente inadeguato, più aumenteranno le probabilità del centro-destra. Con Salvini non si va da nessuna parte…