Siamo sull’orlo della zuffa, nel centrodestra. Finalmente, verrebbe da dire: archiviata la deteriore fase recente dell’unanimismo, la destra italiana ritrova la sua vocazione più antica e dura a morire, quella dello scontro di idee. Che però, come da inveterata tradizione destrorsa, trascende nella polemica, nell’accusa, nel valzer di scomuniche incrociate. Eretici contro ortodossi, fiancheggiatori delle sinistre contro guardiani della leadership.
All’iniziativa di chi si è schierato a favore del “no”, si è contrapposta, oggi, un’analoga manifestazione di esponenti favorevoli, invece, al Sì che si sono organizzati attorno alla fondazione Rivolta Ideale.
“Parlamentari assenti, meglio meno e più seri”
Le ragioni di questa scelta sono state spiegate da Domenico Gramazio che, come riporta l’Adn Kronos, ha riaffermato la necessità di una nuova legge elettorale in caso di vittoria del Sì mentre il costituzionalista Antonio Baldassarre ha spiegato che, dalla sua esperienza personale, troppi parlamentari sono assenteisti e, perciò, dato che comunque non lavorano è meglio non averli proprio. “È preferibile avere parlamentari più motivati e responsabili, anche se in numero ridotto. Pertanto sì a un Parlamento più snello ed efficiente”.
Accuse feroci al fronte del No
La bagarre è servita: i toni sono stati alzati e c’è da aspettarsi una replica da parte degli “avversari”. Che, come riporta l’Adn Kronos, sono stati accusati di essere cani sciolti che, se passasse la scelta refendaria di tagliare i posti in Parlamento, rischierebbero di vedere frustrato il sogno di tornare in aula. “Quasi tutti ex parlamentari attualmente ai margini della politica, come gli ex finiani che sperano di tornare ad occupare qualche poltrona, se non un seggio in Parlamento. Nel caso fosse operato il taglio, le loro aspirazioni sarebbero ridotte al lumicino”, ha detto il giornalista Filippo Pepe mentre Adalberto Baldoni ha evocato la necessità della coerenza dell’anticomunismo. Ha bacchettato i fautori del “no” accusandoli di essersi schierati insieme a Repubblica, Manifesto e “sinistra estrema”. Inoltre li avrebbe anche accusati di voler, più o meno incosciamente, sabotare la leadership di Giorgia Meloni “finora incontrastata e vincente” con il pretesto di contrastare il M5s.
A 83 Ann non aspiro certo a tornare in Parlamento ma sono assolutamente schierato per il no. Non accetto alcun tipo di lezione comportamentale dal mio vecchio amico Domenico Gramazio che, assieme a Nino Strano hanno dato inverecondo spettacolo la sera della caduta del governo Prodi. Certo senza di loro il Senato e la Destrs faranno più bella figura. Per questo però basta non ricandidarmi mai, indipendentemente dal numero dei parlamentari.