Gentile Direttore,
sto osservando una levata di scudi da parte di ampi settori della “destra” a favore del NO al referendum, l’ultima esternazione è quella di Giorgetti della Lega, che pure aveva votato in precedenza questa “riforma”. Ed allora non posso fare a meno di raccogliere le mie sparse osservazioni fatte a commento degli articoli pubblicati su questo argomento da Barbadillo.
Osservo innanzitutto che è patetica questa volontà di conservare le cose così come sono e che la classe politica, da sinistra a destra, quando si tratta di ritoccare i propri privilegi si chiude a riccio.
Certamente, bisogna chiamare le cose col proprio nome: non di una vera riforma costituzionale si tratta, ma semplicemente di una piccola revisione, che non intacca sostanzialmente l’impianto costituzionale. E su questo credo che concordiamo tutti. Io, per esempio, avrei puramente e semplicemente abolito il Senato, una sola camera basta e avanza (leggi più spedite, maggiore controllo popolare, meno giochini di palazzo). Ma si può pretendere dai 5 stelle lungimiranza, competenza giuridica, coraggio? Evidentemente no. E si può pretendere dai difensori ad oltranza di questo sistema (leggi il PD) una vera volontà riformatrice? Evidentemente no.
L’argomentazione più usata, che però a ben guardare è un’ argomentazione speciosa, perché dettata meno dal ragionamento che da un moto d’animo e di dispetto, è che non bisogna far vincere o gongolare i grillini, che di questa revisione sono i paladini. Questa argomentazione equivale a quella del marito che per fare dispetto alla moglie si taglia gli zebedei! Se infatti dovesse prevalere il NO, questa carta Costituzionale sclerotizzata contraddittoria e anacronistica rimarrà per altri 100 anni così com’è, perché qualunque sia pur timido e incompleto tentativo di riformarla abortirebbe in partenza, nessuno avrebbe più il coraggio o il desiderio di por mano a qualunque revisione! D’altra parte per il NO si è pronunciata quel concentrato di odio e di faziosità che è l’ANPI, così come LEU e settori del PD (avrebbero volentieri fatto campagna per il NO anche Zingaretti e soci, ma c’è di mezzo il governo, anzi, parafrasando il motto francese, le fauteuil oblige!). E così pure tanti intellettuali e soloni della sinistra sono per il NO. Dunque? Vogliamo cadere dalla padella nella brace? Non a caso Marcello Veneziani in un lucido articolo pubblicato su La Verità del 22 agosto 2020 intitolato La padella e la brace del referendum, dopo aver esaminato obiettivamente i pro e i contro del referendum, conclude: “Ciononostante è leggermente meglio avere 600 parlamentari piuttosto che quasi 1000. Per una questione simbolica, forse etica, forse logistica”.
Inoltre, a mio avviso, a favore del SI c’è una ragione giuridico-politica. Con la prevalenza del SI infatti c’è una possibilità che questo parlamento venga sciolto prima dell’elezione del Capo dello Stato, perché altrimenti un parlamento non più legittimato (dal suo voto stesso e dal responso popolare) eleggerebbe il Presidente della Repubblica e questo senza dubbio costituirebbe un serio e bel problema costituzionale!
Infine non condivido il grido d’allarme sulle sorti della “democrazia rappresentativa”, non c’è poi una grande differenza nel rappresentare 100 mila o 150 mila elettori, anzi più si allarga la platea elettorale e meno occasioni di corruzione si presentano, meno assalti alla diligenza (si possono accontentare 10 persone, un po’ meno 100, per niente 1000).
Allora, accontentiamoci di toglierci dalle scatole un po’ di poltronari, votiamo SI, malgrado tutto, e diamo un segnale alla casta politica.
Cordialità. Sandro Marano
Non fa una piega. Condivido in pieno quanto scritto nell’articolo.
No.
Totalmente d’accordo : SI’ ridimensioniamo questo squallido carrozzone partitocratico !
Finalmente un ragionamento lucido ed obiettivo… da elettore di destra ho ritenuto un errore di immagine madornale fare propaganda per il NO. Per una fantomatica ripicca politica si rischia di raccogliere più odio che benefici…
Credere che il parlamentarismo democratico con piu’ o meno deputati e senatori possa essere un argine al ” totalitarismo mondialista ” è una pia illusione. In parlamento c’è il peggio della società civile ed il nulla della cultura politica ; incapaci che hanno scelto la politica come mestiere a destra come a sinistra .
Che ce ne siano 1000 o 600 non cambia di una virgola.
In parlamento non ci sono Operai, Combattenti, Categorie del lavoro, Professionisti, imprenditori, Insegnanti.
Nelle camere non c’è IL LAVORO, LA MOBILITAZIONE, L’IDEOLOGIA : c’è la casta del Nulla che non ha rischiato mai nulla nella vita …
Ci sono gli incapaci che sono essi stessi “il nulla” ….
L’opposizione e l’antagonismo non puo’ essere “parlamentare”, l’opposizione non è mai stata parlamentare …
Solo chi è rimasto infettato “filosoficamente” dal germe democratico puo’ crederlo …
Non esiste una democrazia in crisi , la democrazia è la crisi dello Stato Organico e Tradizionale ….
Forse il parlamentarismo è un carrozzone oggi ingombrante anche per il “potere reale”, quello VERO . Si è probabile …
Ma lasciare 1000 abbuffini magna uffo a tradimento sulla nostra Irpef vale quanto continuare a pagare 113 basi di occupazione militare americana con la nostra irpef.
Meno parassiti ci sono meglio è … meno rappresentanza c’è piu’ si sfilaccia il rapporto e la cinghia di trasmissione verso il basso di chi si nutre dell’indotto della politica …
Ragioniamo da “ANTAGONISTI RADICALI” non da supplenti/riserve del mondialismo ….
La vocazione masochista della destra italiana non perde occasione di rifulgere anche in questa circostanza votando sì ad una proposta sinistrorsa liberticida e strettamente ‘politica’, non ad una riforma vera della rappresentatività sociale e politica…