Il 27 novembre uscirà la riedizione dell’album Colpa D’Alfredo di Vasco Rossi, album distribuito dall’etichetta Targa, che celebra il quarantennale delle varie edizioni degli album da studio, proseguendo quella tradizione iniziata con la ristampa del primo album del rocker di Zocca, “Ma cosa vuoi che sia una canzone”.
Ai tempi Vasco Rossi era poco conosciuto al di fuori del circuito delle discoteche romagnole, al tempo stesso era ancora presto parlare di circuito rock italiano, cui il Rossi avrebbe contribuito non poco.
Nella riedizione la copertina presenta un Vasco con il volto emaciato e tumefatto, come doveva essere nelle intenzioni originali. La riedizione dal titolo “COLPA D’ALFREDO – R>PLAY Edition 40th” consiste in un’edizione a tiratura limitata inclusiva dell’LP, il 45 giri con i singoli, il cd e la musicassetta, memorabilia pregiata non solo per chi è fan del Blasco ma anche per i nostalgici del cantautorato nostrano.
È un album dai testi graffianti e dagli arrangiamenti che spingono sulla scia di un suono a metà tra il cantautorato italiano e l’hard rock in gemmazione, cifra stilistica che avrebbe caratterizzato la produzione successiva del cantautore. Alle chitarre, per l’appunto, troviamo il virtuoso Maurizio Solieri che non ha mai lesinato in talento e tecnica, complice una passione smodata per il Jazz, il Blues ed Eric Clapton. Guido Elmi, futuro produttore e consigliere di Vasco, lo si trova alla seconda chitarra e alle percussioni (il suo strumento d’elezione erano le congas infatti) mentre le tastiere sono di competenza di Gaetano Curreri, frontman e voce degli Stadio, gruppo che farà da trade union tra la scena bolognese, se così si può chiamare e Vasco Rossi, se non altro perché Curreri e gli Stadio hanno accompagnato Lucio Dalla in diversi concerti. Lo spirito è quello del Vasco che ascoltava solo Lou Reed, che non scherzava, con la durezza e la rabbia di chi si è sentito debole, assorbito da un’istintiva voglia di rivendicazione, in pieno spirito inconsciamente punk, post-politico, di certo politicamente scorretto. La completezza dell’album, tuttavia, è sovrastata dai versi del pezzo omonimo: “(…) è andata a casa con il negro la troia”, che ai tempi attirarono al Blasco non poche critiche dal Movimento e dalle Femministe.
Accanto a Colpa d’Alfredo e al singolo Non l’hai mica capito (ispirato alla migliore produzione di Lucio Battisti e adatto alle liceali), ci sono pezzi come Asilo Republic, in cui si descrive con echi punk lo slancio e la caduta del movimento studentesco con un contorno tra il cinico e il sarcastico, famigliare pure agli Skiantos. C’è spazio pure per un pezzo struggente, celebrato anche da Elio Germano in un film, Anima Fragile. Un omaggio che sa di resa dei conti, da rompersi la voce da un momento all’altro, un frammento spigoloso di memoria, dedicato al padre, scomparso qualche anno prima.
Di seguito troviamo Sensazioni Forti, costruita sul tappeto sonoro di una canzone che richiederebbe un articolo a sé stante, “Sex&Drugs&Rocknroll” di Ian Dury &The Blockheads. Altra canzone coinvolgente, provocatoria che asseconda le spinte del punk tra le subculture giovanili. Si arriva poi a Tropico del cancro, pezzo lisergico e cantautoriale, centrato sull’idea del viaggio. Al centro del lato B del disco però troviamo Alibi un pezzo claustrofobico denso di disagio, incrementato dal riff di basso incalzante, che parla delle questioni giudiziarie.
Si celebra dunque un prodotto denso di storia. Un album datato, certo, magari un po’ acerbo, mixato in fretta, pieno di vita, di momenti poetici, adatto quasi per assorbire l’urto degli anni di piombo. Si tratta, però, di un Vasco determinato, a tratti rabbioso, intento ad incanalare un disagio non solo privato ma descrittivo del clima sociale e culturale di quel periodo. Un prodotto partito da una nicchia ora assurto a pietra miliare.
https://www.youtube.com/watch?v=HPbv77-0igw