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Leonardo da Vinci non inventò come Galileo Galilei ma, per usufruir di metafora, egli respirò l’aria del futuro. Lo fece con una voglia conoscitiva, maestosa e imprevedibile, che tenne insieme “i moti visibili” della realtà e “le dinamiche sottili e invisibili del Cosmo.” Scrive così Dalmazio Frau nel suo recente ‘L’angelo inquieto. Scienza e magia in Leonardo da Vinci’ (Iduna Edizioni). E lo storico dell’arte Frau segna l’identità di un maestro che visse e creò sul bordo vorticoso del suo tempo. Il saggio è rappresentato dall’approfondire la ricerca leonardesca, una ricerca laica sulle infinite ragioni della natura. Giacché l’immenso maestro indagò “i prodotti della natura”, il loro fondersi in un corpo umano oppure in una mistura di pigmenti. La sua investigazione libera, senza frontiere disciplinari, apparteneva alle priorità della scienza alchemica; e quest’ultimo motivo, mai pienamente indagato, diviene il centro tematico del libro.
È costruito un racconto che segue le tappe leonardesche e sottolinea che il sommo pittore mantenne, nel suo lavoro, quel tanto di indecifrabile, fatto di simboli, di codici geometrici, come nell’opera ‘Vergine delle rocce’. In questa, a partire dal significato dei fiori, le analisi invitano ad osservare il celebre dipinto come un percorso simbolico, come un qualcosa di cui non si può dire o “che non può essere detto con le parole.”
Per tutto ciò è aperta una prospettiva critica che inquadra la sensibilità del grande fiorentino all’interno delle conoscenze ermetiche, neo-platoniche, alchemiche. C’è una profondità originale del libro Iduna e c’è il tendere a tale conclusione: la creatività di Leonardo nacque affinché la sua opera fosse “come una forma di filosofia” tra i venti del pensiero rinascimentale.
Insomma ‘L’angelo inquieto’ di Frau crea uno spazio per figurare una diversa interpretazione. Non porta avanti l’ennesimo discorso classificatorio. Esamina piuttosto un mondo intellettuale, tra il XIV e il XV secolo, che influenzò dipinti, progetti e disegni. Poi abbiamo mai notato che le ali dei meccanismi delle macchine volanti del vinciano sono simili alle ali del mantello di Batman? Negli anni Trenta del Novecento, il disegnatore Bob Kane ritenne che l’ala leonardesca potesse “essere più consona al personaggio di Batman.” In più, cosa riproducono veramente le misteriose geometrie di alcuni disegni, “i poliedri ermetici”? Di certo le numerose coincidenze indagate diventano attraenti. Con Mariano Bizzarri che nell’introduzione fissa il concetto di “una ancora inesplorata complessità” dell’artista fiorentino. Una complessità che contiene “segreti profondi”, legati o a visioni pagane o ad angeli dimenticati – cioè l’arcangelo UriEl del dipinto ‘Vergine delle rocce’ -, senza alimentare però fughe romanzate alla Dan Brown.
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Il tutto ci riporta a riascoltare la voce di Leonardo, “Non mi sazio di servire”, ossia di seguire le verità, di cercare ovunque, oltre il pensiero comune. Forse oggi il magnifico artista scriverebbe di voler cercare ragioni oltre il pensiero conformista; per andare dove gli altri non trovano; per conquistare la realtà anche attraverso lo sbigottimento e l’arcano. Quindi l’ultimo lavoro di Frau fa nascere un entusiasmo che avvicina la stupefazione leonardesca, quella conoscenza cercata senza alcuna inviolabilità.
Dalmazio Frau, “L’angelo inquieto. Scienza e magia in Leonardo da Vinci”, Iduna Edizioni, 2020, 14,00 euro
info: associazione.iduna@gmail.com