Pillole di diritto pubblico a chi parla di Ue ed euro come destini irreversibili: se la Costituzione apre a parziali e condizionate cessioni di sovranità all’art. 11, non per questo aderire a Trattati che limitano la sovranità nazionale diventa qualcosa di “irreversibile” in quanto lo Stato, come istituzione moderna e pertanto di per sè superiorem non recognoscens, prevede la sovranità come elemento necessario e “originario” per la sua stessa esistenza. Quindi la volontà politica statuale può sempre, appena ne ravvisi l’opportunità, scegliere e decidere di revocare quelle limitazioni di per sé reversibili e restaurare lo Stato con ciò che era già suo “per natura”.
Il problema dunque, al di là della costituzionalità intrinseca dell’attuale assetto unionista, (contestato da molti ma comunque sempre approvato dalla Suprema Corte) è di ordine eminentemente politico: restare o meno nell’Unione Europea. Fuori dalla Ue c’è il mondo intero ed occorre una seria quanto complessa programmazione di gestione di una Italexit per fasi, magari prevedendo un referendum consultivo degli italiani nella massima trasparenza delle opzioni. Ma è questa la scelta del cosiddetto sovranismo italiano? Già il termine sovranismo è equivoco in quanto, un’autentica opzione politica di tal fatta dovrebbe escludere ogni forma di neo-liberismo ma così non è, stando ai programmi di quei partiti che vi si richiamano.
Già altrove ho cercato di evidenziare come questo bivio dell’indecisione sul tema della Italexit, alla lunga risulterà logorante e controproducente (can che abbaia non morde) dato che poi, la dialettica inconciliabile tra i cosiddetti Pigs e i Paesi nordici, va a rafforzare sempre la sintesi franco-tedesca, come asse necessario di equilibrio nel condominio eurista, gettandoci nella periferia riottosa.
La vera dialettica oggi è (o dovrebbe essere) quella tra chi vuole restaurare la sovranità dello Stato (come luogo della rappresentanza politica) e chi vuole che essa invece rimanga ancora nelle mani delle istituzioni private bancarie, delle Ong e delle burocrazie apolidi. Un vero sovranismo politico non può essere niente altro che una riedizione del nazionalismo sociale ed economico: più Stato meno mercato, libertà economica nei limiti degli interessi strategici dello Stato, più diritti sociali e meno mondialismo, più Keynes e meno Chicago Boys. Questo ci lascia intendere come la prospettiva di una Europa Sovrana, come spazio Politico dei popoli europei, potrebbe ancora sussistere se il primato – appunto politico – venisse traslato dalla nazione alla Patria più grande, laddove un’Italia fuori dalla UE ma con una moneta debito in mano privata, resterebbe paradossalmente ancora nel paradigma anti-sovranista e succubo (se non più di Bruxelles e Berlino) di Washington, Tel Aviv o Mosca.
In fin dei conti però, la sovranità (nazionale o continentale) non è altro che uno strumento ed ecco che allora, necessariamente, torna l’importanza del fine: quale Italia (o quale Europa) diversa da quella che c’è, lo strumento sovranista vorrebbe edificare?
Esiste un Progetto Europeo alternativo delle forze antieuriste e sovraniste? Esiste un Progetto Italiano che sarebbe inaugurato dalla Italexit? A ben vedere uno Stato sconfitto dalla guerra nel 1945, con decine di basi militari americane, col diritto comunitario da sempre vincolante, che ha visto sul suo territorio scatenarsi la strategia della tensione e l’epoca oscura delle stragi senza mandanti, uno Stato che da solo, prima dei diktat di Bruxelles, aveva già regalato con una semplice lettera del ministro l’autonomìa alla Banca d’Italia nel 1981 (con aumento esponenziale del Debito Pubblico) rafforzata nel 1992 e che poi svendette il suo patrimonio pubblico, privatizzando anche tutto il settore bancario (cosa che i tedeschi e i francesi non hanno fatto), non so quanto fosse effettivamente sovrano prima di entrare nel sistema europeo di banche centrali. Abbiamo visto quanto è stato duro per gli inglesi (mai entrati nell’euro, antieuropei da secoli e con una vocazione geo-economica diretta verso l’ex area del Commonwealth) uscire dall’Unione Europea. Se Italexit deve essere, varrebbe la pena scatenare un’epopea senza avere un progetto nazionale chiaro? Pertanto Italexit non sarà, anche perché né Lega né Fdi la vogliono.
Forse dovremmo ripartire per gradi. Si vocifera da anni che dopo Tangentopoli saremmo entrati nella Seconda Repubblica e poi, con la fine del bipolarismo causato dal M5S, nella Terza. Possono essere trovate giornalistiche o analisi politologiche condizionate dal sistema elettorale, ma la realtà è che siamo ancora fermi alla Prima.
Una qualsiasi rifondazione nazionale deve passare necessariamente attraverso una riforma della Costituzione per dare finalmente vita, ma per davvero, ad una Nuova Repubblica.
“Una qualsiasi rifondazione nazionale deve passare necessariamente attraverso una riforma della Costituzione per dare finalmente vita, ma per davvero, ad una Nuova Repubblica.”: perfettamente d’accordo. Abbiamo una costituzione (detta “la più bella del mondo”) troppo lunga e farraginosa, troppo universalista e che nega l’identità nazionale e religiosa del Paese. Impedisce di fare scelte politiche importanti perché mette troppi paletti ridocoli. Ma guai a dire queste cose, poi quelli dell’ANPI insorgono e rompono gli zebedei con i soliti epiteti del tipo “fascista!”.
Qui bisogna pensare a sopravvivere, socialmente ed economicamente, in questo periodo di pandemia che mi sa durerà ancora parecchio nel mondo. Altro che uscire da NATO ed Europa! Abbiamo bisogno di solidarietà, anche se, ovviamente, tutto ha un prezzo… Chi puntasse sull’uscita da UE e Alleanza Atlantica non vincerebbe mai, perchè sarebbe un suicidio come quello del 1940. Riformare la Costituzione certo, ma senza le ossa rotte, la fame, le rivolte sociali, e con una chiara maggioranza in Parlamento, che per ora risiede nei sogni.
d’accordo con Werner, è una costituzione ormai invecchiata, non più adatta ai nostri tempi, che si regge su inutili e paralizzanti doppioni: due camere, Stato e Regioni, Capo dello Stato e capo del Governo, ecc…
Nuova Repubblica, nuova Costituzione, nuovi progetti, rifondazione nazionale, Italexit si Italexeit no, costituzione “più bella del mondo”, costituzione inadeguata ect..ect. Domandina: ma di tutte queste cose da quanto tempo se ne parla? E’ chi le dovrebbe fare? I partiti politici..chiedere al potere di riformare se stesso? Tramite elezioni che esprimono la volontà del popolo? Secondo voi se il nostro/vostro parere contasse qualcosa,il nostro voto avrebbe il peso per cambiare il sistema? Ma il difensore della Costituzione e della legalità, Il presidente della Repubblica, è votato dal popolo o dai partiti? I partiti politici rispecchiano la moralità sociale o viceversa?
Chi deve cambiare non sono loro, non è il potere, ma noi. Bisogna avere coraggio, volontà e nulla da perdere. Rispecchiamo queste condizioni? Abbiamo almeno la forza di scendere in piazza come i Francesi?
O forse rispecchiamo : Vivi e lascia vivere e ognuno per se?
L’ultimo che ha tentato una riforma (parziale) della Costituzione, Renzi, è stato mandato a casa! Per una riforma serve un ampio consenso, quello che ora non ha nessuno…
Il nostro sistema politico non va, ma in Germania, molto simile al nostro, funziona dal 1949!
La nostra Costituzione ha alla base due intese fondamentali: quella dell’accordo di fondo tra cattolici e marxisti e quella dell’ ‘antiautoritarismo’, frammentando l’esercizio del potere e rendendolo, di fatto, poco incisivo (aggravato dall’istituzione delle Regioni). Il garantismo di fondo (sia pure con le leggi liberticide, tipo Scelba e Mancino, eccessi particolaristici e strapotere dal 1992 di una magistratura politicamente schierata) è stato sostanzialmente salvaguardato e, quindi, da lì occorre ripartire. Io avrei terrore di un regime presidenziale, che non esiste in Europa da nessuna parte. Quello francese è un semi-presidenzialismo con maggioritario secco che premia sempre gli stessi. Da evitare.
GIUSEPPE, sei stato perfetto nel descrivere la realtà politica comportamentale Italianeggiante,al di fuori dal solito chiacchiericcio (riempitivo!!)