Ci siamo: uno degli scogli contro i quali rischiava d’infrangersi la navicella del cosiddetto “decreto liquidità” sembra essere stato superato, e ora è in vista il porto da dove partiranno cisterne – elicotteri? – di denaro per fronteggiare bisogni immediati e avviare investimenti oculati (mah…), insomma, per consentire alla nostra società provata dal virus di rimettersi in piedi e ripartire.
Lo scoglio della suddetta metafora si chiama “regolarizzazione” delle colf e badanti e, soprattutto, degli addetti alla raccolta di frutta e ortaggi, provvedimento urgente a detta di tutti gli interessati e molto contestato dal centrodestra. Aldilà degli schieramenti, è mio parere che tutte le volte in cui le pubbliche istituzioni procedono a sanatorie, regolarizzazioni, condoni e affini (per non parlare del pagamento di riscatti!), ci troviamo di fronte all’inadeguatezza e alla sconfitta dello Stato.
Tasse, edilizia, permessi di soggiorno, qualcosa non è andato nel normale funzionamento della macchina dello Stato. Cosa è mancato, cosa manca? Per esempio, i controlli e la lungimiranza, vale a dire una visione a lungo termine, sempre subordinata all’esigenza di turno, che impone di far fronte a un’emergenza magari prevedibile. Ma, visto che oggi parliamo di agricoltura e di illegalità – sì, di illegalità, non di irregolarità – vale la pena di svolgere qualche considerazione sul tema.
“I lavori che gli italiani non vogliono più fare”
Da tempo, si dice, gli italiani non vogliono più fare certi lavori. Spesso però si trascura di aggiungere, in un paese con la disoccupazione giovanile a due cifre: non vogliono farlo a certe condizioni che, nel caso della raccolta, assomiglia molto alla schiavitù. Le tv in questi giorni ci hanno riempito di servizi in cui si alternavano frutteti e campi di pomodori a rischio di rovina e baraccopoli indegne delle periferie di Nuova Delhi e di Manila, interviste con imprenditori agricoli seri e responsabili ed altre con soggetti a dir poco equivoci.
Insomma: esistono o no leggi efficaci contro il caporalato? E se sì, perché accanto alle misure in positivo, non si procede a quelle in negativo, cioè ad una più capillare presenza dello Stato e alla repressione dei fenomeni malavitosi? E ancora: nessuno sapeva che sarebbe venuto il momento della raccolta (e qui, forse, è stata flebile la voce degli imprenditori di settore)? Capisco il blocco dei voli e la paura del contagio da Covid, che hanno impedito a tanti stagionali di tornare in Italia, ma mi sembra che ci si sia mossi comunque in ritardo e che il rimedio individuato – la regolarizzazione – risolva solo in parte.
Intanto, è stato fatto notare come le procedure di riconoscimento e la trafila burocratica per i permessi di soggiorno temporaneo rischino di vanificare questi interventi (i frutti vanno raccolti ora, i permessi potrebbero arrivare fra un mese o due); e poi, sono stati trascurati bacini alternativi di lavoratori immediatamente disponibili, quali quelli delle liste di disoccupati o occupati temporanei INPS e quelli dei percettori del reddito di cittadinanza.
Certo, anche per gli stagionali dell’agricoltura c’è un problema di competenze, ma intervenendo per tempo forse si poteva addestrare un numero sufficiente di addetti. Anche la questione dei corridoi verdi, quelli che avrebbero consentito a chi aveva già lavorato da noi e poi era rientrato a fine stagione nei paesi d’origine – per lo più balcanici o nordafricani – è stata affrontata con ritardo, a differenza da quanto ha fatto, ad esempio, la Germania.
E poi?
Ancora: che ne sarà di questi regolarizzati? Fra le motivazioni a favore, si dice che diverranno “visibili” coloro che prima, già dimoranti – Dio sa dove e come – nella nostra Italia, erano – e sono tuttora – “invisibili” (ma il nostro generoso welfare già li trattava). Quali saranno però i limiti di questa nuova “visibilità”? Avranno alloggi decenti? Saranno sottratti alle angherie dei “caporali”? Avranno tutte le coperture e le provvidenze degli altri lavoratori, a partire dal “giusto salario”? Saranno indotti a restare e magari a farsi raggiungere dalle famiglie? Tutti interrogativi ai quali, mi sembra, il decreto in via di approvazione – mentre scrivo – non dà risposte; interrogativi, si badi bene, che riguardano anche cittadini italiani essi stessi “invisibili”.
Sullo sfondo, le questioni della cittadinanza e dei flussi migratori e, con questi, della complicità di fatto con i trafficanti di esseri umani (perché molti di questi poveri disgraziati africani sono stati oggetto della ignobile tratta). E anche in questo campo, l’emergenza Covid non sia pretesto per l’inazione governativa e diplomatica: visto che i clandestini o irregolari che dir si voglia non riusciamo a rimpatriarli (e spesso nemmeno a identificarli), vogliamo riprendere contatti seri con i paesi d’origine? Vogliamo evitare che ogni provvedimento civile e umanitario, sovente doveroso, venga interpretato e sfruttato come segno di debolezza dello Stato e di incentivo di fatto per un’immigrazione incontrollata?
Come si vede, la “regolarizzazione” in questione è sola una parte del problema; quindi, si proceda pure con le iniziative volte ad alleviare situazioni di disagio barbarico, ad evitare guerre fra poveri, a recuperare senso della giustizia e dell’umanità, ma si avviino a soluzione i problemi di fondo, quelli che c’erano già prima della pandemia e che ci ritroveremo, aggravati dalla conseguente crisi economica, dopo gli ultimi fuochi del coronavirus.
In Italia regolarizziamo sempre tutti…
Già negli anni ’90 un amico di Torino, concessionario Olivetti, mi raccontava che non trovava più italiani per vendere macchine per ufficio, quelle che io vendevo nel 1969…. Aveva assunto due egiziani…
Poche balle, non prendiamoci in giro, gli italiani di oggi rifiutano a priori il 70-80% dei lavori disponibili. Questo nel nord. Altro che caporalato ed ortaggi…
No, forse non si è ancora del tutto preso coscienza di quanto accaduto. Il PD ha fatto scacco matto (grazie ai pavidi collaborazionisti pentaminchioni), ha chiuso il cerchio , dopo quanto fatto con operazioni come “Mare Nostrum”, finalizzate a portare in Italia quanti più subsahariani possibile. Il secondo passo è rappresentato proprio dalla regolarizzazione di questa massa di persone che non avrebbe avuto neanche il diritto di mettere piede sulle nostre coste ; poi con i ricongiungimenti familiari, l’africanizzazione parziale del nostro paese sarà completata (considerato che gli sbarchi massicci , con questo governo, continueranno a tappe forzate).Voterò alle prossime elezioni, giusto perché progressisti e voltagabbana pentastellati mi fanno vomitare. Ma la battaglia ( una di quelle che aveva più senso combattere) è (forse )definitivamente persa…
Intanto questa sera è passata l’ennesima sanatoria di immigrati irregolari, circa 600 mila, come richiesto dal Ministro dell’Agricoltura. Ora vedremo quanti di questi andranno per davvero a lavorare nei campi o nei servizi domestici. Sono 34 anni che lo Stato italiano, indipendentemente dalla fazione politica al governo, affronta il problema della permanenza di immigrati regolari nel nostro territorio procedendo con la sanatoria. Il che dimostra, semmai ce ne fosse stato bisogno, la sua totale inefficienza. Nonché la sua totale resa dell’illegalità, che va contrastata non resa legale. É un po’ come se per eliminare la piaga delle rapine e dei furti in casa, invece di reprimere con la cattura dei malviventi e sanzionarli seriamente col carcere, si affrontasse il problema cancellando questi reati dal codice penale.
Werner. Lo so e ti capisco. Ma tu sul serio hai pensato ad un Paese diverso?
Aveva ragione Gustavo Rol quando all’epoca disse “che nel 2025 in Italia vi saranno il 60% di persone “di colore” e il 40% di bianchi.” Per come stanno andando le cose, questa “profezia” non appare più così improbabile come fu giudicata al tempo(1990 se non sbaglio)…
La politica italiana è in mano a cialtroni controllati dalle solite lobby. L’amico Salvini aveva promesso di espellere 600 mila immigrati irregolari; arrivato al Viminale non fece nulla e a domanda rispose che ‘gli irregolari se ne sono andati da soli’. Il centrodestra fece la stessa cosa con Maroni e Tremonti.il discorso dell’agricoltura meriterebbe una trattazione a se stante: o si sottopagano i lavoratori o la merce va fuori mercato e non lo compera nessuno.nella Prima repubblica si aiutavano (giustamente per l’epoca) i coltivatori diretti , oggi purtroppo non ce lo possiamo più permettere.
@Guidobono
Ma guarda sono nato nei cosiddetti “anni di fango”, come ebbe a definirli Montanelli, e la classe politica della Seconda Repubblica (perché la Terza non è mai iniziata) si dimostra peggio della Prima. Quindi un cambiamento c’è stato, ma in senso peggiorativo.
@Stefano
Il 2025 sarà fra cinque anni, e indubbiamente se si continuano a permettere sbarchi massicci, regolarizzazioni di clandestini afroislamici e ricongiungimenti familiari, la loro presenza sul nostro territorio potrebbe raggiungere sicuramente il 20%. Inoltre, possiamo stare certi che gli immigrati extracomunitari regolari che vivono qui da decenni, molti dei quali beneficiari delle precedenti sanatorie, bluffano fingendo di essere dalla parte della legalità e dello Stato che li ospita, in realtà a loro fa piacere eccome che i loro simili vengano in massa, perché così si sentono più a casa. Quei regolari che a Salvini piacciono.
@Gallarò
Addirittura quando Salvini era al Viminale, improvvisamente gli irregolari erano diventati 90 mila. Balle.
Sono felicissimo che siano stati regolarizzati 600.000 nostri fratelli clandestini.Cosi si potranno raccogliere i pomodori , carciofi,barbabietole ed altri prodotti della terra.Questi prodotti sono già più cari che a Los Angeles, Londra,Zurigo figurarsi dopo.Certamente bisognerà pagarli in conformità di legge.Cosi arriveranno i stessi prodotti sotto costo da Marocco Tunisia Egitto etc,ove non esistono regole retributive.Fanno bene i nostri fratelli reclamare i loro sacrosanti diritti, sebbene non lo facciamo nei loro paesi.Sono altresì contentissimo che i 600.000 poi saranno raggiunti dai loro famigliari così saranno 1800.000 che si aggiungeranno agli altri milioni di Africani sempre mostri fratelli.Se poi calcoliamo che la stagione del raccolto dura pochi mesi,ed il costo per un appartamento,il servizio sanitario,scuola per i figli,contributi previdenziali, e sussidi di mantenimento vari gli ortaggi ci costerebbero un’enormità.Ed il debito dello stato(delle banane) aumenterà enormemente aumenteranno gli interessi da pagare togliendo investimenti ..Scuola,ospedali, infrastrutture etc.etc.pero’ fa niente,paghiamo per essere democratici libertari ed il nostro futuro sarà roseo,anzi arcobaleno per non offendere nessuno.Sopratutto essere seri è una perdita di tempo…
L’abate antonio Genovesi, grande economista, riformatore, docente all’Università di Napoli nel ‘700, nei suoi progetti ri riforma economico-sociale attaccava, tra l’altro, mendicità e parassitismo. Mi è rimasto impresso quando consigliava alle autorità civili del suo tempo l’uso della mano pesante, in particolare “sode legnate all’uso militare, non ridicole frustate!” Il riformismo da noi non è …mai passato!
L’Italia è l’Impero della Sanatoria, delle lacrime facilissime, del cialtronismo nullafacente, dell’esibizionismo sfrenato… Mai il senso della misura, da Garibaldi a Starace, ai vaffanculisti d’oggi…Mali secolari ed inguaribili….