Il complotto
La riunione si svolse a porte chiuse. Era stata classificata come segretissima ed erano state prese tutte le possibili precauzioni. Nessun giornalista, nessun microfono, nessun resoconto, nessun verbale. E nessuna segretaria. Vi parteciparono solo alcuni capi delle grandi potenze, alcuni esponenti della finanza mondiale e dell’industria, alcuni rappresentanti di quell’un per cento di persone che detiene il novanta per cento della ricchezza mondiale.
Era stata l’estate più calda in un secolo. Torrida. Eppure l’autunno incipiente offriva la dolcezza dei suoi frutti e dei suoi cieli. Le notizie però non erano buone, i volti dei partecipanti erano tesi, preoccupati, allarmati. Tutti i rapporti dei tecnici, degli economisti, degli scienziati convenivano sulla data: 2021. Divergevano solo nell’indicazione del mese e del giorno. Perfino gli avventisti si erano sbilanciati su quella data. E il più noto esperto di lingue antiche del mondo aveva svelato l’errore fatto nel decriptare la profezia dei Maia, non si trattava del 2012, bensì del 2021! Non c’erano ormai più dubbi. Tutto convergeva. Quel che era certo è che di lì a due anni il grande meccanismo della produzione e del consumo e il disperante gioco della borsa si sarebbe inceppato. La curva di Huppert, nessuno se n’era accorto, era stata superata da un pezzo e in capo a un anno, o per i più ottimisti, due anni, la catastrofe sarebbe certamente piombata su di loro, avrebbe assunto un andamento crescente, inarrestabile, planetario. Ci sarebbe stato petrolio sufficiente, forse, solo a soddisfare i bisogni di pochissimi milioni di uomini, condannando tutto il resto dell’umanità alla disperazione, alla fame, al cannibalismo o alla morte per inedia. Né d’altra parte, in così breve tempo, le fonti alternative, lo stile equilibrato di vita, il contenimento della crescita demografica ed economica, tutte le misure così tanto caldamente e così invano raccomandate dagli ambientalisti e dai religiosi, si sarebbero potute adottare con qualche successo per invertire la rotta. Troppo poco era il tempo rimasto! Lo spettro di conflitti inimmaginabili, di un disordine planetario, di un azzeramento dei profitti e della scomparsa dell’alto e frivolo tenore di vita di tanti sembrava materializzarsi nei volti e nelle fisionomie degli astanti. Insomma un ritorno forzato e repentino all’età della pietra era certo. Che fare? Si sarebbe dovuto, più che dimezzare, abbattere la produzione di petrolio, impedire a centinaia e centinaia di milioni di uomini e di donne di muoversi con le auto, con gli aerei, con i trasporti pubblici, arrestare in buona parte il settore petrolchimico, limitare drasticamente i consumi… solo così si sarebbe guadagnato tempo per tentare una transizione e per non perdere tutto. Va bene, ma come fare? Lo sconforto e la costernazione alitavano su quei volti cerei, incarogniti, immusoniti, che assai raramente si aprivano ad un sorriso. E adesso era questione di vita o di morte.
«Forse una soluzione c’è.»
Tutti, un po’ speranzosi un po’ increduli, come naufraghi che si aggrappano ad un tronco d’albero, ad una tavola di legno, ad un salvagente si voltarono verso l’anziano uomo col viso dai tratti orientali che aveva pronunciato quelle parole.
«Se ci fosse un evento, un dannato evento…», continuò l’uomo dagli occhi a mandorla, «ecco, un deprecabile errore umano, per cui un virus letale fuggisse da un laboratorio… la paura terrebbe confinata in casa la gran parte della popolazione… rimarrebbero a lavorare solo le filiere alimentari e i governi… avremmo gioco facile e tutto il tempo che vogliamo…. almeno fino a quando non annunciassimo di aver trovato un provvidenziale vaccino…»
«E il vaccino, c’è già?», chiese per scrupolo l’uomo che presiedeva l’illustre consesso.
L’uomo con gli occhi a mandorla non si scompose. Il suo viso si atteggiò a un sorriso enigmatico, che tutti interpretarono come un sì.
«Il nostro governo, ad ogni buon conto, è già pronto a questa evenienza, è pronto ad adottare tutte le misure necessarie.»
«Ci vorrebbe un governo di scienziati…», biascicò il presidente.
L’idea fece immediatamente breccia. La storia ci insegna come le dittature economiche si siano spesso celate dietro forme democratiche e, qualche volta, dietro forme totalitarie, soprattutto in Oriente. Ora, però, balenava nelle menti qualcosa di nuovo, di inedito, una nuova forma tecnocratica, una sorta di dittatura sanitaria.
Era già notte fonda quando la riunione terminò. Un pipistrello impaurito o incauto batté violentemente contro la grande vetrata della sala conferenze. Si volsero tutti a quel rumore. Qualcosa di terribile stava per accadere. Lo si sentiva nell’aria.
Bel racconto. Il governo dei medici certo proprio così e chissà quanto durerà. Miserere nobis