Questa immagine viene dalla sezione “competenze” del profilo LinkedIn. È molto eloquente, parla da sola, ma vorrei aggiungere qualcosa.
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha predisposto una “task force per guidare il paese attraverso la “fase 2” dell’emergenza. Questa squadra è composta da “esperti” fra i settori più disparati ed infatti vi troviamo avvocati, economisti (chi l’avrebbe mai detto!), psicologi, esperti di statistica, manager (che plaudono all’operato criminale della Troika in Grecia) ma, guarda un po’, nemmeno un filosofo.
Niente di strano voi direte; ma invece qualcosa di strano c’è. Io personalmente mi aspettavo un cambio di rotta da questo Presidente che appena un anno fa si recava in visita dal Professore Emanuele Severino, filosofo, nella sua dimora. Io mi aspettavo un cambio di rotta perché proprio in un momento come questo, in cui mai come prima ci accorgiamo che i vecchi schemi non funzionano più, ci mettiamo a riprodurli identici al passato. Sì, sono deluso caro Presidente Conte, molto deluso.
Oltre ad essere deluso, in quanto studente di filosofia in Italia, sono anche scoraggiato. “Servono i tecnici! Serve concretezza in tempi di crisi!” Questo mi si risponderà. Ma non siamo arrivati a questo tragico punto proprio perché siamo stati fin troppo “concreti” fino ad ora? Gli esperimenti nei laboratori sfuggono di mano proprio perché, “forse”, i comitati etici che ne dovrebbero guidare e sorvegliare l’operato sono assenti e deboli e svuotati di senso. E chi dovrebbe comporre questi comitati etici se non i filosofi? Filosofi morali? (Non moralisti, badate bene) Forse. Filosofi della scienza? Sicuramente. Filosofi politici? Perché no? Tra politica e filosofia politica c’è un abisso ed è proprio in quello iato enorme che si crea lo spazio della riflessione e del compromesso fra quello che è “doveroso” fare e quello che è “fattibile”. Eliminati questi spazi, questi “abissi”, rimane solo il terreno del fattibile a dettare il ritmo delle nostre vite. Svuotati di un “oltre” viviamo come animali ipertecnologizzati incapaci di andare oltre l’istinto, oltre l’emergenza. Gli animali vivono in balia dell’emergenza perché vivono in balia dei propri istinti (e nemmeno tutti gli animali tra l’altro). Tornando a noi, mi rendo conto che quegli “abissi” costano ma le conseguenze di non prevedere quegli spazi nelle nostre comunità politiche costano sicuramente di più: enormemente di più. Quindi, di nuovo, non sappiamo pensare a lungo termine, votati ai benefici immediati, al risparmio da bottega, come bestie cieche al concetto di umanità, cieche agli “universali” andiamo a costruire il “mondo di domani”. Nel senso che durerà solo un giorno giusto? Dati i presupposti, credo di sì.
Ma quindi, cosa fa il filosofo? Alla fine bisognerà pure arrivare a qualche conclusione perché per quanto sia cieco il capo di questa task force nel pensare certe cose sulla crisi greca e sul capitalismo in generale almeno lui “fa” qualcosa, prende delle decisioni, tutte sbagliate ovviamente, ma le prende: muove la Storia. E il filosofo? Il filosofo dice “no”. Non può fare altro, almeno inizialmente. Il filosofo dice: “fermi tutti, siamo sicuri che sia la decisione migliore per tutte le parti in campo?” Perché il filosofo, se è un buon filosofo, ha una dote che spicca fra le altre: la capacità di astrazione, la capacità di universalizzare pratiche che molti faticano a vedere applicate al di là del proprio giardino. In breve, la capacità di uscire da sé stesso. Per questo Socrate mina alle radici la salda costituzione della polìs ateniese, a forza di uscirne fuori e di metterla sottosopra e di guardarla di traverso e di sbieco e in contrasto con le altre polìs (esistenti e non) non ne lascia che qualche brandello. L’intelletto disseziona l’oggetto di studio, non può fare altro: per questo Socrate viene ucciso. Mette a nudo e squarta la bella Atene e rivela visceri e contraddizioni vergognose dei suoi cittadini. Che vergogna! A morte il filosofo! Bruciamo Giordano Bruno in piazza! Massacriamo di botte Pasolini!
Ora non serve più quella violenza, semplicemente ti tirano fuori dal dibattito ma la paura nei confronti del filosofo è rimasta. “Pazzo, immorale, scostumato, indecente” etc etc Tutto vero aggiungo io; ma lasciatemi dire una cosa adesso su questa “task force” del governo. Non si arriverà a nessun buon risultato se si toglie quella parte di “pazzia” e “tormento” che solo la filosofia può portare. Non si può mettere in mano un paese a un filosofo (come vorrebbe Platone) ma non si può nemmeno escludere il suo contributo dalla polìs perché la città poi sarà vuota. Atene non è mai tornata agli antichi splendori dopo l’uccisione di Socrate: hanno tolto l’ingranaggio fastidioso, quello che si inceppava sempre, e la macchina è crollata.
In questo momento in cui tutti i vecchi posti svaniscono, i vecchi ruoli diventano inadeguati e le vecchie pratiche non hanno più senso chi sarà più adatto a guidare la transizione se non proprio colui che un “posto” vero e proprio non ce l’ha mai avuto? Colui che un ruolo preciso non l’ha mai trovato?
Il filosofo è abituato al vuoto, l’incertezza è la sua materia, ed ora che il vuoto riguarda proprio tutti finalmente i suoi discorsi iniziano a sembrare meno assurdi del solito.
info@barbadillo.it
Condivisibile
Basta dire che Sergio Marchionne ( non è una sua apologia ma solo cronaca) ha sempre definito la sua laurea in filosofia quella fondamentale per la sua formazione e per la sua attività manageriale
una citazione di Ortega y Gasset: “il politico diventa nervoso quando il filosofo sale alla ribalta per dire ciò che vi è da dire sui temi politici”
Ma perchè volete sporcare la nobile corporazione dei filosofi con questa feccia?
ah ah… condivido la domanda di guidobono!
Sì la filosofia in questo governicchio. A Montecitorio il titolare è un laureato in scienze della comunicazione con una tesi sulla canzone neomelodica napoletana…