La storia è per natura semper reformanda, ma i casi di Ernst Nolte, dell’ anglo-russo Nikolai Dmitrevic Tolstoy Miloslavsky (discendente di Leone) che criticò in alcuni saggi la decisione di Churchill di consegnare a sovietici e jugoslavi – per essere uccisi – i loro connazionali prigionieri di guerra dell’Asse in violazione delle Convenzioni di Ginevra e di altri, como appunto Suvorov, mostrano quanto caro costi cozzare contro gli svariati muri di gomma delle ‘Vulgate’. La ricerca storica è tuttora monopolizzata dai cascami della propaganda della WWII, dalle ideologiche ‘verità ufficiali’ e virtù che non intendono cedere neppure un passo. La libertà di parola, di analisi e di scrittura soffre censure incessanti, ha prezzi alti, non solo in Italia. L’abbiamo visto con De Felice che ‘desacralizzò’ la Resistenza e non fu mai perdonato dalle attempate vestali della stessa.
Vale per l’Italia, ma più in generale per l’Occidente, ove ‘revisionista’ è diventata un’etichetta sinonimo di ‘nazistoide’ o ‘antisemita’, affibiata con abbondanza agli avversari della ‘verità’ da un’intelligenza liberal o comunistoide, faziosa ed intollerante. L’opera di Suvorov su Hitler e Stalin, due personaggi infami, orrore e vergogna dell’umanità, autorizzava sul piano teorico una certa identificazione di marxismo e nazismo, che gli storici di sinistra non potevano accettare, convinti che la prima è un’ideologia, pur difettosa, per la liberazione dell’uomo dallo sfruttamento; la seconda del tutto condannabile, basata sul razzismo, su teoremi di schiavitù, sul predominio di una razza. Anche se all’epoca il razzismo era ovunque diffuso, a partire dagli USA.
Neppure Suvorov poteva piacere a molti Oltreatlantico, non solo in quanto ‘revisionista’, ma perchè ridimensionava, in qualche modo, sia il ruolo dell’ ‘Arsenale della Democrazia’ della macchina propagandistica – sempre in attività a pieno regime – sia quello delle Forze Armate germaniche, che erano state ‘superbe e magnifiche’, impegnando duramente le coraggiose truppe statunitensi. A Washington sopravvive l’epica da Far West e la propria Realpolitik ha nome Etica.
Tuttavia, alcune recensioni sono state dei veri contributi scientifici alla comprensione del ‘caso Suvorov’: non solo quella di Enzo Bettiza, ma pure quella di Massimo Caprara su il Giornale del 6 novembre 2000, più le anticipazioni di Lia Wainstein su La Stampa (del 1° aprile 1986) e di Vittorio Strada sul Corriere della Sera del 10 agosto 1996, il quale introdusse e tradusse un documento pubblicato con due titoli inequivocabili. Cioè, ‘Stalin: si sbranino pure, poi arriveremo noi’ e ‘È interesse dell’Urss che scoppi la guerra fra il Reich e gli anglo-francesi’. La dottrina del ‘comunismo in un solo Paese’ era valida nel breve periodo; sul medio e su quello lungo, gli scopi finali di Stalin si spingevano molto più lontano, a tutta l’Europa ed a parte del mondo. Il resto sarebbe venuto poco a poco, grazie all’azione dei partiti comunisti locali: ovunque essi erano pronti a eseguire qualunque ordine di Stalin. A Barcellona per fucilare gli anarchici, a migliaia; a Città del Messico per assassinare Trockij. I Togliatti, gli Ulbricht, il polacco Bolesław Bierut, la rumena Ana Pauker, il bulgaro Georgi Dimitrov ecc., quasi tutti i dirigenti dei futuri ‘Stati Satelliti’ o aspiranti tali, erano cittadini sovietici o avevano risieduto per molti anni in URSS, diventandone parte integrante. Se l’Unione Sovietica non è poi riuscita a conquistare l’Europa ed il mondo, ha però occupato metà del continente europeo, fino all’Elba ed ai confini austriaci, e una parte consistente di quello asiatico, almeno come lealtà iniziale o transitoria, politica ed ideologica. Non male, se si pensa che, fino all’ultimo, i comunisti occidentali hanno sostenuto, anche in sede storiografica, che Stalin non aveva mai avuto scopi che non fossero di natura puramente difensiva, che il patto Molotov-Ribbentrop dell’agosto 1939 aveva unicamente queste finalità…
Per contro, la vitalità del mito staliniano, allora già cinquantenario, della “Grande Guerra Patriottica del popolo sovietico”, è continuamente oggi evocata sui siti ufficiali o ufficiosi del Governo Russo, da Sputnik a Madre Russia, dall’ex Direttore del FSB (ex KGB) Vladimir Putin, da oltre 20 anni uomo forte dell’impero, da quando egli ha ripristinato la Guerra Fredda e, con una chiara finalità di restaurazione futura, reso molteplici omaggi all’URSS, soprattutto nella ‘Grande Guerra Patriottica’: “quando il popolo sovietico fu in grado di sconfiggere un nemico crudele e molto forte. Tutto il popolo sovietico, tutte le regioni che componevano l’immensa Unione Sovietica contribuirono al raggiungimento della vittoria finale”. La tesi di Viktor Suvorov che “Stalin stava preparando la Seconda guerra mondiale e l’assalto all’Europa” risulta pertanto sacrilega, non solo eretica, agli occhi di Putin, nonché di molti ‘sovranisti’ europei antiatlantici, oggi sedotti dallo specchietto ‘Dio, Patria, Famiglia’ dell’inquilino del Cremlino.
Suvorov poneva anche un’altra questione: chi, dunque, ha vinto la Seconda Guerra Mondiale? Secondo lui, Stalin l’aveva persa: aveva ricevuto sotto il proprio dominio ‘solo’ una parte d’Europa (a partire dal bottino del 1940: le Repubbliche Baltiche, Carelia, Bessarabia, i territori già annessi dalla Polonia dopo il conflitto del 1919-’21), l’occupazione dell’Est europeo nel ’45, il Patto di Varsavia, il che ha reso impossibile l’assalto al resto del mondo ‘non sovietico’. Il mondo democratico sopravvisse, e questa è stato, infine, la causa della fine inevitabile dell’Unione Sovietica. “La tesi centrale del mio libro” – disse – è che “fino all’Operazione Barbarossa, Hitler e Stalin erano percepiti diversamente da come ora ci s’immagina: il primo l’uomo nero, il secondo la sua povera vittima. Erano invece due uomini perfettamente uguali”.
In La mentalità comunista (Spirali, 2001) antologia di ex dissidenti, Viktor Suvorov aggiungeva:
“Se siete davvero intenzionati a salvare il vostro Paese e l’Europa dal totalitarismo, dovrete prima di tutto mutare radicalmente il vostro atteggiamento nei confronti del comunismo sovietico. Ma questo potrà avvenire soltanto se ci sarà un processo, se si apriranno gli archivi e il mondo potrà finalmente vedere per intero la vastità dei crimini del comunismo”.
Il giornalista Marco Respinti intervistò Viktor Suvorov nel novembre 2000, ricavandone un articolo per Tempi: ‘Perché difendete ancora l’inferno terrestre?’
“Se il ‘revisionista’ è un ex agente dei servizi segreti militari dell’URSS. E dalle nostre parti, per timore di incorrere nelle scomuniche della religione (dell’antifascismo), si dubita ancora dell’opportunità di correggere certi manuali di falsificazione della storia. ‘L’arte in cui eccellevamo noi sovietici’, rammenta Suvorov. Stalin voleva tutta l’Europa, Hitler lo ha battuto sul tempo. Il’ rompighiaccio’: ovvero, Hitler usato da Stalin come grimaldello per divellere l’Europa (mentre l’America guarda inane) e poi chiudere il cerchio. Stalin temeva l’intervento angloamericano, ma sperava di dissimulare le proprie vere intenzioni. Gli USA gli credono, e in poco tempo il ‘piccolo padre’ conquista tutta l’Europa dell’Est e mezza Asia. Gli Stati Uniti hanno agito in maniera soft prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Il presidente Roosevelt era letteralmente succube di Stalin. Affascinato, stregato. È chiarissimo fino a Yalta compresa”. (https://www.tempi.it/perch-difendete-ancora-linferno-terrestre).
Certo, Roosevelt odiava visceralmente i tedeschi, in modo poco razionale, ma assoluto.
L’8 Ottobre 2012 Alberto Rosselli, un giornalista e saggista di storia che collabora con numerosi quotidiani italiani ed esteri e su svariati siti internet, scriveva in Storia Verità ‘Le verità scomode di Viktor Suvorov. Ad iniziare la guerra fu Stalin’:
“Nella storia dell’URSS c’era da sempre un capitolo particolare, quello del 1941-45. La sconfitta del nazismo non permise che in URSS sparisse dal linguaggio comune il termine ‘patria’. Resterà per sempre che Hitler ha invaso l’URSS e Stalin è entrato a Berlino da vincitore. È possibile però analizzare i fatti spogliandoli dell’abituale confezione ideologica. Per farlo, essendo sovietici come Viktor Suvorov, essendo militari di carriera e figli di un eroe di quella guerra, soltanto il coraggio forse non sarebbe bastato: ci voleva la ferma convinzione d’essere scelti dal destino. Viktor Suvorov è l’uomo dal destino particolare: la sua missione gli è venuta incontro. Ha captato il marciume come l’Amleto nel regno della Danimarca. Ha scoperto non solo scheletri, ma anche cadaveri nell’armadio. Le prime domande, nate all’epoca della scuola militare, hanno determinato poi la fuga del brillante ufficiale dei servizi segreti sovietici nel 1978. Nel 1985 vede la luce il suo primo articolo ed oggi, a distanza di 15 anni, i cinque saggi fondamentali di Suvorov sono tradotti in 20 lingue ed hanno superato le decine di edizioni. Leggerli è estremamente interessante. Militare di professione, l’autore carica il testo di fatti come caricherebbe una mitragliatrice di proiettili, di cui non c’è uno a salve e tutti quanti centrano l’obiettivo. L’analista dei servizi segreti, l’autore prende i fatti da sempre conosciuti, pubblicati sotto l’occhio vigile della censura sovietica, e li colloca in cronologie stereometriche, a scacchiera”.
E giunge alla spiegazione logica delle catastrofiche sconfitte dell’Armata Rossa nel ’41:
“Di quell’armata per costruire la quale il popolo del paese più vasto del mondo e ricchissimo, in soli 20 anni è stato ridotto al cannibalismo. Il libro di Suvorov è un libro aperto in tutti i sensi, perché tutto il materiale con cui opera l’autore è sugli scaffali, è accessibile e verificabile. L’epigrafe al metodo con cui opera Suvorov potrebbe essere ‘elementare, Watson’. È una lettura coinvolgente, anche solo con questo materiale, perché per Suvorov rimane tuttora chiuso l’intero l’archivio della Wehrmacht, che era trofeo di guerra ed è tuttora custodito gelosamente dalle autorità russe nel deposito di Podolsk.Qualcuno, per vari motivi, prima di tutto per capovolgere le teorie di Suvorov, ne ha avuto l’accesso, ma finora non si è realizzato nemmeno un tentativo di dare un quadro storico diverso da quello costruito da Suvorov. (…) Le pubblicazioni di Suvorov hanno dato vita ad un fenomeno straordinario: da decenni lui riceve un numero astronomico di lettere da tutto il mondo, scritte dai partecipanti alla seconda guerra mondiale, nonché dai loro figli e nipoti, le lettere che aggiungono dettagli e particolari alla scacchiera storica ricostruita da Suvorov,un contributo enorme e prezioso alla storia del nostro secolo”.
(http://www.storiaverita.org/2012/10/08/le-verita%E2%80%99-scomode-di-viktor-suvorov).
Francesco Lamendola, nato ad Udine nel 1956, autore di saggi storici e filosofici, in Hitler manovale di Stalin (“Nuova Italia”, 4.IX.2015), tornava più tardi sulla tesi di Rezun–Suvorov. Il dittatore decise di puntare su Hitler – sbarazzandosene nel progetto alla fine – favorendo il riarmo tedesco e stipulando il patto di non aggressione del’39 che di fatto diede avvio alla seconda guerra mondiale. Egli vedeva lucidamente, da buon erede degli Zar, che mai come allora, dai tempi della campagna contro Napoleone del 1814, la Russia aveva le carte buone per spingersi fino all’Atlantico e porre l’intero continente sotto il suo protettorato. Nel 1939, più ancora che nel 1914, era questa la posta in gioco. E nessuna potenza come l’Unione Sovietica vi si stava preparando, silenziosamente, ma metodicamente, inflessibilmente:
“Sono ormai note, ed estremamentecontroverse, le tesi del russo Viktor Suvorov circa le origini e gli sviluppi della seconda guerra mondiale, che si possono riassumere in una formula tanto semplice quanto brutale: Hitler non fu affatto un leader della statura di Stalin, ma semplicemente il suo utile e inconsapevole ‘manovale’. L’obiettivo di Stalin, secondo Suvorov, era quello di conquistare l’Europa. Hitler, nei piani di Stalin, doveva avanzare verso Ovestportando l’affondo contro le democrazie; dopo di che l’Armata Rosa lo avrebbe colpito alle spalle e si sarebbe spinta fino alle rive dell’Atlantico, trovando la Germania indifesa e la Francia, forse anche l’Inghilterra, già messe fuori combattimento dai Tedeschi. Avrebbe preso tutti lui, con il minimo di rischio e di fatica: l’Europa sarebbe stata sua e del comunismo. Ora, se già le tesi ‘revisioniste’ di Nolteavevano mandato fuori dai gangheri la maggior parte degli storici benpensanti e politicamente corretti, perché sembravano sminuire, in qualche modo, l’unicità del Male Assoluto nazista e, peggio ancora, mettere sullo stesso piano nazismo e comunismo, facendo del secondo una semplice ‘risposta’ al terrore suscitato dal primo, quelle di Suvorov hanno suscitato, se possibile,reazioniancorpiù negative,perché,facendodiHitlerunsemplicemanovalediStalin,fannodelbolscevismo il vero, Grande Male del XX secolo: un Male che non solo precede, cronologicamente eideologicamente (come voleva Nolte) quello nazista, ma subordina il secondo al ruolo di marionetta”.
Il fatto è che molti storici contemporanei, soprattutto quelli occidentali, hanno una lunga, ma inconfessabile coda di paglia, proseguiva Lamendola:
“Vengono, ideologicamente, dalla sinistra marxista, dunque non possono in alcun modo accettare l’equivalenza fra nazismo e comunismo; anche dopo la caduta del Muro di Berlino, pur se non osano più dirlo apertamente, in cuor loro sono rimasti ancorati, nostalgicamente e sentimentalmente, alla loro visione del mondo, salvo qualche adattamento di facciata; Stalin è diventato, sì, il ‘cattivo’, ma il comunismo, in se stesso, era buono, e anche l’Unione Sovietica, dopo tutto, ha svolto un compito utilissimo, anzi, indispensabile per la costruzione della moderna democrazia: ha dato un contributo fondamentale alla sconfitta del nazismo. E questo permette loro di lavare tutti i panni sporchi in casa. C’è solo un piccolo particolare che non quadra: Suvorov non è un fascista, ma un ex alto ufficiale dell’Armata Rosa e un ex alto dirigente dei Servizi segreti sovietici; uno, insomma, che ha conosciuto molto bene, e dall’interno, i meccanismi politici e militari dell’Unione Sovietica; uno che ha le competenze per affermare che, nell’estate del 1941, quando scattò l’Operazione Barbarossa, ossia l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dell’esercito tedesco, lo schieramento sovietico non era affatto difensivo, come sostiene la vulgata storiografica oggi dominante, a Est come a Ovest, ma offensivo; e che proprio per questo Stalin fu preso in contropiede e ci mancò poco che i suoi machiavellici piani andassero all’aria. Non possiamo dire quanta parte di verità vi sia in questa ricostruzione della genesi della seconda guerra mondiale; molta, crediamo, in ogni caso” (http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/storia-e-identita/storia-moderna/3224-hitler-il-manovale-di-stalin).
Nel 1939 gli attori del grande gioco erano tre, non due: il bolscevismo sovietico, il nazismo tedesco (con l’appendice del fascismo italiano e del militarismo giapponese) e le democrazie occidentali, compresa la più potente di tutte, che però fu abbastanza astuta da non intervenire subito direttamente: gli Stati Uniti d’America, la cui opinione pubblica era neutralista in maggioranza. Stalin non pensava alla pace nell’estate del 1939, né a collaborare con le democrazie occidentali contro la Germania nazista; non gli importava nulla del destino della Polonia, al contrario voleva vendicarsi della sconfitta nella guerra sovietico-polacca del 1919-21 (Katyn lo dimostrerà) e riannettersi territori. Stalin è russofilo e slavofilo come lo zar Alessandro II (ed oggi Putin). Con una sete inesauribile di territori, da possedere o da dirigere come protettorati. Ma in più ha a suo favore l’arma del bolscevismo, i partiti comunisti locali, l’internazionalismo proletario ecc. Nel ’39 Stalin aveva appena terminato una sanguinosa ‘purga’ contro molti ufficiali ed il vertice dell’Armata Rossa era stato decapitato. Ha ora bisogno di tempo per mettere in campo un esercito poderoso (con fabbriche oltre gli Urali, praticamente a salvo dall’aviazione nemica), non vuole un conflitto contro la Germania, né togliere le castagne dal fuoco a Francia ed Inghilterra, ma vuole soprattutto riprendersi i territori persi a Brest-Litovsk nel 1918 e dopo la guerra coi polacchi. Stalin era privo di scrupoli e sanguinario come Ivan il Terribile, ma anche intelligente, scaltro, opportunista, non fanatico. La guerra contro la Finlandia gli dice che ha un maledetto bisogno di tempo e più di comandanti che di armi. Ne prende atto, realisticamente.
Prima del Patto Molotov-Ribbentrop l’URSS trattò con Francia e Regno Unito per una possibile alleanza contro la Germania, è vero, ma i negoziati fallirono presto sia per la ritrosia di Stalin a concretizzarla, sia del pregiudizio antibolscevico, sia della Polonia che non voleva concedere il diritto di passaggio sul suo territorio all’Armata Rossa. La Polonia non poteva accettare di far transitare le truppe sovietiche, anche perchè i polacchi – spesso imprudenti, eccessivi – capivano bene che l’Armata Rossa li avrebbe intanto occupati per poi, forse, mettersi d’accordo con la Germania! Nel 1939 Mosca non era in grado di far guerra a Berlino. E perchè poi? Per far vincere l’anticomunista Inghilterra che si era servita di Germania ed Italia per schiacciare i ‘rossi’ in Spagna? Per consentire ai francesi, ancora memori dei massacri della WWI, di starsene tranquilli dietro la Maginot? Ed infatti si vedrà presto, con l’interrogativo popolare “Mourir pour Dantzig?”, la “Drôle de Guerre” a cavallo tra ’39 e ’40, la catastrofica sconfitta nella primavera del 1940, che il popolo francese non aveva voglia di un altro bagno di sangue.
Come accennato, Stalin trae il massimo vantaggio dall’accordo Molotov-Ribbentrop. Ma i suoi enormi investimenti bellici fan capire ai tedeschi che hanno una chiara finalità offensiva contro di loro. Cercano allora di prenderli sul tempo con l’ ‘Operazione Barbarossa’, cioè una guerra preventiva (pur se sbagliata, dato il precedente napoleonico, ed infine rovinosa). Dopo il conflitto ci fu il ‘Blocco di Berlino’ del ’48 e l’inizio Guerra Fredda, ma essi sono opera del Presidente Harry Truman, di una diversa visione della politica americana rispetto a quella di Roosevelt, deceduto il 12 aprile 1945. Truman da Vicepresidente ‘ruppe’ con il circolo áulico di Roosevelt (in gran maggioranza ebrei) proprio perchè lui, ‘camiciaio del Missouri’, massone, aveva un fiuto geopolitico superiore a quello del radical-chic di New York, Roosevelt; che pensava alla ‘ruralizzazione’ della Germania vinta ed aveva sposato il ‘Piano Morgenthau’. Per Truman era meglio che Hitler e Stalin si logorassero reciprocamente, invece di affrettare le operazioni militari contro il Reich, che avrebbero consegnato almeno mezza Europa a Stalin, come poi effettivamente fu. E buon per noi che, dopo la guerra, il comunismo non vinse in Grecia ed Italia (grazie all’azione della regina Federica ed a Pio XII, semplificando, non ci fu la ‘quarta defenestrazione di Praga’…), altro che rispetto degli accordi di Yalta! Roosevelt da buon liberal stravedeva per Stalin, come i borghesi di casa nostra per ‘Lotta Continua’ e ‘Potere Operaio’, un tempo. Dopo la Guerra di Corea (e la diacronica propaggine indocinese), invece di rollback militari, gli Stati Uniti inizieranno un programma di lungo termine, di guerra psicologica per delegittimare comunisti e regimi filo-comunisti, appellando ai popoli oppressi, ai dissidenti, ai successi dell’economia di mercato, alla libertà di pensiero e di movimento.
Hitler “manovale di Stalin” è ovviamente una frase ad effetto, da non prendere alla lettera. Ma Suvorov-Rezun ha complessivamente ragione: Stalin cercò in tutti i modi di ritardare le ostilità con Hitler, per logorarlo, riorganizzare le proprie Forze Armate, disporre della sua superiorità in armi e materie prime. Egli sperava che gli Stati Uniti si accontentassero di avere la meglio sull’Impero del Mikado e dominare il Pacifico. Più ingordo, Franklin D. Roosevelt pensava, invece, che mai più la sua Nazione avrebbe avuto l’occasione di stabilire la propria egemonia contemporaneamente sia nel Pacifico, sia nell’Atlantico, portando la guerra a casa altrui senza subirla nella propria. Washington non accettava i progetti di ‘Nuovo Ordine’ europeo e di ‘Sfera di coprosperità della grande Asia orientale’ in quanto cozzavano con gli interessi commerciali degli USA che, infatti, a guerra finita, si preoccuparono di organizzare il mondo sulla base del liberismo e del dollaro.
Ma il successo innegabile di Roosevelt fu pure un errore geopolitico: schierandosi contro Germania e Giappone, in una lotta all’ultimo sangue, criminalizzando i nemici, Washington non fece che favorire il destino futuro, a medio termine, di Mosca e Pechino, cioè delle due uniche Potenze imperiali che si apprestano a succederle prossimamente nel dominio planetario, mentre Giappone e Germania avevano dei ‘limiti strutturali-Paese’ invalicabili, già ben visibili all’epoca.
NOTE
* Vladimir Bogdanovič Rezun (Suvorov) nacque nel 1947 in una famiglia di militari di carriera: all’età di 11 anni entrò nel collegio militare, per passare poi alle scuole militari superiori. Secondo il sito inglese di Wikipedia, “From 1965 to 1968, Suvorov finished the Frunze Kiev Red Banner Higher Military Command School a Mosca. In 1968, he served in the 145th Motorized Rifles Regiment of the Carpathian Military District in Ukraine, participating in the Warsaw Pact invasion of Czechoslovakia. In 1970 and 1971, he served in the Volga Military District Headquarters, and later with the 808th Independent Army Reconnaissance Company (Spetsnaz). After attending the Military Diplomatic Academy from 1971 to 1974, Suvorov joined the Soviet mission to the United Nations Office at Geneva”, con copertura diplomatica, ove lavorò per il GRU, nominato Capitano (o Maggiore). Nel 1978 fugge, assieme alla moglie ed ai due bambini. Ripara in Gran Bretagna come rifugiato politico. L’URSS lo condanna alla pena capitale (in contumacia) per diserzione ed alto tradimento. Qualche anno dopo il tribunale sovietico condanna a morte, con la stessa accusa e sempre in contumacia, anche ‘Viktor Suvorov’ – l’ancora misterioso autore dei libri ‘di carattere diffamatorio’. Attualmente Rezun vive nel Regno Unito, ufficialmente a Bristol, dove insegna in un’accademia militare, sotto protezione. Né Mikhail S. Gorbacev, né Boris N. Eltsin, né Vladimir Putin hanno mai firmato revoche o grazie. Si è occupato in qualità di analista ed insegnante dell’intelligence locale. È conosciuto per i suoi controversi libri sulla storia sovietica, l’Armata Rossa, il GRU e lo Spetsnaz, i corpi speciali sovietici e russi. Rezun-Suvorov ha all’attivo diversi libri di denuncia del totalitarismo comunista o di argomenti militari, di cui è grande esperto, e romanzi ambientati soprattutto nell’ Unione Sovietica di Stalin. La sua sicurezza è diventata più rischiosa da quando Vladimir Putin, nel luglio 1998, fu designato direttore del Servizio Federale di Sicurezza (FSB), successore del KGB, prima di diventare Capo del Governo della Federazione Russa nell’agosto 1999. Nello Scavo ha scritto il 10.3.2018 su L’Avvenire, ‘Londra. L’agenzia segreta russa che non perdona le spie che tradiscono. Lo 007 russo vittima dei Servizi non riconosciuti’, a proposito del tentativo di avvelenamento di Sergej Viktorovič Skripal un ex agente segreto sovietico naturalizzato britannico dell’intelligence militare, e di sua figlia. “L’ultimo avvelenamento ha richiamato alla memoria l’eliminazione nel 2006 dell’ex agente dei servizi segreti russi Aleksandr Litvinenko. Secondo la procura britannica ad ucciderlo fu l’agente dell’Fsb Andreij Lugovoj, che lo incontrò per un drink al Millennium Hotel prima del suo incontro con l’italiano Mario Scaramella, che all’epoca era consulente della commissione parlamentare Mitrokhin. Il Gru è l’intelligence centrale militare russa da cui dipendono le intelligence militari ‘Ru’. Una struttura di altissima specializzazione e di élite, ufficialmente disconosciuta. Una delle maggiori fonti sull’esistenza della super agenzia segreta è Viktor Rezun-Suvorov, che ha defezionato nel 1978 – racconta Scaramella – a favore del Regno Unito. Suvorov è uno dei pochissimi ufficiali Gru che abbia collaborato con i Servizi occidentali, oltre ad Alekseij Lunev, che si consegnò agli Usa e che ed è sotto protezione in un programma congiunto Cia/Fbi. Nel 2006 Suvorov ha dichiarato a Scaramella ed all’allora presidente della Mitrokhin, Paolo Guzzanti, che lo Stato russo può anche perdonare, ma il Gru mai. Il colonnello Skipral tra il 1995 e il 2006 consegnò al Servizio segreto di Sua Maestà i nomi degli operativi in Europa, inclusa l’Italia, precisa Scaramella. Se Litvinienko è uno dei pochi del Kgb ad essere stato eliminato, i traditori del Gru invece devono essere tutti eliminati, lo dice lo statuto della organizzazione. Come ogni gioco di spie che si rispetti, nessuna pagina è mai veramente chiusa”. I timori di Suvorov non sarebbero infondati, proprio in ragione della personalità di Putin, della sua politica di restaurazione, del suo passato e di quanto successo a Skripal, un ex agente segreto sovietico, colonnello, collaboratore del GRU. Nel 2006 è stato condannato dalla Russia per alto tradimento a seguito di attività di spionaggio a favore dei Servizi segreti britannici ed è stato privato del grado militare. Dal 2010, dopo aver ottenuto l’indulto ed essere stato incluso nello scambio di spie tra Russia e USA, vive nel Regno Unito da cittadino britannico. Il 4 marzo del 2018 Sergej Skripal e la figlia Julija sono stati vittime di avvelenamento doloso da gas nervino, con una sostanza che solo pochi laboratori al mondo sono in grado di produrre, secondo l’M19, fra questi quello di Iassenovo, vicino Mosca, dove ha sede l’Acquario, il camino in vetro ceramico all’interno del quale in presenza delle reclute vengono cremati i traditori e i defezionisti del Gru, il Servizio segreto militare, la cui esistenza non è mai stata riconosciuta dal Cremlino. Le autorità russe hanno, naturalmente, respinto sdegnate tutte le accuse. (Cfr. https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/gru-la-super-agenzia-segreta-che-non-perdona).
**Vincenzo (Enzo) Bettiza nacque in Dalmazia, a Spalato, nel 1927 e morirà novantenne a Roma nel 2017. ‘La mia famiglia faceva parte della aristocrazia mercantile già dai tempi di Venezia’ racconterà. Il padre apparteneva all’allora nutrita minoranza italiana; con la guerra e l’occupazione jugoslava, perse tutto. Giunto in Italia su di un peschereccio pugliese di fortuna, il giovane Bettiza fuggì da un campo profughi in Puglia, sorvegliato dagli inglesi. Da Roma salì a Milano, dove aderì al PCI. Se ne distaccò in poco tempo per aderire a posizioni liberali ed anticomuniste. Poliglotta, di cultura e modi raffinati, di sconfinata passione per la lettura, nel 1953 è assunto dal settimanale Epoca e nel 1957 passa a La Stampa, corrispondente da Vienna e poi da Mosca, ove resterà fino al 1964. Bettiza si trasferì quindi al Corriere della Sera, ove rimase per un decennio, fino alla svolta a sinistra di Ottone. Nel 1974 uscì con Montanelli da via Solferino. Secondo Bettiza, la ‘zarina’ Giulia Maria Crespi, proprietaria, ed il direttore Piero Ottone volevano fare del Corriere un quotidiano di sinistra tipo Manifesto, con un comitato di redazione ‘giacobinizzato’. Bettiza fondò con Montanelli il Giornale nuovo, di cui fu condirettore dal 1974 al 1983. Il sodalizio si sciolse a causa di contrasti sulla linea politica: Bettiza era sostenitore del ‘patto lib-lab’, l’accordo tra i liberali di Zanone ed i socialisti di Craxi. Montanelli, dal canto suo, non credeva ad un socialismo liberale. Fu eletto senatore dal 1976 al 1979 per i liberali. Dal 1979 al 1989 li rappresentò al Parlamento Europeo, per poi essere rieletto nell’ 89 nelle liste del PSI. Nel frattempo, nel 1987, egli aveva iniziato a collaborare a La Stampa, fino alla morte. Dagli anni ’90 si dedicò alla scrittura, con vari testi dedicati alle vicende dell’Europa orientale ed alla fine del blocco sovietico. Nel 1997, in seguito alle dimissioni di Vittorio Feltri, Silvio Berlusconi gli offrì la direzione del Giornale, che rifiutò. Bettiza fu tra i pochi intellettuali ad offrire sostegno alla Lega Nord, che nel 2010 rivelò di votare, scorgendo in essa una sorta di continuazione, ideale e conservatrice, della buona amministrazione asburgica del Lombardo-Veneto. (Estratto da: https://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Bettiza).
Che Stalin non abbia vinto la WWII mi pare un’emerita sciocchezza. Fu uno dei vincitori eccome, perché trasformò i paesi dell’Est in Stati satellite dell’URSS ed esportò il Comunismo al di fuori dei suoi confini. A perdere l’ultima guerra non furono solo Germania e Italia, ma l’Europa tutta, perché quella occidentale passò sotto il dominio USA e quella orientale sotto il dominio URSS. La Francia e quel pallone gonfiato di De Gaulle non vinsero un bel niente, eppure é una delle cinque potenze vincitrici e che siede al Consiglio di Sicurezza ONU. Tra l’altro fu proprio De Gaulle a dare vita a quell’asse franco-tedesco che oggi guida l’UE e che sta distruggendo l’Italia. Se uno ci pensa bene, l’alleanza USA-GB-URSS in funzione antinazista, non fu del tutto contronatura, perché le ideologie liberale e marxista, per quanto contrapposte si assomigliano moltissimo. Fascismo e Nazismo erano considerati il male assoluto da liberali e comunisti perché proponevano una Terza Via economica alternativa a Capitalismo e Collettivismo. Il Nazismo ebbe la colpa di enfatizzare le argomentazioni relative alla razza, estremizzandole troppo. Oggigiorno ne paghiamo le conseguenze, perché non si può dire che l’Europa é il continente dei popoli di razza bianca, e che non esiste un’identità nazionale correlata a quella etnorazziale e biologica.
Errata corrigecl: che esiste un’identità nazionale correlata a quella etnorazziale e biologica.:
Werner. La tesi di Suvorov, non mia, è che non avendo Stalin realizzato totalmente il suo obiettivo d’impadronirsi di tutta Europa, ha preparato, di fatto, il terreno per la fine dell’URSS nel 1990. Si può non essere d’accordo, ovviamente.
Werner. Nella ‘terza via’ alternativa a liberalismo e socialismo non ci credeva praticamente nessuno, anche se poi fu un’arma propagandistica, dell’Italia più che della Germania. Tra l’altro Mussolini sperava ardentemente, fino al giugno 1940, che l’alleato tedesco non vincesse! Altro che ideologie…
Al di là della stretta analisi storica che ho personalmente trovato interessante pur se molto contestabile non condivido ovviamente il taglio ed il punto di vista dato a supporto di tesi che ben conosco e che come sai Felice non mi trovano affatto daccordo. Detto questo è ovvio che anch’io trovi una continuità fra un certo zarismo, un certo stalinismo e la visione patriottica della Russia odierna, ma per me ha un significato diverso da quello che ne trai ed è un punto a favore dei russi come popolo, che evidentemente al di la delle ideologie contingenti hanno saputo mantenere una certa identità di fondo ed uno spiritò di unità comunitaria, quella che a noi al contrario manca, tu lo chiami pan-slavismo e sicuramente c’è anche questa componente è innegabile, però c’è anche una consapevolezza identitaria che non può essere trascurata e considerata bassamente solo alla stregua di una specie di volontà di potenza imperialista, anche perchè così si va a contestare il principio stesso dell’identità nazionale o come la si voglia chiamare,in Russia con Putin c’è stato un processo di pacificazione nazionale e storicizzazione degli eventi pre 1989, così nella celebrazione per la vittoria patriottica marciano insieme le bandiere della Russia zarista, quelle sovietiche ed il tricolore odierno ed è questo l’unico filo che lega l’attuale Russia alle esperienze politiche precedenti,senza rinnegare nulla ma anche senza voler restaurare nulla(giusto per citare il noto adagio almirantiano), questo processo in nessun paese dell’occidente è avvenuto per i motivi anche detti in parte nell’articolo, da noi la storia dei vincitori ci deve far vedere i fascismi come il male assoluto riducendo all’oblio tutto il mondo pre-democratico… ecco io invece prenderei esempio dalla Russia anche per questo, loro hanno saputo superare dialetticamente conservando la loro unicità… per il resto Hitler (che non aveva nessuna simpatia per gli slavi da molto prima della guerra) è stato dipinto spesso e volentieri in modo perlomeno pretestuoso come lo zimbello di chiunque, e va bene che era un po pazzerello etc etc però da qui a farne un strumento inconsapevole ce ne passa, ed io non sono certo un suo simpatizzante… Comunque una nota per gli amanti della musica italiana ed in generale della nostra cultura, oggi mi sono quasi emozionato nel vedere un video pubblicato dal Ministero della Difesa russo che ha dedicato all’Italia una stupenda performance del coro dell’Armata Rossa in cui si cantano molte celebri arie nostrane, qualche maligno dirà che si tratta di mera”propaganda”, intanto loro l’hanno fatto e molto bene anche oltre ad aiutarci concretamente sul campo con i loro medici, chi altri oltre alle solite lacrime di coccodrillo da social network ha espresso solidarietà al nostro paese in questo modo alto rendendo onore alla nostra cultura oltre che ai nostri morti? Ne consiglio la visione al di là di come la si pensi: https://it.sputniknews.com/italia/202004128963565-coro-dellarmata-rossa-suona-per-gli-italiani-che-combattono-il-covid-19—video/
p.s. Felice una postilla giusto per fartelo presente, il signor Solženicyn, fiero anticomunista ma anche fiero avversario dell’occidente a cui non ha mai ne esistenzialmente ne intellettualmente aderito in nessun modo, è stato il vero principale maestro di Putin, non solo strinsero un legame di amicizia ma lo scrittore ha più volte esternato la sua stima per il presidente e ne è stato ricambiato oltre che personalmente con una stima ricambiata anche con un monumento dedicato alla sua memoria… Da dissidente anticomunista, Solženicyn ha sperimentato cosa significhi la dittatura vera e propria e nei suoi anni negli Usa, invece, si è convinto dell’esistenza di un’altra forma di dittatura, più morbida ma egualmente mortale, quella del pensiero unico imposto dalla “tribù istruita”, dai maître à penser delle televisioni e dei giornali “liberi”. Sono loro, in un paese che appare allo scrittore russo “disgregato” moralmente, spiritualmente “insano”, a decidere cosa la gente debba leggere e cosa debba pensare, generando un conformismo asfissiante e molto simile a quello imposto in Unione Sovietica dal comunismo.
Putin ascolta ciò che Solženicyn gli diceva, sul suo paese e sugli Usa, e farà ciò che gli è stato suggerito: sostenendo la famiglia; emarginando gli oligarchi e restituendo così allo Stato e ai russi i loro beni nazionali; riagganciando il suo paese alle tradizioni religiose combattute dal comunismo ed anche, in altro modo, in Occidente. Nel 2008, anno della sua morte, Solženicyn avrebbe dichiarato: “Impiantare la democrazia in tutto il pianeta. Impiantare! E infatti hanno cominciato a impiantarla. Prima in Bosnia. Con un bagno di sangue… Un grande successo, in Iraq! Un grande successo della democrazia. Adesso a chi toccherà? Chi sarà il prossimo? Forse l’Iran? … Non vale un soldo la democrazia che è arrivata con le baionette; da dieci anni stanno sviluppando il loro piano spudorato, la cui sostanza consiste nell’imporre in tutto il mondo la cosidetta democrazia all’americana“… Molti dopo la sua morte hanno sostenuto che il rapporto tra Solženicyn e Putin sia stato simile a quello tra Nicola I e Aleksandr Puškin, molto probabilmente il paragone non è corretto ma rende l’idea di una certa continuità ideale fra “figli del popolo russo”, così come si riteneva il pur coltissimo Solženicyn…
Stefano. Grazie per lettura ed osservazioni, ad di là delle visioni di fondo. Stalin, a modo suo, perseguiva una tradizione slavofila e russofila, come oggi Putin. Quella che indusse, di fatto, Nicola II a dar fuoco all’Europa con un discutibile appoggio alla Serbia nel 1914. Anche se nel breve periodo la Russia, pur forte militamente, non lo è ancora globalmente. Hitler e la Germania si sbagliarono di grosso, nel 1939 come nel 1941. Göhring, che di cose militari ne capiva più del suo capo, era contrario alla guerra nel ’39, cercò senza successo una pace di compronesso, poi ebbe sempre fondati dubbi su come la Germania ne sarebbe uscita, perchè era evidente che gli USA sarebbero prima o poi entrati nel conflitto. Di fatto ci entrarono vari mesi prima del dicembre 1941. Detto questo, la riflessione storica, la ‘pesatura’ degli armamenti, la sproporzione tra territori e materie prime dell’Europa occientale e la pur ridotta Russia odierna (fino a quando le Repubbliche Baltiche avranno ossigeno? La NATO è pronta ad un conflitto armato per difendere la loro indipendenza?) ecc. spingono a mio avviso per rafforzare l’Alleanza Atlantica, non a indebolirla. Lasciamo stare le ideologie, che in politica estera non servono quasi a nulla. Con la Russia si possono fare affari, ma sempre tenendo ben chiaro che i nostri interessi non passano assolutamente da Mosca. Saluti!
‘i nostri interessi prioritari’ (naturalmente)
Stefano: non lasciarti ingannare dagli ‘amici del giaguaro’ al soldo di Putin! IO, e infiniti altri, non siamo pagati dalla CIA!!!!
Felice quello che ti chiedo è: ma quale vantaggi ci sta dando l’alleanza atlantica? Tra l’altro proprio Trump ha parato di “alleanza atlantica obsoleta” quindi figuriamoci, essa ormai non è altro che un prolungamento del deep state liberal e niente più, quindi rafforzare un alleanza atlantica a che pro quando invece per noi italiani al di là di ogni ideologia non conviene affatto questa geo-politica unipolare che ha distrutto il nostro naturale ruolo nel mediterraneo, e questo lo sapevano bene anche i politici della Prima Repubblica che invece hanno sempre cercato, nei limiti delle loro possibilità e competenze, di mantenere un equidistanza di rapporti in funzione della nostra dimensione geo-politica e in fondo seguendo la stessa strada che il Fascismo aveva tracciato con più netta visione, come diceva Gallarò in un suo commento uno come Mattei rappresenta pienamente questo tipo di visione. Ad oggi l’unica unione sovietica è propria la gabbia del’UE, in cui una commissione di burocrati non eletti decide sul destino dei popoli europei, altro che Russia noi in unione sovietica ci viviamo già e si chiama Unione Europea… poi certo alle repubblichette baltiche conviene la Nato nel breve termine che li foraggia e gli fornisce armamenti, fino a quando si renderanno conto di fare come al solito un gioco più grande di loro in cui come sempre è stato nella storia ci rimetteranno a caro prezzo, e sono gli stessi che poi si permettono di sentenziare in Europa sulle vicende altrui… Comunque alla fine magari sarà la Cina a spuntarla, l’unico paese che è costantemente in crescita economica(anche adesso) e che detiene il debito pubblico americano, ed infatti la strategia di Trump è proprio rivolta a portare la Russia nel campo occidentale ed a contrastare quello che per lui è il vero nemico oggi dell’occidente in senso lato, ovvero la Cina, e da qui tutta la lotta interna al deep state non solo americano fra impostazioni strategiche diverse, ciò si vede chiaramente anche nelle recenti azioni di Trump che toglie i soldi all’OMS accusandolo di essere filo-cinese e accusa Bill Gates sul vaccino e sulle sue pretese di controllare le libertà personali… Insomma la geo-politica attuale è molto più complessa e non può essere ridotta agli schemi della Guerra Fredda, oggi lo scontro è trasversale, sia interno che esterno ad ogni singolo paese…
Circa la prima repubblica non è vero che il nostro ruolo sia stato di ricercare “equidistanze”: erano saltuari velleitarismi, niente più. I vantaggi di stare in una grande alleanza (oltretutto ‘naturale’, visto quanto successo negli ultimi 77 anni) sono molteplici, ma qui sarebbe troppo lungo elencarli. I Trump passano, anche se a me piacciono per lo più, gli USA restano, nel bene e nel male. La Russia non ha bisogno di noi, del resto non ci potrebbe offrire quasi nulla. È rimasta un po’ come l’URSS che mandava satelliti e navi spaziali nello spazio e poi per oltre 40 anni doveva scoppiazzare, peggiorandola, la nostra Fiat 124 ecc. ecc. Un inferno in terra…teniamocene lontani. per quanto possiamo…
Le sequele delle polemiche incrociate circa l’orgine del Coronavirus stanno manifestando, in modo chiaro, che l’ “Entente Cordiale” tra Russia e Cina si sta raffozando a vista d’cchio. Ciò non promette nulla di buono. Mai come ora occorre la compattezza dell’Occidente contro i due Imperi Comunista e neo Comunista prima che sia troppo tardi…
Un inferno in terra, l’oppressione dell’essere umano che ridiventa insopportabile realtà quotidiana… Questo è ciò che ci aspetterebbe col trionfo del putinismo neostaliniano…
Stefano: “una commissione di burocrati non eletti decide sul destino dei popoli europei”. Non è vero! Nessun burocrate impone le decisioni ai governi europei, se questi non accettano le ‘esortazioni’. L’ultima parola spetta sempre alla politica.
Leggo su “Il Punto” di oggi: ‘Consuete critiche a Trump per la minaccia di bloccare per 90 giorni i contributi all’ Organizzazione Mondiale della Sanità, ma sempre più elementi sottolineano come l’OMS sia effettivamente diventato uno strumento politico in mani cinesi. Finalmente una serie di paesi comincia a farsi delle domande che esigono risposte. A parte il fatto che gli USA versano questo biennio all’ OMS ben 836 milioni di dollari contro gli 86 di Pechino ed hanno quindi tutti i diritti di protestare, è evidente che non si sia vigilato sulla Cina che per quasi un mese ha nascosto o minimizzato il contagio. Anche dopo febbraio l’OMS ha impiegato oltre un mese per dare l’allarme pandemia e nessuno sa cosa effettivamente sia successo non solo a Wuhan ma in tutta la Cina, dove tutte le informazioni sono nascoste e filtrate dal governo. Nessuno può sapere e l’OMS non dice come, dove e perchè sia partita l’epidemia, mentre in TV abbiamo visto solo immagini selezionate dal regime. Negli USA,intanto, anche fonti di stampa notoriamente ostili a Trump hanno cominciato a porsi dei dubbi sull’OMS e la trasparenza del suo direttore (etiope, ma voluto da Pechino, già ministro degli esteri di un paese – l’Etiopia – che è diventatoun avamposto cinese in Africa)’. E da noi, nessuno si domanda niente?
L’OMS da anni è scandalosa: pro culattona e pro cinese verso l’Occidente, pro cinese verso il resto del mondo!
Felice sai chi è ad oggi il secondo finanziatore dell’OMS dopo gli USA? Un certo Bill Gates, che adesso ha in mano l’organizzazione che detta la linea sul Covid, la Cina è solo un tassello, l’OMS non risponde alla Cina ma a ben altri centri, ripeto la guerra è trasversale non è così manichea come pensi…
THE DONALD CONTRO BILL GATES : PRIMA VITTORIA Maurizio Blondet 17 Aprile 2020
Il generale Jerry Adams, surgeon general , massima autorità sanitaria delle forze armate Usa, ha fatto un annuncio bomba: la task force americana sul coronavirus ha abbandonato i modelli “predittivi” sull’epidemia dell’OMS dominata da Bill Gates e raccomandati da Anthony Fauci, e adotta invece dati reali basati sui test effettivamente fatti. Ciò perché “in quei modelli gonfiati e “basati sulla paura”, sono state propagandate le morti di milioni in tutto il mondo e centinaia di migliaia in America. Questi sono stati usati come base per quella che molti esperti hanno definito una ” risposta gravemente sproporzionata“.
E’ un siluro diretto a Bill Gates e al suo complice Fauci che freneticamente stanno girando tutte le tv in un tour mediatico “ minacciando il pubblico che le aziende potrebbero non riaprire per sei mesi o un anno, o fino a quando i governi non acquistano la loro vaccinazione convenientemente brevettata per grandi prodotti farmaceutici”.
E siccome già nelle poche settimane di quarantena 22 milioni di americani hanno fatto richiesta del sussidio di disoccupazione, si può capire come la prospettiva viene vista dai rednecks che hanno votato Trump perché lotti contro il Deep State.
Adesso, in base ai dati reali e non gonfiati, ha detto il Surgeon General, “sono fiducioso che alcuni posti inizieranno a riaprire a maggio e giugno. Altri posti non lo faranno; sarà pezzo per pezzo, bit per bit, ma sarà guidato dai dati “.
Il braccio di ferro di Bill Gates contro Donald Trump dietro la pandemia sembra essere concluso, per il momento, con la sconfitta del miliardario. Una guerra paradossale che ha diviso i politici e l’opinione pubblica su uno scontro farmaceutico – farla breve, clorochina contro vaccini – essendo inteso che chi è per la clorochina è per Trump, quindi “di destra”, mentre chi è per i vaccini sta per Gates ed è progressista.
Il punto è che l’incolpevole ed apolitica idrossiclorochina è stata indicata da Trump, il 19 marzo, come un farmaco utile contro il Cov-19. Tutti – ma proprio tutti – i media televisivi sono saltati alla gola del presidente: ignorante! Rozzo! Cosa ne sai!, ascoltiamo invece il prof. dott Anthony Fauci che è competente! Sono state organizzate trasmissioni per dimostrare che Trump difendeva la clorochina perché detentore di azioni Sanofi, la presunta casa produttrice. Per poi scoprire che Donald ha azioni della Sanofi per 435 $. Nessuno scandalo ha suscitato il fatto che il numero 2 dell’OMS, Bruce Aylward, abbia rumorosamente raccomandato il Redemsivir (il 24 febbraio), senza attendere i risultati dei test, prendendo apertamente le parti per la Gilead che aveva giustappunto brevettato il farmaco. Nessuna curiosità sulla mazzetta probabilmente percepita dall’esperto? La lotta Gates-Trump ha esteso il conflitto anche in Francia: dove il microbiologo Didier Raoult, per aver detto che lui ha guarito dei malati con la clorochina, come del resto notoriamente in uso in Cina e Corea, è stato aggredito dal Comitato Scientifico allestito da Macron contro l’epidemia: apparentemente perché non ha l’habitus del “grande mandarino della Scienza” e disturbava la narrativa precostituita: solo il vaccino ci consentirà di tornare liberi. Il fenomeno dei mandarini scientifici l’abbiamo visto anche nelle tv italiane.
Ma negli Stati Uniti la lotta è stata senza esclusione di colpi bassi e tragicomici, ma anche epicamente americani. I governatori del Michigan e del Nevada, democratici quindi anti-Trump, hanno preso misure per limitare l’uso della clorochina e prolungato le quarantene; come risposta, la gente del Michigan, operai, ceto popolare, con l’incubo della disoccupazione – hanno inscenato una colossale manifestazione con le loro auto, Suv e camion in sostegno a Trump, e alla clorochina, per tornare al lavoro e al salario – e contro il governatore Whitman.
Ancor peggiore è la posizione come “esperto” di Anthony Fauci, direttore dell’Istituto Nazionale delle Malattie Infettive e fautore della quarantena senza limiti “finché non arriva il vaccino”. Lungi dall’essere “Lo scienziato oggettivo”, ha lavorato a fianco di Bill Gates al Global Vaccine Action Plan, partenariato pubblico-privato fra l’OMS, Unicef e ….la Bill & Melinda Gates Foundation.
Di fatto il Global Vaccine Action Plan è – come dice il suo nome – l’organo con cui Bill Gates spinge per applicare a tutti, cominciando dal Terzo Mondo, il suo tatuaggio quantico con le informazioni sulle vaccinazioni che la persona ha subito,e quelle che le mancano ancora. L’invenzione, annunciata in pompa magna dal MIT nel dicembre 2019, era stata finanziata da Gates … attraverso Jeffrey Epstein, il pedofilo ucciso, che come si ricorderà ad un certo punto della sua berve vita aveva sviluppato un improvviso interesse filantropico per LaScienza, alla quale aveva dedicato donazioni e inviti di celebri scienziati nella sua isola delle femmine (di cui Gates è stato frequente ospite, ça va sans dire).
Ora diventa chiaro perché Anthony Fauci si sia battuto nei talk show contro la clorochina, esagerandone gli effetti collaterali e ripetendo che per dimostrare la sua utilità nel Cov-19 bisognava attendere studi e test. E ad aggravare la sua posizione, è saltato fuori un rapporto ufficiale del NIH (National Institute of Health, ministero della Sanità) risalente al 2005, che a proposito della epidemia SARS , in cui si legge: “La clorochina è un potente inibitore della diffusione del coronavirus SARS”. Quindi l’utilità del farmaco era ben nota, anche a Fauci
Così si scopre che Donald ha tutte le ragioni di smettere di finanziare l’OMS con denaro pubblico. L’organo transnazionale è completamente sotto l’influenza di Bill Gates, secondo contributore dopo gli Usa, e ne esegue gli scopi strategici, anche attraverso la Global Alliance for Vaccine and Immunization – Alleanza Globale per i Vaccini e l’immunizzazione, organo di cui Bill Gates è il quarto donatore, dopo il Regno Unito. Del resto dal 2016 il network europeo Arte ha mandato in onda un’inchiesta dal titolo “L’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle grinfie dei lobbisti”dei giornalisti Juttat Pinzler e Tatjana Mischke.
Gates può contare sui governi europei. Specie italiano.
Se Trump ha vinto una battaglia,non è detto che vinca la guerra. Il 6 aprile un vaccino fabbricato in gran fretta è già stato iniettato a volontari; esso è stato concepito dalla Inovio Pharmaceutical, società finanziata (indovinate?) da Bill Gates, che ha annunciato di poter offrire ai governi un milione di dosi per la fine dell’anno. Poco prima, a marzo, un altro vaccino è stato annunciato dalla Moderna, società finanziata nel 22016 con 20 milioni di dollari dal solito Bill Gates.
I governi europei soprattutto, coi loro comitati scientifici mandarini, sono ancora sotto la narrativa “aspettate il vaccino per tornare a lavorare” che Trump ha sgominato. E peggio. Ora si scopre che Conte si è infischiato degli avvertimenti americani, ha lasciato passare settimane preziose senza preparazione (apposta?) e di fatto si è schierato con la terroristica narrativa-Gates…
https://twitter.com/ImolaOggi/status/1250866687483805697
Ma certo qui si constata – se si vuole prenderne atto – che è meglio che il potere esecutivo sia in mano ad un ignorante eletto dal popolo, che ha solo il buonsenso del pater familias e il bisogno di far tornare al lavoro i 20 milioni di suoi elettori disoccupati, che agli “scienziati” e tecnocrati. Ed appare in piena luce – se la si vuol vedere – non solo l’incompetenza di questi scienziati, esperti e tecnocrati, ma peggio: la profonda disonestà morale, la loro permeabilità alla corruzione; e la crudeltà con cui consigliano di lasciar crollare l’economia e gettare sul lastrico milioni di uomini sani, per combattere una epidemia trattabile, di cui hanno nascosto il farmaco che la tratta.
Ci sarebbe da aprire un discorso sulla scelta che il popolo fa nella democrazia quando è vera: basata su qualcosa che è “la competenza morale del popolo”, come scrisse il sociologo Raymond Boudon. Il popolo non sa di clorochina né di eparina, ma è competente morale, e ha capito al volo che Fauci era un corrotto, come La Scienza che proclama dai talk show.
Stefano. Ma tutta sta lunga tiritera per Bill Gates?
Felice se guardi i tweet di Trump e quello che succede negli USA in questi giorni ti accorgerai che ruota tutto intorno a ciò la questione,non ci posso fare niente io ti sto solamente segnalando la cosa per cercare di allargare il quadro, tu parli come se ci fosse una specie di schema simil “guerra fredda”, il che non è completamente sbagliato ma semplicemente un schema molto riduttivo della cosa, io dico solo di guardare alla complessità del quadro più generale e profondo di quello che almeno nei commenti precedenti sembreresti voler far intendere… Saluti!
No, Stefano, su questa strada non ti seguo, lo sai, tutto quello che odora a complottismo e dietrologia (ai danni degli USA, guarda un po’ l’originalità dei Servizi, come quando nell’82 il KGB inventò la balla stratosferica dell’AIDS…) mi suona rivoltante, perchè la realtà è già abbastanza complicata per crearne e sovrapporne altre… Io sono contro Cina e Russia, questo lo hai capito? Bene, allora andiamo avanti…Buona notte!
Se mi citi ancora Blondet non ti leggerò mai più in vita mia!
Felice fammi il piacere, Blondet qui riunisce solo tutte notizie oggettive e parole dette dagli stessi protagonisti su varie piattaforme pubbliche, ci sarebbero anche i link delle fonti a testimoniarlo ma non li ho potuti mettere, se ti piace tanto Trump fattene una ragione, chi lo supporta negli USA pensa esattamente quelle cose se non peggio, sono quegli stessi che sono scesi per le strade in Michigan armati fino ai denti per protestare contro il lockdown, queste non sono teorie complottiste ma fatti che si trovano su tutti i giornali anche italiani… Poi mi scrivi un ottimo articolo di revisionismo storico prendendo una teoria perlomeno astrusa e critichi chi fa la stessa cosa con l’attualità,ovvero mettere in dubbio le cavolate della narrativa mainstream, questo non c’entra niente col “complottismo” parola usata solamente per censurare chi fa contro-informazione, poi se per svicolare da quello che ho scritto hai bisogno di usare l’anatema del complottismo fai pure, non mi scompongo di certo, per te è tutto così definito, chiaro e semplice…
P.s. Tra l’altro ho citato Blondet per comodità, avrei potuto citarti altre cento fonti, il punto centrale del discorso era un altro e lo sai.