Tra le iniziative editoriali strutturalmente fragili per l’ottima ragione che non ricevono sostegni né finanziamenti da nessuno e si reggono solo sul lavoro e sul contributo volontario dei loro coprotagonisti nonché sulle vendite, ce n’è una che sento di dover proporre con particolare energia alla vostra attenzione.
È la Cooperativa “Il Cerchio” di Rimini. Si tratta sul serio non di una casa editrice, con tutto il rispetto per quelle che sono effettivamente tali, bensì di una cooperativa editoriale ch’è tale sul serio, che in un certo senso potremmo addirittura definire un kolkhoz nel senso più genuinamente protosovietico del termine: cioè una cooperativa liberamente e comunitariamente autogestita con lo scopo di mantenersi attraverso le vendite e di reimpiegare qualunque provento nella prosecuzione della sua attività. Esistono molti altri sodalizi che proclamano di vivere e di lavorare in queste condizioni: la differenza è che quelli del Cerchio lo fanno sul serio. Non sono gli unici, senza dubbio. Tuttavia, sono fra i pochi che lo fanno seriamente.
Hanno cominciato davvero con il samizdat e con prodotti, più che artigianali, caserecci: confezionati alla buona e diffusi tra amici, quasi “alla macchia”. Ed erano sul serio controcorrente, “fuori dal coro”, come molti proclamano di essere e pochissimi lo sono sul serio. Predicavano quelli che Dante avrebbe definito “invidϊosi veri”, vivevano alla giornata, venivano fatti oggetto di esplicite lapidazioni e d’implicite persecuzioni. Provarono ad attaccar loro svariate etichette: ma erano effettivamente fuorischemi.
Personalmente, ho affidato al Cerchio molti libri: alcuni sono il risultato di corsi universitari, magari delle vere e proprie “dispense”, riviste e rielaborate. Ma alcuni rispondono a ricerche e a impegni di solido impianto e, soprattutto, di valore centrale nella mia esperienza di cattolico, di cittadino europeo e d’insegnante. Tra essi parlerò in una delle prossime occasioni di un tema che m’interessa profondamente e da tempo, l’“invenzione” dell’Occidente moderno, e di un testo tra quelli che sono tra i più cari della mia esperienza di medievista, il Liber de laude novae militiae di Bernardo di Clairvaux.
Ma ce n’è uno al quale attribuisco una grande importanza non solo intellettuale e concettuale, bensì anche e soprattutto indirizzata sul piano della testimonianza: il libro Europa. Le radici cristiane, pubblicato nel 2002 e che vuol essere, anzitutto, un contributo all’elaborazione d’una coscienza civica europeistica e cristiana. Si tratta di un programma ambizioso e contrastato, nel perseguire il quale ho cercato di mantenere un costante, difficile equilibrio tra onestà intellettuale e testimonianza militante: due dimensioni che possono e debbono esser portate avanti con onestà e con coraggio. Europa. Le radici cristiane non vuol essere un libro “obiettivo”, “equidistante”, tantomeno asettico o avalutativo: non pretende di evidenziare un’incontrovertibile verità scientifica, anzi sostiene apertamente una tesi e la ribadisce nel momento stesso in cui accetta di porla in discussione.
Ho coscienza di non essere un autore “importante”. So, al contrario, di essere semmai un autore “fortunato”, in quanto dispongo di collegamenti e di possibilità di collaborazione con editori come Laterza, il Mulino, la Giunti, la Salerno, la Rizzoli, la UTET, la Sellerio, la Jaca Book. Con ciascuno di essi avrei avuto senza dubbio un successo editoriale maggiore per un libro come quello. Ma in quella fattispecie ho scelto il Cerchio in quanto esso rappresenta il coronamento di un lungo lavoro comune, di una battaglia per molti aspetti anche dura e coraggiosa. È una bandiera che non dovrà essere ammainata. Una bandiera di libertà.
Una di quelle realtà editoriali che se non ci fossero ne sentirei la mancanza, una casa editrice importante e controcorrente che da sempre propone un catalogo di altissima qualità che spazia dalla letteratura medievale alla poesia orientale, dai saggi storici al fantasy… Quest’anno Il Cerchio compie 40 anni, perchè è dal 1980 che esiste, nata in modo speciale, ovvero con la pubblicazione del primo saggio italiano su Tolkien, il mitico “Omaggio a J.R.R. Tolkien: fantasia e tradizione” del mai troppo celebrato Mario Polia… Da li una fantastica parabola quella de Il Cerchio, con una attenzione centrale verso il Sacro inteso in maniera universale e non ancorato all’esperienza solamente occidentale, su questo oltre alle pubblicazioni di autori tradizionali, ma anche opere di iniziati indù, musulmani etc va rilevata l’importanza e la qualità della rivista fondata dallo stesso Polia “I Quaderni di Avallon”, con collaboratori eccellenti(fra i quali lo stesso Cardini)… Insomma auguri per questi 40 anni a Il Cerchio, che spero ci continui a fornire ancora a lungo questo cibo essenziale per l’anima.
@ Stefano . Conobbi Adolfo Morganti al Terzo Campo Hobbit e lì capii di che pasta era fatto ;quanto a M. Polia spesso , a scuola ,leggevo ai miei allievi brani dal suo ” Furor : Guerra Poesia Profezia .”
Le radici cristiane stanno evaporando da decenni, a cominciare dai Paesi europei protestanti. Il declino della Chiesa Cattolica (per la verità non iniziato con questo Papa, ma con Paolo VI, ed illusoriamente interrotto dalla grande personalità di GPII) è tangibile. Le Chiese Ortodosse Orientali, laddove si osservino i comportamenti delle persone (esempio indice divorzi in Russia) e non la propaganda pro-sovranista di Putin per scardinare i resti dell’UE, non pare star meglio. Quindi, dal punto di vista storico-culturale, d’accordo con Cardini e un plauso a chi diffonde “cultura alternativa”, fuori del ‘Pensiero Unico’ politically Correct, ma molti dubbi sull’esito della battaglia, data la sproporzione delle forze in campo…
Grazie per aver ricordato questo testo che comprai molti anni fa alla libreria Leonina e che non tarderò a leggere approfittando dell’emergenza Corona Virus
x Tullio: è stata una grande intuizione quella di Morganti, ha fatto un lavoro eccezionale trasformando una piccola cooperativa culturale gestita da uno sparuto gruppo di giovani in un casa editrice dal valore grandissimo pubblicando autori dimenticati perchè poco conosciuti,scomodi o invisi alla cultura sinistrorsa di regime e senza mai perdere la coerenza del proprio operato… In quegli anni a parte Rusconi erano pochissime le case editrici che pubblicavano un certo genere di letteratura e negli anni il Cerchio ha sempre più impreziosito il suo catalogo con le varie collane dedicate a spiritualità,filosofia, storia soprattutto medievale, letteratura fantastica etc Ancora oggi trovare testi di autori come Mordini, Dumezil, Coomaraswamy, Tagore etc o le ottime traduzioni di classici europei come il Beowulf o il Kalevala non è facile ed il Cerchio ha contribuito in maniera rilevante alla loro diffusione e conoscenza in Italia negli ultimi 30 anni, senza contare le pubblicazioni più recenti di autori italiani importanti del presente come De Turris, Blondet, Veneziani, Cardini, il già citato Polia( ancora oggi fondamentale il suo “Furor…”, fortunati i tuoi allievi ad avere un professore come te)… e pensare che ancor oggi spesso si sente dire che la cultura a Destra non esiste, ebbene Il Cerchio dimostra il contrario e che non solo questa cultura esiste al di là dei rappresentanti politici istituzionali che fanno di tutto per evitarla e disconoscerla, ma che questa cultura è altresì di un valore qualitativo, esistenziale, formativo e letterario ancora oggi imprescindibile perchè parte essenziale delle fondamenta della kultur europea.