I morti che si sommano numerosi e si accavallano nei bollettini sempre crescenti ci lasciano uno sgomento vago che si fa più acuto e preciso quando i mille e mille e mille e mille che soccombono alla falce del virus accolgono un tuo famigliare, uno che ti ha visto nascere e crescere e che tu hai visto invecchiare.
Ora Attilio, l’uomo che chiamavo nonno, è caduto sotto la scure del covid19, privando noi vivi della possibilità di un’ultima carezza, di un ultimo dignitoso saluto. E dunque il male entra nelle nostre case, stravolge i nostri riti e i nostri affetti e nel contempo ci incatena, facendoci impotenti di tutto. Il ricordo felice resta di quando si era vivi tra i vivi, di quanta risata e allegria accompagnava le giornate insieme, delle frasi famose e delle abitudini strampalate che noi nipoti ci ripetiamo da sempre per farci compagni e consanguinei, perché il batterio fa strame di carne ma non tocca i ricordi.
Un grazie all’autore per aver condiviso con noi questo ricordo
‘L’uomo che chiamavo nonno’: ma chi era? Condoglianze sentite, in ogni caso.