Già prima che si manifestasse la pandemia, scrivere di sindacato era difficile: in una fase di grandi crisi e di grandi sviluppi, mal distribuiti nelle varie parti del pianeta, le nostre confederazioni – specie le più accreditate dal mainstream… – si mostravano incapaci di adeguare tempi, idee e risorse alle necessità dell’epoca. Poi è arrivato il coronavirus, e tutto è diventato ancora più difficile. Ma non stiamo qui a fare diagnosi, storia recente e, meno che mai, a indicare terapie: non ne avremmo la competenza. Da osservatori di quanto accade nel mondo della “destra”, invece, e sempre restando in tema sindacale, non vogliamo lasciar passare sotto silenzio un anniversario importante: il 24 marzo 1950, infatti, veniva costituita la CISNAL, da cui nel 1996 sarebbe nata l’attuale UGL, guidata da Francesco Paolo Capone.
Settanta anni sono un arco di tempo lunghissimo, data la velocità e, spesso, l’imprevedibilità dei cambiamenti, non solo nel mondo del lavoro, ma nella società tutta. Perciò, un articolo non può davvero bastare per stilare neppure a volo d’uccello una sintesi efficace ed esauriente; riteniamo più utile rievocare brevemente gli avvenimenti principali di quell’anno – il 1950, appunto – in cui, a Napoli, alcuni animatori del sindacalismo nazionale e del fascismo “di sinistra” davano vita alla CISNAL, che sceglieva Gianni Roberti come suo Presidente e Giuseppe Landi come Segretario Generale.
Dunque, finita la guerra da un quinquennio, il paese era ancora ben lontano dal recuperare equilibri e pacificazione sociale: l’anno si apriva infatti con l’eccidio delle Fonderie Riunite a Modena, dove la Polizia aveva sparato nel corso di una manifestazione sindacale. Altri morti, altri feriti si sarebbero avuti in aprile a Celano, dove le forze dell’ordine erano intervenute conto braccianti agricoli che, come in altre regioni ‘Italia, manifestavano occupando le terre incolte dei latifondisti.
Il 1950 è anche l’anno che vede nascere, a seguito delle scissioni dal sindacato unico egemonizzato dal PCI, UIL (sempre in marzo) e CISL (in maggio); ed è l’anno in cui, per la prima volta dopo il ritorno della pace, il PIL italiano superava per la prima volta quello del 1938 e nasceva la Cassa per il Mezzogiorno, grande progetto per lo sviluppo del Meridione.
La CISNAL nasce in stretta sinergia con il Movimento Sociale Italiano, di cui Roberti era parlamentare. Molti di quei sindacalisti provenivano dal MOSI, organizzazione che si era proposta di confluire nel PCI, in forza del comune obiettivo di contrapporsi alla borghesia e al capitalismo; progetto poi venuto a cadere con le scissioni di cui abbiamo appena detto, da un lato, e dall’altro con la nascita del MSI e della stessa CISNAL, la cui maggioranza optava per la destra.
Tanto per avere un’idea della temperie politico sociale del momento, con un Parlamento dominato dalla DC, il Presidente della Repubblica era Luigi Einaudi; il Capo del Governo era Alcide De Gasperi e ministro dell’Interno era Mario Scelba, mentre agli Esteri c’era Carlo Sforza, che aveva firmato il Trattato di Pace per la neonata Repubblica Italiana nel 1947. In un ruolo importante, già all’epoca, figurava Giulio Andreotti, nelle vesti di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Di passata, diremo che Trieste non era ancora italiana.
Guardando al mondo, il 1950 era l’anno in cui il Ministro degli Esteri francese Schumann, gettava le basi per la nascita della CECA, Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, primo nucleo della futura Unione Europea.
Negli Stati Uniti, presidente Truman, nasceva il maccartismo, sullo sfondo della guerra fredda che sarebbe durata fino al crollo del Muro di Berlino; guerra che sarebbe diventata “calda” in ottobre, quando le truppe statunitensi, superando il 38° parallelo in Corea, si trovarono di fronte quelle della Repubblica Popolare cinese.
Sul più leggero terreno dell’intrattenimento d’epoca, in Italia registriamo il successo dei film di Totò (in quell’anno ne girò sei o sette, e fra questi “47 morto che parla”, “Totò sceicco” e “Napoli milionaria”), ma anche delle prime commedie all’italiana (qui ci limitiamo a ricordare “Domenica d’agosto”, di Luciano Emmer, che presenta la curiosità di un Mastroianni giovane, doppiato da Alberto Sordi). Quanto ai film stranieri, tra quelli di qualità che ebbero successo al botteghino si possono menzionare “Viale del tramonto” di Billy Wilder, “Rio Bravo”, di John Ford, ma anche il giapponese “Rashomon” di Akira Kurosawa.
Per la musica leggera, furoreggiavano Nilla Pizzi e Gino Latilla, Natalino Otto e Flo Sandons, il Quartetto Cetra e Luciano Tajoli e Franco Ricci e Sergio Bruni; non c’erano ancora i festival (quello di Sanremo sarebbe nato l’anno dopo, e quello della canzone napoletana nel ’52), ma la gente cantava o fischiettava i motivetti nostrani, e solo i più sofisticati ascoltavano Frank Sinatra o Charles Trenet.
Quanto al calcio, la Juventus vinceva anche in quell’anno, con i suoi Boniperti e Parola, Muccinelli e Praest; mentre nei mondiali di luglio si consumava il dramma sportivo del Maracanà, dove imprevedibilmente il Brasile, padrone di casa e favorito, veniva sconfitto dall’Uruguay di Schiaffino e Ghiggia, che poi sarebbero sbarcati nel campionato italiano.
Insomma, la CISNAL vedeva la luce in un periodo di grandi fermenti e di grandi sfide, tra protagonisti del mondo del lavoro, ma anche della politica, dell’economia e dello spettacolo, di alto livello. A quella Confederazione, e ai suoi successori di oggi, spetta il compito di continuare una nobile tradizione, che ha contribuito ad arricchire lo straordinario panorama italiano, e di saper cogliere le difficili sfide del momento.