Plaudo con la più alta voce all’articolo di Tomaso Montanari pubblicato sul “Fatto Quotidiano” del 29 febbraio. Esso tocca il prestito dei più prestigiosi dipinti ospitati dal Museo napoletano di Capodimonte effettuato in violazione della legge dal direttore Sylvain Bellenger. Giustamente Montanari si chiede se il Procuratore della Repubblica Giovanni Melillo non intenda procedere per impedire una così clamorosa violazione della legge. L’elenco dei dipinti che passano da un museo americano all’altro è da brividi, giacché comprende opere di valore incalcolabile. L’idea che l’Atalanta e Ippomene di Guido Reni (ne cito uno solo), uno dei più bei quadri del mondo, faccia parte di uno straccione luna-park ambulante chiedendo l’elemosina col cappello in mano dà i brividi. Non so quale autorità abbia il potere di proibirlo ma dovrebbe farlo assolutamente. Una delle più importanti pinacoteche del mondo, in gran parte proveniente dalla collezione Farnese, è violentata, sfregiata, e chi sa quanti dei dipinti “prestati” torneranno indietro.
Aggiungo che questo Bellenger è vezzeggiato da tutta la società napoletana, la cosiddetta haute, la quale mostra così il suo provincialismo. I suoi precedenti a Chicago sono noti. Or su questo tema debbo citarne uno altrettanto importante e grave. Il maestro Riccardo Muti lo adora. Egli ha le sue idee sulla Biblioteca del Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella. Si parla del più antico Conservatorio del mondo, siccome nato dalla fusione dei quattro Conservatorî risalenti al sedicesimo secolo, ove hanno sede ora le eredità materiale e spirituale loro. Essa, alla quale va appaiato l’Archivio musicale della biblioteca dei Gerolamini, è la più importante del mondo. Contiene autografi o prime edizioni di Alessandro Scarlatti, Pergolesi, Durante, Leo, Jommelli, Porpora, Piccinni, Paisiello, Traetta, Manna, Cimarosa, Zingarelli, Manfroce, Rossini, Donizetti, Mercadante, Verdi, Martucci …. Una parte ne venne raccolta o copiata dallo studioso Giuseppe Sigismondo, benemerito uomo di cultura settecentesco. E anzi, sarebbe ora l’occasione perché ne giungesse a far parte anche l’archivio musicale del grande compositore Francesco d’Avalos, che rischia di finire disperso per lo sfratto del cadente palazzo inflitto agli eredi del Maestro.
Il maestro Muti, se ho ben compreso, diviserebbe che la biblioteca venisse ablata dalla sua sede naturale per esser allocata a Capodimonte. Proprio ora che la Regione Campania ha erogato otto milioni, più due da aggiungervi, per il restauro dell’antico edificio da portarsi al pristino splendore. Dal demenziale progetto di trasloco nascerebbe automaticamente che i manoscritti, alla stregua dei dipinti di Capodimonte, girassero come trottole invece di essere a disposizione degli studiosi di tutto il mondo nella loro sede naturale ove sono archiviati e catalogati: e la stessa sede è un’opera d’arte in sé. Venisse visitata: infonde un senso di religiosa venerazione. Lo stesso si dica del preziosissimo museo raccogliente ritratti di compositori e strumenti antichi, fra i quali il pianoforte che la Grande Caterina donò a Paisiello dopo gli anni di servizio a Pietroburgo e l’unica arpa costruita da Stradivari. Invito l’amico Nastasi, ora segretario generale del Ministero dei Beni Culturali, a far sentire la sua autorevole voce in materia, insieme con Gaetano Manfredi, il Ministro dell’Università, dal quale il Conservatorio dipende, esemplare Rettore della napoletana Università “Federico II”.
*Da Il Fatto Quotidiano del 4.3.2020