Terribili le immagini che vengono dalle isole greche–e messe in prima pagina, il 3 marzo c.m. da ‘Avvenire’. I profughi che il Sultano riversa sull’Europa vengono presi a bastonate o colpiti dai proiettili della guardia costiera greca. Una tragedia immensa che pesa su tutti noi, anche se non ne abbiamo colpa, giacché come ammoniva John Donne: «nessuno è un’isola». Prima di prendersela con Erdogan, con Bruxelles, con Trump e quant’altri, dovremmo, però, fare un esame di coscienza e chiederci chi ha destabilizzato il Medio Oriente e in base a quali disegni strategici. La risposta, a mio avviso, se si decide di non continuare a fare gli struzzi, è una e inequivocabile: Washington con la sua strategia, fonte di tutti i nostri guai, che uno scienziato politico realista, come John J. Mersheimer, chiama «la grande illusione» ovvero il ‘manifesto destino’ che impone di esportare i ‘diritti’ e la democrazia in tutti gli angoli del mondo. Al tempo del confronto per la Casa Bianca tra Hillary Clinton e Donald Trump, gran parte dei giornali italiani–da ‘La Stampa’ di Maurizio Molinari al ‘Foglio’di Giuliano Ferrara–erano schierati per la democratica moglie di Bill Clinton. Trump, col suo ‘America First!’, con la sua rudezza, col suo demagogismo era il contrario dello statista europeo d’antan: rispolverava un nazionalismo che, nell’età dei ‘diritti cosmopoliti’ ,riportava indietro le lancette della storia; Hillary, invece, si ispirava a valori di solidarietà interna e internazionale particolarmente congeniali ai salotti liberal europei. L’uno era un nazionalpopulista, l’altra una liberalsocialemocratica, l’uno rappresentava il pericolo dell’isolazionismo, indifferente alle sorti del Vecchio Continente, l’altra sembrava una proiezione della filosofia labour nell’East River. Non sono un entusiasta di Trump, proprio perché è uno statista che guarda solo all’America, ma ritengo che con la sua vittoria le cose siano andate meno peggio, anche per noi.
Oggi le vicende mediorientali ci fanno riscoprire le ragioni dei grandi diplomatici alla Talleyrand e alla Palmerston per i quali, in politica estera, non esistono ideali e amici permanenti per uno Stato, ma solo «interessi permanenti» e la responsabilità politica misura i successi di una guerra tra enti sovrani in base al calcolo dei costi e dei ricavi.
«Lo spirito crociato–scrive Mearsheimer–è profondamente insito nelle democrazie liberali, specie nelle loro élite, che tentano inevitabilmente di plasmare il mondo a propria immagine e somiglianza». E noi europei ricordiamo bene i disastri fatti dal Presidente Woodrow Wilson che voleva render il mondo «safe for Democracy»: mise in piedi la Società delle Nazioni e poi abbandonò vinti e vincitori della Prima Guerra Mondiale alla loro sorte, giacché gli accordi internazionali non hanno senso se non c’è un’autorità suprema capace di imporre sanzioni a quanti li violano. Nel caso degli S.U., rileva ancora Mearsheimer, «l’egemonia liberale non funziona proprio. E’ stata sperimentata per venticinque anni e ha lasciato un’eredità di guerre inutili iniziative diplomatiche fallite e prestigio intaccato. |…| costi significativi, sia in termini di vite sia in termini di denaro. Le guerra ancora in corso in Afghanistan e in Iraq dovrebbero costare più di cinquemila miliardi di dollari che vanno a incrementare il «già colossale debito dell’America». Questo senza contare le migliaia di morti causati dai bombardamenti americani: un numero impressionante e, comunque, superiore a quello delle vittime dei regimi dittatoriali, che dovevano essere abbattuti per rendere il mondo «safe for democracy».
Il fatto è che l’illuminismo liberale rimuove la grande lezione di Thomas Hobbes: che l’ordine politico, la capacità di contenere la violenza, e di mantenere i popoli «in pace et in fede» (per citare il nobile antenato di Hobbes, Niccolò Machiavelli) è il primo, assoluto, comandamento della politica. La tirannia più spietata–sia quella di Saddam Hussein o di Muammar Gheddafi—è preferibile al caos provocato dalla sua caduta, se quanti ne sono stati gli artefici, non sono in grado di ristabilire l’ordine (come riuscì, invece, in Germania e in Giappone, in presenza di tradizioni civiche e di strutture sociali solide e secolari, capaci di supportare un regime politico democratico come avevano sostenuto le classi dirigenti imperialiste). Oggi Iraq e Libia, per non parlare della Siria, sono paesi lunari, devastati dai bombardamenti, dalla guerra civile, alle prese con milioni di profughi che non sono ‘politici’ ma ‘economici’ o meglio scampati (chissà per quanto) alla morte.
Dobbiamo dimenticare le responsabilità che per tutto questo, gravano sugli inquilini della Casa Bianca–i Bush, i Clinton, gli Obama e prima ancora l’ineffabile Jimmy Carter? Dobbiamo dimenticare che Hillary Clinton ha perso le elezioni presidenziali anche perché intendeva continuare la politica dell’esportazione della democrazia nel mondo? Dobbiamo dimenticare i nostri Sarkozy, il nostro Presidente Giorgio Napolitano (assecondato dal timido e non convinto Berlusconi) e altri irresponsabili, che volevano la testa di Gheddafi–sottovalutando la minaccia del rais che con la sua caduta si sarebbero riversati in Europa migliaia, centinaia di migliaia di profughi?
Forse dovremmo imparare che, in politica estera, l’egoismo degli Stati è meno pericoloso dell’altruismo–che tra l’altro promuove gli interessi di quanti sono interessati alla guerra–per i lauti affari che fa intravedere–, ai danni di quanti prosperano solo grazie agli scambi economici pacifici tra gli stati (siano democratici o meno). (da Il Dubbio)
Il problema sono le famose, sciagurate matite del Quai d’Orsay e del Foreign Office, alla fine della WWI (Dichiarazione Balfour al centro ed assai condizionante…). Mai si sarebbe dovuto sopprimere l’Impero Ottomano, pasticcione, ma garanzia di convivenza per tutti. Per non parlare dell’Impero Asburgico che non era neppur pasticcione…
Come mai mentre sulla frontiera europea si bloccano i rifugiati siriani che avrebbero invece diritto ad essere ospitati qua in Italia continuano ad arrivare barconi di africani ogni giorno ? Come mai questa disparità politica bel trattamento della questione ? Chissà io qualche idea c’è l’avrei…
Stefano. Scrivila l’idea, ammesso che tu non l’abbia ricavata da siti dietrologo-deliranti (alla Blondel e peggio)…
Felice in questo caso preferisco evitare, su Blondet invece penso ti sbagli alla grande, è invece un ottima fonte di informazione visto che è stato uno dei primi ed è ancora fra i più preparati a ricostruire in modo accurato certe dinamiche del potere che infatti spesso e volentieri ha anticipato, in questo mi pare che tu sia troppo preso dai classici pregiudizi di cui si nutre il “pensiero unico” occidentalista…
Gli USA sono gli unici che fanno guerre di aggressione, altro che “esportazione della democrazia”. Dico a Stefano che non solo l’Italia non ospita profughi veri come potrebbero essere i siriani, soprattutto quelli cristiani, ma non appena é scoppiata la Guerra di Libia nel 2011 ha fatto entrare illegalmente centinaia di migliaia di africani subsahariani, provenienti da nessun paese in guerra e ospitati negli alberghi come profughi, e non é mai sbarcato un libico, che sarebbe un vero profugo. Comunque, la Turchia provoca e temo farà scoppiare qualcosa di grosso.
Werner concordo pienamente, esattamente quello che intendevo… Sulla Turchia molti la pensano come te, credo sia una possibilità concreta ma anche su questo non mi esprimo così evitiamo anche che Felice se la prenda …
Blondet a mio parere non è un personaggio serio. Effettivamente all’inizio degli anni 90 ha scritto anche cose interessanti (Adelphi della dissoluzione per esempio) ma negli ultimi anni è scaduto nella malafede e nella propaganda spicciola (definì l’anno scorso Di Maio e Salvini due statisti) . ‘Adelphi della dissoluzione’ venne peraltro pubblicato da Ares che mi dicono sia una casa editrice vicina all’Opus Dei e negli ambienti editoriali fece molto rumore .
Gallarò guarda che Blondet disprezza sia Di Maio che Salvini e lo scrive praticamente ogni giorno, se all’inizio dell’esperienza di governo M5S-Lega poteva avere, come anche altri all’epoca, qualche buon proposito era solo a livello di osservatore critico, in realtà basta molti lo hanno contestato proprio per la sua avversione a Salvini, sui 5s ovviamente ha detto tutto il male possibile, tra l’altro è stato fra i primi a parlare dell’inganno del “populismo”, ha partecipato anche alla stesura del libro “Inganno Bannon” insieme a Claudio Mutti, Gianluca Marletta e l’associazione RAIDO , insomma mi pare che ancora ci prenda eccome il Blondet, senza contare le innumerevoli notizie geopolitiche che mette insieme…p.s. Gli Adelphi della dissoluzione fu il suo capolavoro, per certi versi un intuizione geniale, ma anche i libri sul potere in USA e in generale…
I problemi grandi hanno sempre molte cause e complesse. Pretendere di semplificare, cercare il colpevole, è solo mistificare.
Se Putin vuole ricostituire l’URSS, come appare evidente anche dall’ultimo progetto di costituzione in fase di elaborazione – dove dà un contentino ai ‘sovranisti’ in tema ‘Dio, Patria, Famiglia’, che non gli costa nulla, come le foto con i patrirchi maneggioni ed avidi di denaro e fa propria tutta l’esperienza stalinista ed antinazista dell’URSS (pure con menzogne smaccate come sul Patto Ribbentrop-Molotov) ecc. – perchè Erdogan non dovrebbe legittimamente perseguire una sua politica estera di maggiore influenza, smarcandosi, in parte, dall’ombrello USA? È circondato da potenze nucleari da ogni parte, ha ostili l’UE, gli egiziani, i wahabiti d’Arabia, gli sciiti, i curdi e parte dei siriani (storica regione ottomana). Non vedo perchè dobbiamo unirci al folto gruppo dei suoi nemici, quando l’islamismo moderato da lui rappresentato è in prospettiva una garanzia di stabilità per tutti. Tanto a Lepanto non torniamo…Poi staremo a vedere…
Erdogan islamico moderato? Di sicuro non é un laico, e con lui la Turchia ha smesso di essere quello Stato laico creato da Kemal. Tra l’altro per essere un islamico moderato ha occupato territori della Siria, del vero laico Assad. Mi sembra eccessivo pensare che Putin voglia far rinascere l’URSS, ma di sicuro tiene a fare della Russia una potenza planetaria. Si possono criticare le ingerenze russe in paesi come l’Ucraina degli anni scorsi, ma ora che quel paese da Poroshenko in poi é caduto sotto l’influenza politica e militare USA, uscito anche dalla CSI, al Cremlino ciò viene legittimamente visto come una minaccia e una provocazione. La Russia non è più comunista dal 1991, e sono convinto che nessuno voglia tornare all’URSS, e poi se uno é anticomunista più che russofobo dovrebbe essere sinofobo, dato che la Cina esprime ai giorni nostri la più grande dittatura comunista del pianeta.
Werner. Ma tu che odi tanto i ‘laici’, liberaloidi massoni che marciarono contro la tradizione, il venerando passato nutrito di Blut und Boden ecc. ecc. e poi rimproveri Erdogan di non esserlo abbastanza?