Peter Sloterdijk non è un filosofo tra gli altri, ma è “Il filosofo” per eccellenza di quest’epoca frastornata. Un motivo in più per trattarlo con il dovuto rispetto e prendere nota persino dei suoi appunti. In Falsa coscienza. Forme del civismo moderno (a cura di René Scheu e traduzione di Federica Romanini per i tipi di Mimesis) offre una sintesi fra le migliori per spiegare il nesso tra politicamente corretto e populismo. Un nesso che va letto in antitesi, ovviamente. Tutt’altro che sovranista (e neanche altro), trova le parole giuste per mettere ordine alla faccenda. Per questo le vogliamo riproporre integralmente. Ognuno, poi, ne faccia l’uso che ritiene più opportuno.
Il Populismo come attualizzazione del cinismo. “Nel senso – spiega il tedesco – che affonda le radici nelle reazioni alla political correctness, che da un quarto di secolo ha imposto un regime più o meno rigido di regole linguistiche e codici comportamentali. Il politicamente corretto, affermatosi inizialmente nei Campus statunitensi con le loro minoranze altamente sensibili e sostenuto da una stampa vigile e alla costante ricerca di passi falsi da stigmatizzare, è stato in seguito ripreso da innumerevoli individui con buone ragioni per temere la libertà di parola”.
E ancora: “Il fenomeno per il quale da alcuni anni si utilizza l’espressione piuttosto sospetta di populismo non è, da un certo punto di vista, altro che una reazione (nel senso quasi chimico o allergologico del termine) alla presunta suscettibilità di minoranza e chiassose e ancor più a regole percepite come una permanente censura linguistica esercitata con metodi inquisitori”.
Continua Sloterdijk: “Agli occhi del populismo (in mancanza di alternative ci accontenteremo delle infelici espressione) e dei gruppi che esso è in grado di mobilitare, lo stato e l’opinione pubblica sono il risultato di una concertazione tra gli appartenenti alle fasce sociali più colte e ambienti e i suscettibili di professione (riuniti tutti sotto la fuorviante etichetta di élite). Chi si ritiene escluso da tale cerchia non è obbligato a motivare la propria estraneità al loro sistema”. Insomma, “il populismo rappresenta lo stadio attuale del disagio della civiltà, o meglio esibisce il disagio utilizzando le armi del contrattacco”.
@fernandomadonia