Ci sono voluti decenni e tre generazioni di militanti, ma alla fine il giovane patriota Sergio Ramelli anche a Lodi sarà ricordato con una via, nella città di origine della famiglia e dove è sepolto presso il Cimitero Maggiore. Dopo quattro ore di consiglio comunale, la mozione di Fratelli d’Italia che impegna la giunta a ricordare il sacrificio di un giovane amante della sua patria – lo ricordiamo, barbaramente ucciso in un agguato alle spalle, da delinquenti di estrema sinistra che neanche lo conoscevano – anche con lo strumento toponomastico è stata approvata.
Il dibattito, a tratti acceso, ha visto compatta la maggioranza, mentre l’opposizione ha votato in ordine sparso, chi a favore, chi contro, chi astenendosi. Dal Pd e dalla sinistra radicale ci si aspettava una prova di maturità, ma l’occasione è stata persa e il riconoscimento del sacrificio di Sergio ha lasciato il posto alla fiera dei luoghi comuni, ai timori dei “cortei con i saluti romani”, al fango sulla storia del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano. Gli argomenti strumentali si commentano da soli: il deputato Nicola Pasetto diventa un violento picchiatore, anche se era incensurato, il Fronte diventa un’organizzazione estremista addirittura in conflitto con il MSI (da cui a quanto pare “si è staccato nel 1975”, così tanto per segnalare la fallace preparazione storica dei consiglieri Pd).
La mozione è stata approvata, fra gli applausi del pubblico. la battaglia è stata vinta e il presidio antifascista si è dissolto come neve al sole. Il sorriso di Sergio da lassù illumina i nostri percorsi.