Con la sua belante dialettica, ripetitiva e vuota, Mattia Santori, il capo sardina, è l’indegno Esopo del nostro tempo. Con il poeta greco condivide la passione per le metafore animalesche, la capacità di sintesi e gli intenti moralistici. Infatti, tra le poche frasi che recita con la sua iconica espressione poco convinta e poco convincente, si insidia oltremodo la morale. Ma mentre gli exempla di Esopo sono formidabili chiavi di lettura degli inganni che offre la vita attraverso la narrazione di situazioni semplici, quelli di Santori rimangono allo stato di semplici prediche, autoreferenziali e nutrite dal vizio, tipicamente di sinistra, che Esopo avrebbe spiegato con la favola del leone e la zanzara: la superbia.
“Abbiamo risvegliato il senso civico!”, “Noi siamo l’alternativa al sovranismo!”, “Noi siamo la novità, una svolta epocale per la politica!”, sono le tipiche frasi urlate dal palco di Bologna nella festa delle Sardine di ieri. Frasi, diventate motti, utili ad elevare il proprio ego su una condizione politica descritta come minacciosa e di pessimo livello. Frasi necessarie per porsi in discontinuità e raccontare qualcosa di migliore rispetto ai tanti aborti sperimentati dalla sinistra nell’ultimo ventennio. Parlano a loro stessi. Perché diciamocelo, sono sempre loro. Le stesse persone che da anni, a seconda del nemico politico, cambiano denominazione, colore, simbolo o animale ai propri movimenti di protesta, inglobando la qualunque sotto le insegne dell’inossidabile antifascismo e della superiorità etico-morale. Tutti movimenti rapidamente estinti dopo il raggiungimento dei rispettivi obiettivi. I soliti campioni di superbia.
Due erano i pilastri nella narrazione della sardina media: l’apoliticità e l’essere giovani. La prima è stata rapidamente svenduta al buon Bonaccini, che si è ritrovato, senza manco chiederlo, manovalanza gratuita e piazze piene. La seconda, dall’essere condizione anagrafica, è diventata condizione dell’anima. Del resto, come si può dire di no a giovanotti un pochino aldilà con gli anni che intonano ancora bene “Bella Ciao”. Fra di loro c’era anche Flavia Prodi, moglie dell’ex premier Romano, la quale, euforica, rifila al Corriere della Sera una sfilza di complimenti alle sardine, aggiungendo “Sono un fertilizzante per la politica”. Sentiamo di condividere con lei questo commento, auspicando si tratti di un fertilizzante totalmente bio, il più bio in circolazione.
A prescindere da come andrà il risultato elettorale di domenica prossima, con attesa aspettiamo la conclusione di tutto per dimenticarci, quantomeno, delle sardine e dell’odore acre proprio del pesce avariato.
*presidente nazionale di Gioventù Nazionale