Che cosa è la “normalità” Che cosa è “normale”? Lo dicono i due termini stessi: quanto rientra nella “norma” in ogni ambito. E che cosa è la “norma”? Lo india una frase fatta: “per tua norma e regola”, vale a die quel che rientra nel sentire comune, nell’opinione della maggioranza, nelle regole codificate (le leggi sono anche dette “norme” e le norme dettano le regole). Un’altra frase fatta dice: “L’eccezione conferma la regola”. Ci sono cose, fatti, persone, idee, teorie, eventi, che sono fuori norma, fuori regola, che sono eccentrici, cioè fuori centro in negativo ma anche in positivo, e che comunque rappresentano di solito una eccezione.
Ovviamente, col trascorrere del tempo, delle generazioni e dei costumi queste “norme e regole” possono cambiare in sensi anche fra loro opposti perché muta il sentire comune. Molte avanguardie artistiche hanno sconvolto norme e regole del passato per affermarne delle nuove, respinte inizialmente ma poi accettate, provocando delle vere e proprie rivoluzioni. E di rivoluzioni ideologico-politiche, che hanno cambiato usi e costumi, ce ne sono a bizzeffe. Ma alla fine, passata la bufera, si raggiunge un nuovo equilibrio, nuove norme e regole accettate da tutti. E si ricomincia da capo. Insomma, una “normalità” ci deve sempre essere in ambito sociale, politico, morale, altrimenti la regola sarebbe una non-regola, cioè il caos. Una “rivoluzione permanente”, come si teorizzava negli anni Settanta, non può esistere e soltanto il caos lo è. Infatti, non è esistita e dopo ogni rivoluzione si assesta sempre un nuovo ordine, una nuova norma. Anche i rivoluzionari poi diventano conservatori per mettere in atto le nuove norme da loro promosse e alla fine imposte, e conservare così il potere..
Questa prassi sembrerebbe oggi saltata sia nei termini di riferimento specifici, particolaristici, sia in quelli generici e generali. In che senso? Nel senso che ormai in Occidente ma soprattutto in Italia, la, “normalità”, la norma specifica che indichi un significato comune delle cose, dei fatti, delle persone, pare stia man mano scomparendo, anzi in alcuni casi sia del tutto scomparsa. Non ci sono più le ”eccezioni che confermino la regola”, ma l’eccezione stessa diventa regola. Le norme di riferimento che facevano da parametro si stanno abolendo e quindi ogni cosa appare come normale, anche quella che prima non lo era affatto. Ma quando tutto è normale (anche quello che oggettivamente non lo è), nulla è più normale.
Il fenomeno è percepibile soprattutto a livello sociale, e tutto deriva dalla generalizzazione e estremizzazione dei principi dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese sintetizzati nel famoso motto: “libertà, fraternità, uguaglianza”, e che oggi si è incarnato nella sua versione popolare definita Buonismo e/o Politicamente Corretto (e simili). In nome di questi “valori” propagandati e imposti dalle élites intellettuali e accademiche di origine angloamericana, tutto è permesso, consentito, soprattutto giustificato se visto sotto una certa luce, e tutte le norme e le regole sono saltate e sono superabili in none di qualcosa di superiore che, all’incirca, si può chiamare Umanitarismo Assoluto. Insomma, si applica finalmente uno degli slogan scanditi nel Sessantotto: “Proibito proibire!”. Sembra così che ognuno possa fare quel che gli pare e piace senza quasi pagarne le conseguenze.
Ci sono deroghe per qualsiasi cosa e le autorità che dovrebbero far rispettare “norme e regole” spesso e volentieri cedono di fronte alla pressione dei mass media e dei politici. Le cosiddette “minoranze” di qualsiasi tipo sono protette al punto di essere privilegiate e di sopravanzare i diritti delle maggioranze, invece di avere sì i loro diritti ma nell’ambito e nella misura del loro essere “minoranze”.
Tutto viene considerato “normale” anche l’anormalità e la devianza più estrema che comunque bisogna “capire” e di conseguenza giustificare. Il che porta ad una conseguenza prima impensabile. Appunto che le minoranze, da ignorate, ghettizzate, prevaricate o vessate che magari erano, diventano a loro volta vessatrici e prevaricatrici, alzano la voce, diventano vere e proprie lobby e impongono il loro punto di vista che invece di restare comunque quello di una minoranza, valido ma sempre minoritario, in none del Buonismo e del Politicamente Corretto si accredita come diritto, noma e regola valido per tutti. Il che è la precedente situazione ma rovesciata, non meno intollerabile di questa. Nessuno però, nel clima ribaltato che si è creato, osa denunciarlo ufficialmente, anche se la cosiddetta gente comune lo percepisce e lo condanna. In altri termini, si è passati da una esagerazione all’altra, da un eccesso a quello opposto, proprio in nome del “tutto è normale” e quindi del “tutto è accettabile”, “tutto è permesso”, anzi deve essere accettato e permesso.
E’ questa ormai quasi assoluta carenza di norme, regole e, diciamolo pure, di limiti, che sta stravolgendo l’Occidente e l’Italia in particolare. E questo spiega come quegli Stati che norme, regole e limiti hanno (oltre ai soldi) stiano prevalendo. Basti pensare alla Cina e al suo sottofondo di confucianesimo che si è coniugato con il comunismo in versione orientale contaminato dal capitalismo di Stato. Un’etica di vita che si travasa nel concetto di lavoro, di studio e di rapporti umani che sta prevalendo nei fatti sul caos che governa sempre più gli ex “padroni del mondo”.
Cos’è la normalità? Una cosa che esisteva nel mondo pre-Sessantotto. Le cose da correggere in quell’epoca c’erano sicuramente ed erano poche, per cui non era affatto necessaria la demolizione di quelle strutture e di quei ordini che rendevano nel complesso sana una società. Oggi il nichilismo e il relativismo dominanti, affermatisi col Sessantotto, hanno di fatto rotto quegli argini, quelle barriere, che proteggevano la società dal decadimento morale e culturale in cui ci troviamo. Negli ultimi secoli non poche sono state le rivoluzioni, ma quella di cinquant’anni fa purtroppo è stata quella più devastante e che meglio si è impregnata nella società. E’ davvero dura rimediare a tutto il disastro che abbiamo, perché il cancro si è espanso molto rapidamente e senza problemi.