Giovanni Boldini in Puglia avrebbe vissuto tra le gentildonne leccesi o tra le belle borghesi di Bari. Il pittore delle dame parigine arriva nel tacco d’Italia, a Barletta, con settanta opere e una relazione tra due grandi realtà museali, il museo di Palazzo dei Diamanti di Ferrara e la Pinacoteca ‘Giuseppe De Nittis’ di Barletta. Le due istituzioni culturali tengono insieme le vicende della grand heure artistica di De Nittis e Boldini, i geni più europei della pittura italiana della seconda parte del XIX secolo. Dal 7 dicembre al 3 maggio, con ‘Boldini, l’incanto della pittura’, l’artista della belle èpoque, il ritrattista del gran mondo, l’anima proustiana che catturava l’identità delle nobildonne, vivacizza la stagione invernale pugliese.
In mostra c’è la signora in rosa, Olivia Concha de Fontecilla (1916), da sempre tela con domanda: è il ritratto di una gran signora sudamericana o il volto di un’amica del pittore? Comunque c’è lei, Olivia, con la felicità del suo sguardo, con i cromatismi sfumati e i nervosi tagli di bianco. Il personaggio femminile boldiniano porta sul petto una rosa che raffigura una perenne joie de vivre; ed è proprio la gioia a generare l’incantesimo in questo artista o meglio il suo “forte potere d’incanto”, come scriveva Berenson.
A Boldini, più volte nel secolo scorso, fu rimproverato il virtuosismo pittorico, la sua maniera, il racconto della civetteria, cioè quella figurazione fatta di pose, occhiate di velluto e libere pennellate. E fu la critica ideologizzata che sminuì purtroppo l’epopea della borghesia nei quadri di un artista italiano. Fortunatamente, a partire dagli anni Ottanta del XX secolo, la magia boldiniana venne ritrovata dalla critica che avviò una nuova rilettura di una storia artistica esuberante.
In questi giorni, nel barlettano Palazzo della Marra, il visitatore incontra la tela ‘Fuochi d’artificio’, che, dal 1890, raffigura una donna ignota attraversata da nastri di luce che attorniano fianchi stretti e piccole labbra. La varietà dell’esposizione mette pure in risalto il paesaggio urbano, la ville lumière, come in ‘Uscita da un ballo mascherato’ (1876), un’opera che segnala la dinamicità del segno pittorico in anticipo, di molti anni, sulle espressioni avanguardistiche novecentesche.
È doveroso sottolineare che ‘il Boldini barlettano’ è accolto in un palazzo rinascimentale che rappresenta una location espositiva ideale che, da tempo, si distingue in operazioni museali di respiro internazionale.
Chi non sa apprezzare, ad esempio, ‘Marthe Régnier’, dipinta da Boldini nel 1905, e magari ammira gli sgorbi del comunista Picasso, e di altri pure peggiori, non ha veramente capito nulla dell’arte e della bellezza….
Felice sono daccordo però per esempio a questo genere di dame personalmente preferisco di gran lunga quelle del Rossetti o del Millais e la peculiare bellezza di una Elisabeth Siddall (Lizzy)… Poi per carità veramente un grande ritrattista il Baldini, molto originale e difficilmente collocabile in una sola corrente artistica, però ecco il secolo XIX ha offerto molto altro.
Stefano. Quella dei 2 prerafaeliti da te citati, e relativa moglie di Dante Gabriel, è però un genere pittorico assai diverso. Il Boldini ha una originalità, una leggerezza unica… e mi piace molto di più!
Che siano cose molte diverse non c’è dubbio, infatti non intendevo fare un paragone di stile ma solamente a livello di gusto che poi è sempre molto soggettivo, diciamo che quella leggerezza di cui parli è proprio ciò che di Baldini meno mi convince, ma ripeto è solo una valutazione soggettiva che per nulla vuole intaccare l’originalità e la bravura dell’artista.
L’arte non deve essere triste, cupa, fare appello al grigio, all’oscuro, al brutto, al recondito, al malato, alla provocazione, al nihilismo, alla perversione…e neppure deve tendere al realismo socialista… Boldini fa volare, fa sognare, fa desiderare, fa sperare…
Rossetti e Millais, artisti meravigliosi, così come altri Preraffaeliti tipo Burne Jones e Waterhouse (forse il migliore di questo movimento).
Per quanto riguarda la pittura italiana, il suo periodo d’oro finisce nel’700 con Tiepolo e Longhi ; poi tanti buoni artisti (e Boldini è uno di questi), ma rari e isolati giganti (ad esempio Sartorio e De Chirico).
Daccordissimo Wolf, tra l’altro Waterhouse va anche un pochino oltre i pre-raffaelliti intesi come movimento artistico, per me il migliore rimane Dante Gabriel Rossetti ma anche qui è un fatto personale, in Dante trovo un tipo di sensualità e di gusto a cui mi sento più affine, mentre Waterhouse in questo senso è già più moderno seppur molto classico nei temi… Sugli italiani concordo col tuo giudizio ed anzi forse già il 700 è una fase in qualche modo di declino o comunque l’inizio di una visione soggettivista che non gradisco, però nel 900 credo che ci sia stato uno slancio soprattutto grazie ad un certo astrattismo ed appunto alla scuola metafisica, oltre a De Chirico anche Carrà merita una menzione speciale… Felice concordo sicuramente anche col tuo intervento, ma ritengo che oltre a ciò che hai detto l’arte deve anche essere profonda, simbolica a vari livelli espressivi, la leggerezza se eccessiva può scadere nella superficialità di un certo gusto “borghese”… L’arte classica infatti riesce a essere sia vitale che apollinea, sia popolare che aristocratica, sia lieve che profonda ed in questo è superiore all’arte moderna che invece è buona per “épater le bourgeois” , poi vabbè oggi ormai non c’è più nulla solo “merda d’artista” e roba come quella che si trova nei musei d’arte contemporanea che per me non ha nulla che si possa avvicinare all’arte, e su questo hai perfettamente ragione, oggi si esalta il brutto, il malato, il riprovevole e la perversione nichilistica più aberrante, del resto l’arte è figlia del suo tempo ed anzi ne è in qualche modo la fotografia, e non credo che rimarrà molto di quest’epoca visto e considerato il livello di cui sopra.
Il gusto di Boldini e la sua arte non sono ‘borghesi’, bansì aristocratici…
Felice non mi riferivo a Boldini in se ma facevo un discorso più generale sul tema della leggerezza, anche se nella sua poetica che comunque è complessa e comprende periodi diversi emerge proprio quella temperie di fiducia nel progresso e di spensieratezza della mondanità soprattutto parigina(anche in tono satirico a volte), quella “gioia di vivere” esuberante della Belle Epoque è però in fondo figlia di un gusto più alto-borghese che non propriamente aristocratico, poi le sfumature sono tante e non si può ridurre a questo la poetica di Boldini, il discorso andrebbe fatto per bene, di certo le donne dell’aristocrazia facevano a gara per farsi ritrarre da Boldini che sicuramente seppe cogliere perfettamente la società ed i costumi di quel periodo.
Nel ‘700 la ‘gioia di vivere’ dei libertini parigini era aristocratica e 100 anni non cambiaron tutto, al di là del ‘rasoio nazionale’…
Stefano. Non facciamoci irretire da analisi e logiche marxistoidi… Lasciamoli ai creduloni della “Rivoluzione Conservatrice”.