Un superamento delle categorie semplificative di populismo e sovranismo arriva dalla Spagna e dal caso della crescita sorprendente della destra patriottica di Vox. Il leader della forza politica spagnola, Santiago Abascal, ha riaffermato con forza il valore della nazione come cardine di un patto nazionale, della nazione come fondamento di una riconciliazione in un paese che ha vissuto una tragica guerra civile (come l’Italia del resto). Le riflessioni che emergono dall’intervista che ha rilasciato ad Aldo Cazzullo – intellettuale conservatore e antifascista – per il Corriere della Sera risultano particolarmente puntuali e costituiscono argomenti universali anche per disinnescare la diffusione dell’odio politico promossa da associazioni partigiane e progressiste.
Il caso Franco e la Valle de los Caidos
“Cos’ha provato quando ha visto le immagini dell’esumazione di Franco?”, chiede Cazzullo a Abiscal. La risposta: “E’ stato il culmine di una campagna di odio iniziata da Pedro Sánchez, coperta da una legge totalitaria sulla memoria storica che il partito popolare ha rifiutato di cambiare, il cui unico obiettivo è riaprire le ferite che gli spagnoli avevano ricucito quarant’anni fa. Le tombe devono essere rispettate. Sia la tomba di Franco, sia la tomba di Dolores Ibarruri, la Pasionaria. È una questione di civiltà. Il Psoe, con la complicità del Pp e di Ciudadanos, ha creato un terribile precedente: d’ora in poi qualsiasi governo potrà profanare le tombe dei morti in funzione della propria ideologia”.
Qui emerge il tema del revisionismo e controrevisionismo che passa da surreali snodi legislativi e in Italia da una costante guerra legata alla toponomastica: in Spagna la legge sulla memoria, di stampo antifranchista, è diventata un grimaldello per oltraggiare la memoria nazionale di una parte di novecento iberico. Da qui l’accusa di Abiscal: “La Transizione spagnola è stata esemplare: gli uni e gli altri decisero di guardare al futuro senza i rancori del passato. La sinistra ora vuole che i nostri figli si combattano là dove i loro nonni si erano riappacificati”. La legge sulla memoria, dunque, “attenta alla libertà di tutti. E’ una legge contraria alla convivenza degli spagnoli. Punta a dividerli in fazioni, a metterli di nuovo gli uni contro gli altri. E il Psoe ha dimostrato che questa legge è la base per liquidare progressivamente il sistema costituzionale”.
Oltre il novecento
Abiscal supera la domanda su un supposto revanscismo filofranchista e invita a considerare la pacificazione un caposaldo della coesione nazionale: “In Vox non diamo giudizi storici. Non chiediamo a nessuno cosa pensa della storia. La storia spetta agli storici. Tutti abbiamo nonni di una fazione o di un’altra. Il partito socialista sta mancando di rispetto alla loro memoria, ridicolizzando la pace e la riconciliazione, che i nostri nonni avevano raggiunto, e convertendole in una discordia rinnovata. Il tutto a puro scopo elettorale”.
Una riflessione così pacata indica nel tema della pacificazione nazionale una delle priorità per le destre patriottiche, un filo rosso per tutti i partiti patriottici europei, affinché si possa sgombrare il campo dagli odi del novecento, per affrontare il nodo della difesa dei cardini sociali della civiltà europea, a partire dalla rigenerazione del welfare state.
Il problema é fondamentalmente uno, a mio modesto parere: per chi è di sinistra l’appartenenza ideologica o partitica viene prima di quella nazionale. Ecco perché qualsiasi proposito (lodevole) di riconciliazione nazionale, viene sempre abortito. Qua in Italia poi è complicato ancor più che in Spagna, anche perché la guerra civile fu “vinta” dai partigiani, che in prevalenza erano legati al PCI, il cui “patriottismo” antifascista altro non nascondeva che l’intenzione criminale di consegnare l’Italia sotto l’influenza URSS. Ma a distanza di oltre 70 anni, la situazione non è cambiata, si negano i crimini commessi dai partigiani o le foibe, mentre invece nessuno dall’altra parte, osa negare i crimini commessi dai nazisti, com’è giusto che sia. Che poi, se pensiamo alle stragi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema o le Fosse Ardeatine, i responsabili furono i nazisti, ma a causarle furono i partigiani con le loro azioni di guerriglia. Un modo simbolico per raggiungere la pacificazione nazionale sarebbe l’abolizione del 25 aprile come festa nazionale, che di nazionale non ha nulla, visto che ogni anno divide gli italiani e avviene il derby tra “fascisti” e “antifascisti”, categorie che ormai non esistono più dato che il Fascismo è caduto nel 1943 ed è morto nel 1945.
da tempo sostengo l’abolizione della “festa” del 25 aprile, divisiva, anacronistica, ingiusta, come scrive Massim Fini “un eccesso di riverenza verso il passato”. Ci sarà mai un governo che abbia questo coraggio?
Quando vincono i “reazionari” la pacificazione c’è, vedi Spagna, quando vincono i “progressisti” la pacificazione non c’è, vedi Italia, poi istituiscono le commissioni contro l’odio… Comunque Vox mi piace molto: pragmatismo senza oscillazioni ideali. (È incredibile l’avanzata di Vox in Spagna e di Alternative in Germania, è impressionante la velocità con cui hanno moltiplicato i consensi).